SCIACK! IL DITO NELL’OCCHIO AL CINEMA. “The Post” di Steven Spielberg (2017)

di Roberto Bolzan

Film patinato. L’establishment in prima pagina ed i valori americani che sono il primo emendamento, la stampa libera e Meryl Streep.

Film di retorica bolsa e svogliata, antica, di linotype, rotative e carte appallottolate nel cestino. Film girato con urgenza, per non perdere il momento, ma senza il tempo di farne una storia, con la testa altrove. Noblesse oblige, a volte tocca fare qualcosa per mantenere la posizione nella buona società; chiaro che a questo livello ci si può permettere di dare il minimo sindacale.

Non mancano i suggerimenti, nel filone “è la stampa bellezza, e tu non ci puoi fare nulla”: le suole consumate in primo piano, le pagine umidicce d’inchiostro, i pacchi caricati sui camion in piena notte, la verità spiegazzata dal giornalaio di prima mattina, il presidente assediato nella sua casa bianca. Quinto potere, Prima pagina, L’asso nella manica, The conspirator, L’ultima minaccia, per finire con Tutti gli uomini del presidente, esplicitamente richiamato nelle ultime sequenze con le quali si evoca il Watergate. E’ bastato prenderli, assemblarli, unire quanto basta di dialoghi che spieghino passo per passo quel che accade ed ecco fatto e scodellato quel che serve al pubblico bisognoso di didascalie.
Ah, ovvio, luci, scenografia, fotografia e attori istituzionali, al massimo livello. Ci mancherebbe.
E comunque il filone nostalgia funziona sempre.

Ma andiamo per ordine, per quanto è possibile:
Anno 1971. Convinto che la guerra in Vietnam costituisca una sciagura per la democrazia, Daniel Ellsberg, economista e uomo del Pentagono, divulga 7000 pagine segrete che dettagliano l’implicazione militare e politica degli Stati Uniti nella guerra del Vietnam e le menzogne di tre presidenti. Il New York Times rivela l’affare ma viene impedito a proseguire la pubblicazione da un’ingiunzione della corte suprema. Il Washington Post rilancia grazie al coraggio del suo editore, Katharine Graham (Meryl Streep), e del suo direttore, Ben Bradlee (Tom Hanks).
Prima donna al timone di un prestigioso giornale, Katharine decide di pubblicare lo scandalo a rischio della sua azienda, della prigione e della carriera dei suoi redattori, assestando il primo duro colpo all’amministrazione Nixon.

Abbiamo già visto questo Spielberg svogliato all’opera, con Amistad, per esempio. La storia americana non gli piace, o forse non gli piace il racconto a tesi, non si sa.

Avevamo detto della retorica bolsa. La retorica presidenziale, anche francese, può essere fastidiosa ma almeno è chiara. Ci possiamo difendere e comunque fa parte della vita. La retorica occulta, le frasi ad effetto, le immagini subliminali sono mille volte peggiori, ti assalgono nel profondo e magari trovi gradevoli anche le peggiori nefandezze.
In questo film ci sono almeno due o tre momenti veramente terribili: il primo quando l’assistente del procuratore (nera, ovvio) le confida di avere il fratello in Vietnam e la incita a andare avanti (mezzuccio gratuito, indegno di cotanto regista); il secondo quando la signora Graham scende tra il popolo, tra due ali di donne (logico) a ricevere l’omaggio della plebe e poi tra i suoi operai tra il grasso ed il rumore delle rotative; il terzo con il presidente Trum… Nixon che, ripreso di spalle, grida con voce stridula che mai il Post avrà più accesso alla Casa bianca.
Incredibili e ridicole le scene nelle quali vengono rievocati i presidenti ma alcuni sono buoni (Kennedy, Johnson, anche perché sodali e famigli della Graham) mentre Nixon, lui è spietato!
Mezzucci, alla fine, come si può ben capire, di fronte ai quali Bowling a Columbine (Michael Moore) risulta onesto e trasparente. Noi, effettivamente, lo preferiamo, non solo perché sappiamo con chi abbiamo a che fare ma anche perché è più divertente. Qui siamo oltre: Spielberg sa bene con che pubblico ha a che fare e non si spreca a convincere i già convinti. Minimo sindacale.

Riassumo: andateci ben svegli perché tenta l’abbiocco; al netto della retorica è un film didattico e didascalico (meglio Discovery channel); se detestate Trump non avete bisogno di vederlo, se lo amate sarà detestabile, se siete persone raziocinanti lo troverete irritante.

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