SCIACK! IL DITO NELL’OCCHIO AL CINEMA. “The Post” di Steven Spielberg (2017)
di Roberto Bolzan
Film patinato. L’establishment in prima pagina ed i valori americani che sono il primo emendamento, la stampa libera e Meryl Streep.
Film di retorica bolsa e svogliata, antica, di linotype, rotative e carte appallottolate nel cestino. Film girato con urgenza, per non perdere il momento, ma senza il tempo di farne una storia, con la testa altrove. Noblesse oblige, a volte tocca fare qualcosa per mantenere la posizione nella buona società; chiaro che a questo livello ci si può permettere di dare il minimo sindacale.
Non mancano i suggerimenti, nel filone “è la stampa bellezza, e tu non ci puoi fare nulla”: le suole consumate in primo piano, le pagine umidicce d’inchiostro, i pacchi caricati sui camion in piena notte, la verità spiegazzata dal giornalaio di prima mattina, il presidente assediato nella sua casa bianca. Quinto potere, Prima pagina, L’asso nella manica, The conspirator, L’ultima minaccia, per finire con Tutti gli uomini del presidente, esplicitamente richiamato nelle ultime sequenze con le quali si evoca il Watergate. E’ bastato prenderli, assemblarli, unire quanto basta di dialoghi che spieghino passo per passo quel che accade ed ecco fatto e scodellato quel che serve al pubblico bisognoso di didascalie.
Ah, ovvio, luci, scenografia, fotografia e attori istituzionali, al massimo livello. Ci mancherebbe.
E comunque il filone nostalgia funziona sempre.