Nei giorni scorsi ci siamo rivisti questo film, rimanendone incantati.
L’ultimo samurai, ambientato alla fine del 1800, racconta la storia di Nathan Algren, capitano del 7° cavalleggeri, un uomo alla deriva: dopo la Guerra Civile americana, gli orrori dello sterminio dei pellerossa, infatti, lo perseguitano e lui trova rifugio solo nell’alcool.
Assoldato per addestrare un esercito di leva in Giappone, con cui i consiglieri dell’imperatore intendono distruggere i samurai per aver mano libera nei loro loschi traffici commerciali con gli Stati Uniti, Nathan entra in contatto con Katsumoto, ultimo erede di una dinastia di guerrieri, e resta affascinato dalla sua filosofia, tanto da abbracciarne la causa.
I samurai combattono per le tradizioni e per l’imperatore a cui sono fedeli fino alla morte e contro gli ideali occidentali del commercio e della tecnologia, voluta da politici e generali opportunisti. Katsumoto si incontra con l’imperatore Meiji ma questi è troppo debole per opporsi al volere dei politici. Katsumoto viene arrestato e come da tradizione gli spetta il suicidio rituale. Ma Algren e i samurai lo liberano e lo convincono a morire, non per suicidio, ma riguadagnando l’onore combattendo. Il finale è epico ed il riscatto dei samurai pieno, ma l’epoca è terminata e non c’è possibilità di ritorno.
Regia senza impennate e senza cadute, prevedibile e piana. L’enunciazione della morale si ferme un attimo prima di diventare stucchevole. Il film è molto curato e la rappresentazione di una cultura così lontana da noi e insieme così provocante lo tiene a galla per quasi due ore e mezza.
La storia è liberamente tratta dalla vita di Jules Brunet, capitano istruttore d’artiglieria inviato dall’imperatore in Giappone per insegnare ai samurai dello Shogun le più innovative tattiche militari e formarli all’uso di armi tecnologicamente più avanzate. E’ emozionante pensare a quest’uomo che abbraccia il Bushido (la via del guerriero) e combatte al fianco degli ultimi, veri, samurai.
La morale alla fine, per la nostra sensibilità, è una sola: abbiamo agito perché civiltà millenarie si aprissero agli scambi. Queste ora agiscono. Vorremmo mettere dei muri ma non è possibile.