SCIACK! IL DITO NELL’OCCHIO AL CINEMA. “La battaglia di Hacksaw Ridge” di Mel Gibson (2016)

di Roberto Bolzan 

I mean, if it walks like a duck, quacks like a duck... Abbiamo sempre la stella polare del poeta James W. Riley che, grazie a questa frase, andrebbe iscritto nell’albo dei massimi filosofi. Il test dell’anatra: quando vedo un uccello che cammina come un’anatra e nuota come un’anatra e starnazza come un’anatra, chiamo quell’uccello “anatra” .
Con questo fermo principio gnoseologico siamo andati a vedere l’ultima opera di Mel Gibson e, con in mente il detto pane al pane e vino al vino, ve ne parleremo con franchezza.

La trama, innanzitutto. 1942, il giovane Desmond Doss (Andrew Garfield), obiettore di coscienza per motivi religiosi e figlio di un veterano della prima guerra mondiale, decide di arruolarsi per servire il proprio paese. Dopo un addestramento duro e a tratti umiliante, viene ufficialmente designato come soccorritore nella cruenta battaglia di Okinawa. Senza mai imbracciare un’arma, Doss dimostrerà a tutti di essere un grandissimo eroe salvando la vita a 75 uomini e diventando il primo obiettore insignito della medaglia d’onore del congresso, la più alta onorificenza militare americana. (altro…)

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SCIACK! IL DITO NELL’OCCHIO AL CINEMA. “La patata bollente” (1979) di Steno

di Roberto Bolzan

Questi tempi sboccati sono particolarmente adatti a rivedere questi vecchi film, che hanno il pregio di essere diretti e lineari, di linguaggio libero e aperto.

Bernardo Mambelli (Renato Pozzetto), soprannominato il Gandi, lavora come operaio in una azienda milanese che produce vernici.
Bernardo ha da sempre la passione per il pugilato ed è un sindacalista militante nel PCI. Una sera Bernardo soccorre Claudio (Massimo Ranieri) dal pestaggio di alcuni fascisti e lo porta a casa sua per curarlo. Quando si accorge che Claudio è gay, il Gandi decide di nascondere la cosa alla sua fidanzata Maria (Edwige Fenech) e si preoccupa di non farla scoprire alla portinaia pettegola.
Claudio guarisce e torna alla sua vita di sempre ma i fascisti danno fuoco alla libreria in cui lavora e vive.
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SCIACK! IL DITO NELL’OCCHIO AL CINEMA. “World war z” – di Marc Forster (2013)

Cult movie fin dalla nascita, a partire dalla sceneggiatura presa dai diritti del romanzo di Max Brooks (figlio di Mel Brooks), la guerra mondiale degli zombie è costato cifre stratosferiche per produrre un film che si sarebbe potuto girare con pochi soldi. Ma tant’è!
I 250 milioni di dollari hanno consentito di girare esplosioni e incidenti aerei ma il piacere sta nella storia e nei suoi risvolti geopolitici. (altro…)

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SCIACK! IL DITO NELL’OCCHIO AL CINEMA. “I magnifici sette” di Antoine Foquas (2016)

Di ritorno da un viaggio il menù del volo non dava molta scelta e quindi abbiamo visto questo, che appartiene ad un genere che ci piace molto.

Il western è un genere di scelte morali e rappresenta da sempre il fondamento etico del cinema americano. I cowboy si confrontano con i criminali e si contrappongono a sindaci spietati o comunità pavide, sono gli unici con la schiena dritta e tengono alta la bandiera della moralità in un mondo in cui è troppo conveniente ammainarla. Cosa c’è di meglio?
Per di più il regista dichiara di aver iniziato a fare il regista dopo aver visto I sette samurai, e in un’altra intervista dichiara Il buono, il brutto e il cattivo come il suo film preferito. Kurosawa e Leone, caspita! ci siamo detti, andiamo a vedere il frutto di tanta applicazione. (altro…)

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SCIACK! IL DITO NELL’OCCHIO AL CINEMA. “The Founder” di John Lee Hancock (2016)

Ci piacciono sempre i film che narrano del capitalismo e delle vite di uomini che si sono fatti largo nella vita. Non ci siamo persi quindi la storia del proprietario di McDonald, colui che l’ha fatta diventare la prima catena di ristoranti del mondo.

Siamo negli Stati Uniti, nei magici anni ’50, con i drive-in, le automobili pastello e le donne con le gonne. Ray Kroc, venditore senza successo di frullatori per ristoranti, si imbatte nei fratelli Mac e Dick McDonald che hanno avviato un chiosco innovativo di hamburger a San Bernardino.
Il metodo di produzione si potrebbe dire fordiano ed è studiato con la massima cura per preparare un pasto caldo in 30 secondi, cosa graditissima al pubblico che, infatti, si affolla davanti al locale in lunghe file. (altro…)

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SCIACK! IL DITO NELL’OCCHIO AL CINEMA. “Perfetti sconosciuti” di Paolo Genovese (2016)

noi-perfetti-sconosciutidi Roberto Bolzan

 

Un thriller. Uno dei film più tesi e drammatici che si siano visti negli ultimi tempi.

Credetemi.

23 settembre 2015. Eclissi di luna. Eva e Rocco invitano a cena a casa i loro amici: Cosimo e Bianca, Lele e Carlotta, e Peppe. I padroni di casa sono ormai da tempo in crisi, situazione cui contribuisce anche il rapporto conflittuale con la figlia adolescente, la seconda coppia è invece formata da novelli sposi, i terzi hanno anche loro i propri problemi, mentre l’ultimo, dopo il divorzio, non riesce a trovare né un lavoro né una compagna stabile.
Durante la cena Eva propone a tutti di mettere sul tavolo il proprio cellulare e di rivelare ai presenti il contenuto di tutte le comunicazioni che riceveranno nel corso della serata.  Si dice convinta che tante coppie si lascerebbero se ogni rispettivo partner controllasse il contenuto del cellulare dell’altro. Anche se con qualche tentennamento tutti accettano, ma quello che doveva essere un gioco si trasforma ben presto nell’occasione per rivelare tutti i segreti dei commensali.
Si scopre così che ….

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SCIACK! IL DITO NELL’OCCHIO AL CINEMA. “Captain Fantastic” di Matt Ross (2016)

di Roberto Bolzancaptain-fantastic

“Stay hungry, stay foolish” diceva, ormai dieci anni fa, Steve Jobs, dimenticandosi di darci il manuale di istruzioni con tutti gli equivoci che ne conseguono.

Ben Cash vive con i figli nei boschi della costa nord occidentale degli USA. Lontano da ogni forma di civiltà, la famiglia vive cacciando, coltivando e di piccolo artigianato che scambia con un negoziante della cittadina più vicina.
Ben cerca di crescere i suoi figli preparandoli fisicamente e intellettualmente alle difficoltà della vita mediante una connessione primordiale con la natura.
I Cash festeggiano il compleanno di Noam Chamsky invece del Natale perché preferiscono ricordare una figura reale che ha fatto tanto per la cultura piuttosto che un personaggio di fantasia.
Il risultato è. tra l’altro, che i figli possono discutere gli emendamenti della Costituzione americana mentre i loro cugini, coetanei, sanno a malapena della sua esistenza.

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SCIACK! IL DITO NELL’OCCHIO AL CINEMA. “Il segreto dei suoi occhi” di Juan José Campanella (2009)

di Roberto Bolzanstasera-in-tv-il-segreto-dei-suoi-occhi-su-rai-3-7-620x350

Non dispiacerà, in questo posto frequentato da liberali, richiamare Jorge Luis Borges, argentino di Buenos Aires, eppure inglese di formazione e legato da amore speciale per la letteratura americana. C’è un rapporto speciale tra quella città e l’America anglosassone e noi, che pur non ci siamo mai stati, lo vediamo in tante cose.
E quando troviamo fortunosamente, perché un amico ce lo presta, un film che ci rimanda alla scuola hard-boiled, intimamente hard-boled al di là presumibilmente delle sue intenzioni, non uno scimmiottantamento superficiale intendo, allora godiamo come ricci.
Non è posto qui per parlare  di letteratura: ma leggete i romanzi di Spillane e capite cosa intendo: c’è più liberalismo in Mike Hammer che in tutta la produzione di Luigi Einaudi.

La storia: Giugno 1974. Una bella ragazza uccisa brutalmente nella sua camera da letto. Benjamin Esposito (Ricardo Darín) aveva indagato insieme al suo assistente alcolizzato Pablo Sandoval (Guillermo Francella), e l’affascinante e bella cancelliere Irene Menendez-Hastings (Soledad Villamil) per venirne finalmente a capo, individuando rocambolescamente Isidoro Gómez (Javier Godino).
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SCIACK! IL DITO NELL’OCCHIO AL CINEMA. “La morte corre sul fiume” di Charles Laughton (1956)

di Roberto Bolzanthe-night-of-the-hunter

Love e Hate due parole, tatuate lettera per lettera, sulle dita della mano destra e della mano sinistra. Un cappello a falda larga. Una lunga ombra sui muri. La faccia di Robert Mitchum. Ecco Harry Powell, il predicatore assassino vestito di nero, uno dei personaggi più inquietanti che possiate incontrare.
Una canzone angosciante ed ipnotica, il fiume ed il biblico salvataggio di Mosè nella cesta, una fotografia in bianco e nero che violenta ogni convenzione, la profondità di campo a rendere fisico l’obiettivo e tangibile l’orrore.

Il film si svolge negli anni Trenta, lungo l’Ohio (Virginia occidentale).
Ben Harper è condannato a morte per aver preso parte ad una rapina che ha provocato l’uccisione di due uomini. Prima di essere catturato, però, riesce a nascondere il bottino e ne rivela la posizione solo ai due figli, John e Pearl, di dieci e cinque anni. In prigione Harper divide la cella con Harry Powell. Questi tenta di estorcere ad Harper il nascondiglio del bottino, ma l’unico indizio che riesce ad ottenere è una citazione della Bibbia che Harper mormora nel sonno: e un bambino li condurrà.
Uscito di prigione Powell corteggia e sposa Willa, la vedova di Harper. Attraverso sottili intimidazioni e lusinghe cerca di indurre i bambini a rivelare dove si trova il denaro, ma questi diffidano di lui e non aprono bocca. Quando Willa smaschera il piano di Powell, questi la uccide e la getta nel fiume.
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SCIACK! IL DITO NELL’OCCHIO AL CINEMA. “Sully” di Clint Eastwood (2016)

di Roberto Bolzansully

“Il 15 gennaio del 2009, più di 1.200 membri delle squadre di primo intervento e 7 traghetti che trasportano 130 pendolari, hanno tratto in salvo i passeggeri e l’equipaggio del volo 1549. New York ha messo in campo il suo meglio. In soli 24 minuti”

Patriottismo asciutto ed una storia lineare. Questo dicembre ci regala molte occasioni per andare al cinema, evitandoci quindi la visione dei cinepanettoni, che sono d’altra parte scaduti di qualità. Non possiamo che rallegrarcene.

Nel 2009 un volo di linea appena decollato viene colpito da uno stormo di uccelli che provoca l’avaria di entrambi i motori. Il capitano Chesley “Sully” Sullenberger, pilota con un’esperienza di quarant’anni, decide di scendere sull’Hudson, tra i grattacieli di Manhattan, portando in salvo tutti i 155 passeggeri a bordo e gli assistenti di volo. Subito navi, traghetti, elicotteri e mezzi di soccorso recuperano tutte le persone e consentono il miracolo: nessuna vittima. Ultimo a uscire dall’aereo che stava iniziando ad affondare, Sullenberger viene subito salutato come un eroe.

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