di Roberto Bolzan
Di questi giorni ci viene continuamente alla mente questo film, visto in giovane età e mai ricordato finora.
Il film è ambientato nel 1963 in un non specificato paese dell’Europa mediterranea retto formalmente da una monarchia ma in cui in realtà i militari già influenzano pesantemente la vita politica. Sebbene nel film non vengano date indicazioni evidenti ma solo qualche indizio (per esempio un cartello pubblicitario Olympic e alcune scritte con caratteri non latini) si tratta chiaramente della Grecia. Un giovane magistrato che sta indagando sulla morte di un deputato pacifista scopre una cospirazione ordita dalla polizia. Pur essendo egli stesso figlio di un poliziotto, conduce una rigorosa inchiesta che lo porta a indiziare per l’omicidio alti ufficiali della polizia. Lo scandalo che ne segue porta alla caduta del governo conservatore in carica. Dopo alcuni anni, nel 1967, un colpo di Stato, detto “dei colonnelli”, instaura nel paese una feroce dittatura di destra che sopprime le libertà democratiche.
Girato con una certa capacitò e con ottimi attori come Jean-Louis Trintignant ed una buona colonna sonora (Mikis Theodorakis), il film risente di un’iconografia di stampo socialista, che lo rende indigesto ed invedibile, in più è didascalico in modo insopportabile, però ha un finale geniale. Al momento dei titoli di coda una voce fuori campo recita una frase diventata celebre; “….contemporaneamente i militari hanno proibito i capelli lunghi, le minigonne, Sofocle, Tolstoi, Mark Twain, Euripide, spezzare i bicchieri alla russa, Aragon, Trotsky, scioperare, la libertà sindacale, Lurcat, Eschilo, Aristofane, Ionesco, Sartre, i Beatles, Albee, Pinter, dire che Socrate era omosessuale, l’ordine degli avvocati, imparare il russo, imparare il bulgaro, la libertà di stampa, l’enciclopedia internazionale, la sociologia, Beckett, Dostojevskij, Cechov, Gorki e tutti i russi, il ‘chi è?’, la musica moderna, la musica popolare, la matematica moderna, i movimenti della pace, e la lettera ‘Z’ che vuol dire ‘È vivo’ in greco antico.”
Ecco, questo ci colpisce, che di nuovo oggi in Europa lo stato sia così stupidamente ottuso da vietare, come fa la Spagna, il colore giallo perché rappresenta la libertà della Catalogna. Oggi come ieri, pare non sia cambiato nulla.
Con la stessa ottusità pretende di occuparsi di economia, di lavoro, di morale e di tutto. Siamo noi che glielo lasciamo fare, ma non sarà per sempre.