di Roberto Bolzan
Ci capita di tanto in tanto di vedere dei film sovversivi e, da quando siamo titolari di questa rubrica, dedichiamo una cura particolare a quelli che non si può non avere visto.
Diamo un’occhiata quindi a questo mito.
Derivata dall’omonimo fumetto (grafic novel in italiano moderno) del 1988, V per Vendetta ha ottenuto un successo mondiale nel 2005, quando la maschera di Guy Fawkes (il ribelle impiccato per la fallita congiura delle polveri del 1605) è diventata nell’immaginario comune simbolo della rivoluzione.
V per Vendetta è stato visto da molti gruppi politici come un’allegoria dell’oppressione da parte dei governi: libertari e anarchici hanno utilizzato la maschera di V per promuovere le loro convinzioni. Per ultimo, Anonymous, che dal 2008 utilizza il volto di Guy Fawkes come simbolo identificativo.
La storia è ambientata a Londra, in un futuro alternativo in cui il potere è nelle mani di un governo totalitario. In quest’ambiente si muove il protagonista, V, un enigmatico personaggio mascherato in cui il desiderio di libertà si fonde con uno spiccato spirito anarchico: carismatico e spietato, straordinariamente esperto nell’arte del combattimento e dell’inganno, V provoca una serie di atti terroristici cercando di esortare i suoi concittadini a ribellarsi alla tirannia e all’oppressione. In questa sua lotta solitaria trova una inaspettata alleata, Evey Hammond, una ragazza salvata dalle grinfie della polizia segreta, e la sottoporrà ad un durissimo percorso di formazione.
Insieme lotteranno contro un regime che perseguita stranieri, omosessuali e oppositori.
Alla fine il cancelliere viene ucciso e il popolo si ribella e, indossando la maschera bianca, si porta in massa al parlamento che nel frattempo viene fatto esplodere.
Non basta un buon pensiero a rendere una pellicola meritevole ed è facile detestare questo film, che ha indotto masse di eterni ragazzini ad eleggerlo campione della cinematografia ribelle.
La storia è bidimensionale, i buoni sono concentrati e soavi anche quando ammazzano poliziotti a mani nude, i cattivi sono spettinati e sudati, il potere è stupido e l’oppressione totale. L’immaginario nazista si spreca, tra croci nere su sfondo rosso e piazze piene di militari in marcia. Nemmeno Orwell è assente e quindi schermi dappertutto ed altoparlanti a ricordare alla gente cosa pensare.
I fratelli Wachowski, sceneggiatori, dopo Matrix non ne hanno beccata una. Il film ci presenta fessamente una distopia datata nella quale il potere opprime omosessuali, donne, negri e minoranze di tutti i tipi. Come spesso succede con le opere di scarso intelletto, la realtà supera abbondantemente la fantasia ed il potere della neolingua si esercita in modi ben più sottili, che sarebbe bello vedere narrati davvero, nei quali sono sorprendentemente le maggioranze ad essere discriminate e le minoranze organizzate a tutela di diritti sempre più invadenti. Ma per narrare la realtà bisogna saperla vedere con occhi aperti e mettere accanto le ideologie.
In tutto questo borioso idealismo non mancano le frasi memorabili che gli eterni ragazzi possono citare per farsi belli in attesa di una rivoluzione che non ci sarà.