di Roberto Bolzan
Borges considerava la grandezza di Edgar Allan Poe osservando che era dovuta interamente a lui la creazione del genere poliziesco. A pochi scrittori è dato questo riconoscimento, che dev’essere considerato come il più grande che possa toccare ad un artista: quello di creare dal nulla un genere nuovo.
Il cinema è un’arte giovane e all’inizio quasi ogni opera è capostipite di un filone narrativo; a pochi altri iniziatori, pur tuttavia, è toccata la gloria che ha toccato George Romero che, quasi per gioco, con un gruppo di amici e pochi soldi, nell’estate del 1968 ha dato vita alla saga degli zombie con La notte dei morti viventi.
La storia è un classico: una strada di campagna, una grigia domenica pomeriggio, un’automobile che arriva in un cimitero. Barbara e suo fratello Johnny sono in visita alla tomba del padre quando improvvisamente vengono attaccati da una strano uomo che si muove lentamente e in maniera impacciata, ma che agguanta Johnny e lo uccide. Barbara riesce invece a fuggire e giunge a una casa isolata, dove trova rifugio.
Dopo aver rinvenuto il cadavere in decomposizione della proprietaria e vedendo che il telefono è isolato, la ragazza trova finalmente una speranza con l’arrivo di Ben, che organizza una difesa dalle strane creature che nel frattempo hanno circondato la casa con l’aiuto di una coppia, Harry e Hellen, che esce improvvisamente dalla cantina, di un terzo uomo, Tom, che si trovava nascosto insieme a loro, alla sua fidanzata Judy e alla figlioletta della coppia, Karen, mortalmente ferita da uno degli strani esseri.
Dalla televisione il gruppetto viene a conoscenza del fatto che i morti sono tornati a camminare sulla Terra e che sono affamati di carne umana, mentre il governo sta organizzando dei centri di assistenza che tutti sono invitati a raggiungere. Così gli occupanti della casa decidono di compiere un estremo tentativo per fuggire, utilizzando il camioncino di Tom, che però è senza benzina. Il piano di fuga finisce in un disastro e i sopravvissuti iniziano a litigare tra loro. Karen uccide e divora il padre e uccide la madre terrorizzata da questa scoperta.
A un tratto viene a mancare la luce e gli zombi irrompono nella casa compiendo una carneficina, dalla quale si salva solo Ben, che riesce a rintanarsi in cantina. Al mattino arrivano i soccorsi e l’uomo esce dalla casa, solo per essere ucciso dalla squadra dello sceriffo che lo scambia per un morto vivente.
Se anche le atmosfere allucinate e le atrocità cannibalesche non suscitano più in noi, spettatori smaliziati, lo stesso angosciante crescendo di tensione dell’epoca, ci troviamo qui di fronte ad un’opera profondamente sovversiva, nella quale ogni valore che costituisce la comunità civile viene stravolto e allucinato. Nella società dei morti viventi il cannibalismo è norma di vita, anzi fonte di vita in una orrenda ed oscena comunione, e nessun tabù ha più presa su esseri privi di coscienza e ridotti ad una vita ancor meno che bestiale. In questo scenario ogni concetto etico ed estetico è dissolto. Siamo pienamente nel dominio dello splatter, la frontiera estrema della disintegrazione artistica e morale.
La grande intuizione di Romero è stata di ambientare questo disastro non in qualche isola dei Caraibi (già c’erano stati film di zombie legati a riti voodoo, per esempio) ma nella Pennsylvania rurale: è il cuore della nostra civiltà che è in guerra, non ci sono dubbi e una volta compiuto questo passo non c’è ritorno, non c’è più rassicurazione per le menti inquiete dell’occidente.
Antesignano di molti remake (tutti notevoli, tra l’altro) e di una serie di interpretazioni che giungono fino ai giorni nostri e ancora in futuro certamente, nel primo film sono stati fissati i canoni del genere, non manca nulla e poco è stato aggiunto in seguito, come appunto succede alle opere geniali che superano il tempo senza perdere nulla.
A rendercelo particolarmente caro ci sono anche, come abbiamo già detto, il budget limitato e la casualità della realizzazione (il genio quando si esprime vola sopra queste piccolezze) ed il fatto che, sia pure per un errore nel copyright, sia diventato di pubblico dominio: distribuito liberamente nel web è diventato uno dei film più scaricati in assoluto.