In questi giorni sono in esame al parlamento una serie di provvedimenti riguardanti i cosiddetti “temi etici”, il riconoscimento delle unioni civili per coppie omosessuali e la stepchild adoption. L’articolo che di Barbara Di ci propone oggi tratta proprio di questi temi e altri ne seguiranno. E’ lapalissiano, e solo per scrupolo lo dichiariamo, che quando si parla di questioni “etiche” ogni opinione non può che essere personale e quanto scritto rappresenta un punto di vista personale che non (e sarebbe imbarazzante se accadesse) essere attribuito alla nostra associazione nel suo complesso.
Le questioni, comunque la si pensi, che l’articolo pone esistono e non possono essere ignorate e Barbara ha il pregio indiscutibile di porgerle con chiarezza e senza ipocrisie.
di Barbara Di
“In caso di rischio di danno grave o irreversibile, l’assenza di una piena certezza scientifica non deve costituire un motivo per differire l’adozione di misure adeguate ed effettive, anche in rapporto ai costi, dirette a prevenire il degrado ambientale.”
Questo è il principio di precauzione espresso dalla Conferenza di Rio del 1992 per indurre gli Stati non solo a spendere miliardi, ma ad imporre spesso assurde misure restrittive per la tutela ambientale sulla base di teorie pseudo-scientifiche non supportate da alcuna certezza, ma dal solo ipotetico rischio che una qualsiasi attività umana possa essere un potenziale pericolo per l’ambiente. È molto più restrittivo del principio di prevenzione, che consente vincoli legali solo in caso di rischio scientificamente dimostrabile.
È in base al principio di precauzione che ci rovinano l’esistenza con le limitazioni all’emissione di CO2, non ostante nessuno studio scientifico serio abbia dimostrato che ci sia una correlazione con i cambiamenti climatici, anzi è semmai dimostrato il contrario. È sempre in base a questo principio che impediamo le coltivazioni OGM, per il solo motivo che ancora non è stato dimostrato che non siano un pericolo per la salute, malgrado non vi siano prove scientifiche che facciano male.
Ecco, ora mi chiedo come sia possibile che gli stessi presunti progressisti politicamente corretti, in realtà assolutamente conservatori in tema ambientale, non si preoccupino minimamente di applicare il principio di precauzione alla salute psicofisica dei bambini.
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