SCIACK! IL DITO NELL’OCCHIO AL CINEMA. “La morte corre sul fiume” di Charles Laughton (1956)
di Roberto Bolzan
Love e Hate due parole, tatuate lettera per lettera, sulle dita della mano destra e della mano sinistra. Un cappello a falda larga. Una lunga ombra sui muri. La faccia di Robert Mitchum. Ecco Harry Powell, il predicatore assassino vestito di nero, uno dei personaggi più inquietanti che possiate incontrare.
Una canzone angosciante ed ipnotica, il fiume ed il biblico salvataggio di Mosè nella cesta, una fotografia in bianco e nero che violenta ogni convenzione, la profondità di campo a rendere fisico l’obiettivo e tangibile l’orrore.
Il film si svolge negli anni Trenta, lungo l’Ohio (Virginia occidentale).
Ben Harper è condannato a morte per aver preso parte ad una rapina che ha provocato l’uccisione di due uomini. Prima di essere catturato, però, riesce a nascondere il bottino e ne rivela la posizione solo ai due figli, John e Pearl, di dieci e cinque anni. In prigione Harper divide la cella con Harry Powell. Questi tenta di estorcere ad Harper il nascondiglio del bottino, ma l’unico indizio che riesce ad ottenere è una citazione della Bibbia che Harper mormora nel sonno: e un bambino li condurrà.
Uscito di prigione Powell corteggia e sposa Willa, la vedova di Harper. Attraverso sottili intimidazioni e lusinghe cerca di indurre i bambini a rivelare dove si trova il denaro, ma questi diffidano di lui e non aprono bocca. Quando Willa smaschera il piano di Powell, questi la uccide e la getta nel fiume.
(altro…)


di Roberto Bolzan






