di Roberto Bolzan
“Il mondo dei film di Natale è un mondo più bello, la parolaccia non è tesa mai a offendere e la leggerezza vince sempre su tutto. Non è un’esperienza riproducibile oggi, che il linguaggio permette meno libertà. Sono film di una scorrettezza meravigliosa, tutto era più leggero e lo era anche il pubblico. Oggi i miei colleghi hanno paura dei commenti su Facebook.”
Basterebbero queste parole di Ruffini per farci alzare le orecchie, se non fosse che siamo già geneticamente disposti al genere. Non siamo andati a vedere il film perché, confesso, ci vergogniamo e quindi aspettiamo che esca su Sky, dove nessuno ci vede. E poi li abbiamo già visti, tutti, per fortuna.
Il grande merito dei 35 anni di cinepanettone è di averci salvato dai film d’animazione di Natale, politicamente corretti ed insopportabilmente tutti uguali. Chi, come noi, li ha visti fin dall’inizio, sa che i cinepanettoni sono invece tutti diversi e che ciascuno racconta un istante di una storia che nessun altro ha raccontato. Non in questo modo, almeno. Provare per credere, come diceva un indimenticabile.
Nel primo, 1983, Boldi e Calà fanno un balzo indietro per fare risaltare la battuta di De Sica: venivano dal teatro e dall’avanspettacolo e si vedeva. Queste ingenuità spariranno ben presto per lasciare spazio a produzioni mature e professionali quali il cinema italiano mai ha visto negli ultimi 40 anni: niente attori che bisbigliano, niente Giovanne Mezzogiorno, niente roba “che fa riflettere”: i fratelli Vanzina imparano in fretta e sfornano roba scellerata ma solida, impermeabile alla critica colta ed allo spettatore pensoso.
Ben presto organizzano un’industria che ha tenuto in piedi il nostro cinema ed ha sfornato attori capaci di fare il loro mestiere. Oggi possiamo vedere che attore straordinario è Christian De Sica, capace di cantare, ballare e suonare, a differenza dei tanti imbarazzanti interpreti intensi del nostro cinema. Quelli di Pieraccioni e di Rocco Papaleo, per dire. Ma non solo De Sica, perché non vogliamo fare torto a tutti gli altri. Massimo Boldi (“nudo è come Gatto Silvestro”, dice Ruffini, consegnandolo alla leggenda), Vogliamo ringraziare anche Massimo Ghini, Diego Abatantuono, Claudio Amendola, Jerry Calà, Nino Frassica, Ezio Greggio, Andrea Roncato, Guido Nicheli, Nadia Rinaldi, Anna Maria Barbera, Nancy Brilli, Elisabetta Canalis, Paolo Conticini, Fabio De Luigi, Sabrina Ferilli, i Fichi d’India, Michelle Hunziker, Biagio Izzo, Paolo Ruffini, Vincenzo Salemme, Enzo Salvi e Alessandro Siani nonché Cindy Crawford, Danny DeVito, Carmen Electra, Daryl Hannah, Dean Jones, Ronn Moss, Leslie Nielsen, Luke Perry e Megan Gale. Gente indimenticabile, anche Sabrina Ferilli, credetemi.
Alla fine i cinepanettoni hanno resistito alla pressione dell'”evento culturale” che spinge al “consumo critico” e propongono, senza spiegarli, tette, culi, rutti liberi, cacca e peti, alla larga dai registi impegnati, dai contributi statali ed anche dai Checco Zalone che si occupano di riempire di contenuti il nostro cinema, quando hanno tempo.