L’Homme Machine
Pensiero umano e intelligenza artificiale. Oggi non sono più intelligenti di noi, ma presto lo diventeranno • Le nuove frontiere dell’intelligenza artificiale • Rischi, responsabilità e codici etici • L’ir/riducibilità…
Pensiero umano e intelligenza artificiale. Oggi non sono più intelligenti di noi, ma presto lo diventeranno • Le nuove frontiere dell’intelligenza artificiale • Rischi, responsabilità e codici etici • L’ir/riducibilità…
C'abbiamo ripreso gusto e ancora proponiamo un tema di attualità. Il 22 aprile prossimo, alle ore 17.30, nella Casa dell'Angelo in via San Mamolo 24, Alberto Forchielli presenterà, con gli autori,…
Ci siamo lasciati nel ricordo di un evento che avrebbe cambiato il mondo per come l'avevamo sempre conosciuto, il crollo del muro di Berlino, e ci ritroviamo, dopo una lunga…
Dull'Isola delle Rose esiste un film documentario del 2009, ancora vivente l'anziano ingegner Giorgio Rosa, che si racconta alla fine. Ma andiamo subito al minuto 17, ove si spiegano le…
Già il titolo non rispecchia la storia. Che è la storia meravigliosa e straordinaria di una nazione indipendente nata per caso (o per necessità) al largo di Rimini. Incredibile, non…
Approfittando di una pausa nell'epidemia escono i film nelle sale, da vedere finalmente senza vicini molesti che mangiano patatine per tutta la proiezione. Belli larghi, che meraviglia! Tenet è tecnicamente…
Non aspettatevi la critica sociale e un film sul capitalismo affamatore dei poveri. Non la lotta di classe.
I poveri ci sono e vivono nel sottosuolo, una grande finestra sul vicolo dove gli ubriachi vengono a pisciare, gli scarafaggi come ospiti fissi e la pioggia che trabocca e invade l’appartamento con un’onda nera insieme agli scarichi che scoppiano.
Anche i ricchi ci sono e vivono in alto sulla collina, in una casa d’autore dalla linee perfette, un’ampia vetrata sul parco bellissimo e tanto benessere e comfort.
Un albero inizia il film e un altro lo chiude.
Non siamo abbastanza esperti per sapere se si tratti del susino della poesia
Un giorno di settembre, il mese azzurro, tranquillo sotto un giovane susino io tenni l’amor mio pallido e quieto tra le mie braccia come un dolce sogno.
quel Ricordo di Maria A., la poesia forse più bella del secolo scorso, quella che in ogni caso suggella il ‘900.
Un susino all’inizio e uno alla fine e in mezzo uno sterminato esercizio di stile. (altro…)
A volte amiamo le cose di persone le cui idee troviamo disgustose.
E’ il caso di George Romero, anticapitalismo rigido e intollerante, anticonsumista, autore di sceneggiate sgradevolissime quando ci siano capitalisti o presunti tali nelle vicinanze, geniale inventore dei film di zombie e dei film di contagio, indimenticabile.
Il genio è inclassificabile e si esprime a prescindere dalla fibra morale delle persone, dalla disponibilità di mezzi e da qualunque altra condizione. Sta eventualmente a noi riconoscerlo.
Il film ha avuto poca diffusione per scarsità di mezzi ma è, nonostante questo, un pezzo superbo di cinema. Già l’inizio è fulminante, perché siamo buttati dentro avvenimenti terrificanti: un uomo brucia la casa dopo aver sterminato la famiglia. (altro…)
L’avvocato, tipo Philip Marlowe, ha i piedi sulla scrivania e pare saperla lunga sulla vita. E ha la segretaria nella stanza accanto dell’ufficietto da squattrinato.
Qui, dobbiamo dire, abbiamo avuto un mancamento e abbiamo dubitato di Clint. Ci vedevamo già le scene successive con la tv accesa a mostrare film in bianco e nero per il piacere dei cinefili. Ma, fortunatamente, non abbiamo a che fare con un Quentin Tarantino qualsiasi
Pochi titoli giornalistici sono rimasti nella storia come il “J’accuse…!” di Emile Zola, pubblicato sulle pagine de L’Aurore il 13 gennaio 1898.
Bene ha fatto Polanski a usare lo stesso tutolo per il film che racconta, da una prospettiva originale, l’affare Dreyfus e lo scandalo che divise la Francia alla fine del XIX secolo.
Dati i precedenti film dello Zalone e visto il provino la moglie fedele compagna di questa rubrica si è defilata. Detestando di andare al cinema da solo ho dovuto quindi pietire la compagnia di un amico. Ma ci vergognavamo di farci riconoscere nei cinema cittadini a vedere l’ovvietà, quindi siamo andati in periferia. Pensavamo, furbi, di trovare anche il popolo vero, quello africano protagonista del film. Invano, però, perché nemmeno al cinema “Emiro” di Rubiera, a dispetto del nome, è dato di vedere degli africani, tantomeno musulmani.
Però alla fine il Cinema Mandrioli di Ca’ dei Fabbri, quello della foto, ci ha persuasi, parendoci popolare a sufficienza.