SCIACK! IL DITO NELL’OCCHIO AL CINEMA. “Marigold Hotel” di John Madden (2012)

di Roberto Bolzan

Bella l’India, una cartolina di cui innamorarsi: Shanti, amica mia, ti ho pensata: ma è proprio così? Boh, l’unica cosa è andare a vedere di persona.

Bene. L’unico uomo vero nel film è gay e quesa scelta ideologica (e scontata assai) autorizza la chiave di lettura che segue, una delle varie possibili di un filmetto non male. Il primo, perché il sequel, a dire tutta la verità, non abbiamo trovato la motivazione per vederlo.

Il cast, di tutto rispetto, è impiegato per narrare di inglesi che per qualche motivo sono in India ed alloggiano al Maigold hotel, che risulta meno lussuoso e affascinante del previsto, perché il suo manager Sonny aveva ritoccato le immagini dell’hotel nel sito web. Jean decide di restare in hotel, mentre il marito Douglas esplora i luoghi d’interesse della città. Graham, trovando che la zona è notevolmente cambiata da quando lui ci viveva da giovane, scompare ogni giorno in gite lunghe, non dicendo a nessuno dove si reca. Muriel, nonostante i suoi atteggiamenti razzisti, inizia ad apprezzare il suo medico indiano. Evelyn ottiene un lavoro di consulenza per il personale di un call center su come interagire con i vecchi clienti britannici prima di proporre i loro prodotti. Sonny si sforza di raccogliere fondi per ristrutturare l’hotel che ha molti debiti, e continua a frequentare la fidanzata Sunaina nonostante la disapprovazione di sua madre.

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SCIACK! IL DITO NELL’OCCHIO AL CINEMA. “Django Unchained” di Quentin Tarantino (2012)

di Roberto Bolzan

che poi vorrebbe dire “Django scatenato”. Questo per essere precisi.

Andiamo volentieri a vedere i film di Tarantino. Il ragazzo ha sbuzzo e bona volontà, ci sa fare ed è furbo e sveglio, non è uno da sottovalutare.

Stavolta la storia si svolge nel far west degli anni ’50 del secolo XIX, dove Django è uno schiavo che incontra un cacciatore di taglie che lo libera e lo associa a sé nel suo lavoro. Dopo un po’ di gigioneggiamenti di riscaldamento, il dentista Christoph Waltz ferma il carrettino (con un gigantesco dente sul tettuccio) per raccontare allo schiavo Jamie Foxx l’amore tra Brunilde e Sigfrido.

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SCIACK! IL DITO NELL’OCCHIO AL CINEMA. “Diabolik” di Mario Bava (1968)

di Roberto Bolzan

Ci fu un’epoca, nemmeno tanto lontana nel tempo, di grande libertà del linguaggio. Oggi abbiamo una enorme disponibilità di strumenti di comunicazione, queste parole vi raggiungono in pochi secondi e forse non sarete solo dieci lettori, ma quanto a libertà di espressione… Perché il confine principale della libertà (a parte il non danneggiare un altro, ma l’espressione delle idee mai e poi mai può risolversi in un danno ad un’altra persona) è quello che ci diamo noi stessi quando limitiamo l’immaginazione ponendoci le recinzioni del consentito.
Vediamo quindi volentieri i film degli anni ’60 e ’70, epoche dalle quali traiamo oltre a grande godimento, anche molte suggestioni per l’epoca presente.

Un amico ci suggerisce, tra risate compiaciute che poi chiariremo, un film che ci era sfuggito, del grande Mario Bava: Diabolik.

Il film è chiaramente un B-movie. Oggi i B-movie sono oggetto di culto, all’epoca si trattava di schifezze innominabili. Popolato di personaggi di valore, il cinema italiano produceva capolavori anche con gli scarti di lavorazione.

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SCIACK! IL DITO NELL’OCCHIO AL CINEMA. “La battaglia di Hacksaw Ridge” di Mel Gibson (2016)

di Roberto Bolzan 

I mean, if it walks like a duck, quacks like a duck... Abbiamo sempre la stella polare del poeta James W. Riley che, grazie a questa frase, andrebbe iscritto nell’albo dei massimi filosofi. Il test dell’anatra: quando vedo un uccello che cammina come un’anatra e nuota come un’anatra e starnazza come un’anatra, chiamo quell’uccello “anatra” .
Con questo fermo principio gnoseologico siamo andati a vedere l’ultima opera di Mel Gibson e, con in mente il detto pane al pane e vino al vino, ve ne parleremo con franchezza.

La trama, innanzitutto. 1942, il giovane Desmond Doss (Andrew Garfield), obiettore di coscienza per motivi religiosi e figlio di un veterano della prima guerra mondiale, decide di arruolarsi per servire il proprio paese. Dopo un addestramento duro e a tratti umiliante, viene ufficialmente designato come soccorritore nella cruenta battaglia di Okinawa. Senza mai imbracciare un’arma, Doss dimostrerà a tutti di essere un grandissimo eroe salvando la vita a 75 uomini e diventando il primo obiettore insignito della medaglia d’onore del congresso, la più alta onorificenza militare americana. (altro…)

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SCIACK! IL DITO NELL’OCCHIO AL CINEMA. “La patata bollente” (1979) di Steno

di Roberto Bolzan

Questi tempi sboccati sono particolarmente adatti a rivedere questi vecchi film, che hanno il pregio di essere diretti e lineari, di linguaggio libero e aperto.

Bernardo Mambelli (Renato Pozzetto), soprannominato il Gandi, lavora come operaio in una azienda milanese che produce vernici.
Bernardo ha da sempre la passione per il pugilato ed è un sindacalista militante nel PCI. Una sera Bernardo soccorre Claudio (Massimo Ranieri) dal pestaggio di alcuni fascisti e lo porta a casa sua per curarlo. Quando si accorge che Claudio è gay, il Gandi decide di nascondere la cosa alla sua fidanzata Maria (Edwige Fenech) e si preoccupa di non farla scoprire alla portinaia pettegola.
Claudio guarisce e torna alla sua vita di sempre ma i fascisti danno fuoco alla libreria in cui lavora e vive.
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SCIACK! IL DITO NELL’OCCHIO AL CINEMA. “World war z” – di Marc Forster (2013)

Cult movie fin dalla nascita, a partire dalla sceneggiatura presa dai diritti del romanzo di Max Brooks (figlio di Mel Brooks), la guerra mondiale degli zombie è costato cifre stratosferiche per produrre un film che si sarebbe potuto girare con pochi soldi. Ma tant’è!
I 250 milioni di dollari hanno consentito di girare esplosioni e incidenti aerei ma il piacere sta nella storia e nei suoi risvolti geopolitici. (altro…)

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SCIACK! IL DITO NELL’OCCHIO AL CINEMA. “The Founder” di John Lee Hancock (2016)

Ci piacciono sempre i film che narrano del capitalismo e delle vite di uomini che si sono fatti largo nella vita. Non ci siamo persi quindi la storia del proprietario di McDonald, colui che l’ha fatta diventare la prima catena di ristoranti del mondo.

Siamo negli Stati Uniti, nei magici anni ’50, con i drive-in, le automobili pastello e le donne con le gonne. Ray Kroc, venditore senza successo di frullatori per ristoranti, si imbatte nei fratelli Mac e Dick McDonald che hanno avviato un chiosco innovativo di hamburger a San Bernardino.
Il metodo di produzione si potrebbe dire fordiano ed è studiato con la massima cura per preparare un pasto caldo in 30 secondi, cosa graditissima al pubblico che, infatti, si affolla davanti al locale in lunghe file. (altro…)

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SCIACK! IL DITO NELL’OCCHIO AL CINEMA. “Perfetti sconosciuti” di Paolo Genovese (2016)

noi-perfetti-sconosciutidi Roberto Bolzan

 

Un thriller. Uno dei film più tesi e drammatici che si siano visti negli ultimi tempi.

Credetemi.

23 settembre 2015. Eclissi di luna. Eva e Rocco invitano a cena a casa i loro amici: Cosimo e Bianca, Lele e Carlotta, e Peppe. I padroni di casa sono ormai da tempo in crisi, situazione cui contribuisce anche il rapporto conflittuale con la figlia adolescente, la seconda coppia è invece formata da novelli sposi, i terzi hanno anche loro i propri problemi, mentre l’ultimo, dopo il divorzio, non riesce a trovare né un lavoro né una compagna stabile.
Durante la cena Eva propone a tutti di mettere sul tavolo il proprio cellulare e di rivelare ai presenti il contenuto di tutte le comunicazioni che riceveranno nel corso della serata.  Si dice convinta che tante coppie si lascerebbero se ogni rispettivo partner controllasse il contenuto del cellulare dell’altro. Anche se con qualche tentennamento tutti accettano, ma quello che doveva essere un gioco si trasforma ben presto nell’occasione per rivelare tutti i segreti dei commensali.
Si scopre così che ….

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SCIACK! IL DITO NELL’OCCHIO AL CINEMA. “Captain Fantastic” di Matt Ross (2016)

di Roberto Bolzancaptain-fantastic

“Stay hungry, stay foolish” diceva, ormai dieci anni fa, Steve Jobs, dimenticandosi di darci il manuale di istruzioni con tutti gli equivoci che ne conseguono.

Ben Cash vive con i figli nei boschi della costa nord occidentale degli USA. Lontano da ogni forma di civiltà, la famiglia vive cacciando, coltivando e di piccolo artigianato che scambia con un negoziante della cittadina più vicina.
Ben cerca di crescere i suoi figli preparandoli fisicamente e intellettualmente alle difficoltà della vita mediante una connessione primordiale con la natura.
I Cash festeggiano il compleanno di Noam Chamsky invece del Natale perché preferiscono ricordare una figura reale che ha fatto tanto per la cultura piuttosto che un personaggio di fantasia.
Il risultato è. tra l’altro, che i figli possono discutere gli emendamenti della Costituzione americana mentre i loro cugini, coetanei, sanno a malapena della sua esistenza.

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SCIACK! IL DITO NELL’OCCHIO AL CINEMA. “Il segreto dei suoi occhi” di Juan José Campanella (2009)

di Roberto Bolzanstasera-in-tv-il-segreto-dei-suoi-occhi-su-rai-3-7-620x350

Non dispiacerà, in questo posto frequentato da liberali, richiamare Jorge Luis Borges, argentino di Buenos Aires, eppure inglese di formazione e legato da amore speciale per la letteratura americana. C’è un rapporto speciale tra quella città e l’America anglosassone e noi, che pur non ci siamo mai stati, lo vediamo in tante cose.
E quando troviamo fortunosamente, perché un amico ce lo presta, un film che ci rimanda alla scuola hard-boiled, intimamente hard-boled al di là presumibilmente delle sue intenzioni, non uno scimmiottantamento superficiale intendo, allora godiamo come ricci.
Non è posto qui per parlare  di letteratura: ma leggete i romanzi di Spillane e capite cosa intendo: c’è più liberalismo in Mike Hammer che in tutta la produzione di Luigi Einaudi.

La storia: Giugno 1974. Una bella ragazza uccisa brutalmente nella sua camera da letto. Benjamin Esposito (Ricardo Darín) aveva indagato insieme al suo assistente alcolizzato Pablo Sandoval (Guillermo Francella), e l’affascinante e bella cancelliere Irene Menendez-Hastings (Soledad Villamil) per venirne finalmente a capo, individuando rocambolescamente Isidoro Gómez (Javier Godino).
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