SCIACK! IL DITO NELL’OCCHIO AL CINEMA. “Captain Fantastic” di Matt Ross (2016)

di Roberto Bolzancaptain-fantastic

“Stay hungry, stay foolish” diceva, ormai dieci anni fa, Steve Jobs, dimenticandosi di darci il manuale di istruzioni con tutti gli equivoci che ne conseguono.

Ben Cash vive con i figli nei boschi della costa nord occidentale degli USA. Lontano da ogni forma di civiltà, la famiglia vive cacciando, coltivando e di piccolo artigianato che scambia con un negoziante della cittadina più vicina.
Ben cerca di crescere i suoi figli preparandoli fisicamente e intellettualmente alle difficoltà della vita mediante una connessione primordiale con la natura.
I Cash festeggiano il compleanno di Noam Chamsky invece del Natale perché preferiscono ricordare una figura reale che ha fatto tanto per la cultura piuttosto che un personaggio di fantasia.
Il risultato è. tra l’altro, che i figli possono discutere gli emendamenti della Costituzione americana mentre i loro cugini, coetanei, sanno a malapena della sua esistenza.

La madre dei ragazzi si è suicidata dopo una malattia psichica di cui soffre dalla nascita del primo figlio.
Ben è costretto suo malgrado a lasciare la vita che si era creato nei boschi, per affrontare il mondo reale, fatto di pericoli ed emozioni che i suoi figli non conoscono.
Intraprendono quindi un lungo viaggio verso il New Mexico per assistere al funerale della madre. Qui la situazione diventa tesa, perché i Cash intendono rispettare le ultime volontà della madre, che in quanto buddista voleva essere cremata e che le sue ceneri venissero gettate nello scarico di un bagno pubblico.

Ben e i figli hanno delle difficoltà a muoversi nel mondo reale e le situazioni che si creano sono ridicole e penose.
In questo percorso alcuni dei figli iniziano a dubitare dei metodi educativi del padre: il maggiore, con il supporto della madre, ha fatto richiesta a importanti università ed è stato accettato; un altro figlio decide di rimanere con il nonno e di abbandonare la famiglia originaria. Ben si ritrova a riesaminare la sua idea di libertà e cosa significa essere un genitore, valutando la possibilità di lasciare i bambini ai suoceri e di ricominciare una nuova vita.
Ma i figli decidono di stare al fianco del padre e assieme trafugano il corpo della madre dal cimitero per rispettare le sue volontà. Bruciano il corpo della donna su una pira di legna, cantando e ballando, e infine gettano le ceneri nei bagni dell’aeroporto.
Alla fine il maggiore parte per un viaggio solitario alla scoperta del mondo, mentre il resto della famiglia Cash si trasferisce in una fattoria, dove i ragazzi iniziano a frequentare regolarmente la scuola.

Il film non è un gran che, dal punto di vista filmico (si dice così, no?) e si vede che la storia è un po’ stirata oltre i suoi tempi naturali, ma ci sono almeno due scene che valgono la pena: il funerale della madre, bruciata su una pira e circondata dai suoi figli e dal marito; e la scena che conclude e dà il senso al film. I ragazzi, infatti, non diventeranno mai come gli altri e la mattina, sul tavolo della colazione, dopo aver raccolto le uova nel pollaio e la verdura dall’orto, aprono dei libri e dei quaderni e scrivono e leggono prima di andare a scuola.

Benché la fede in Noam Chomsky abbia portato la famiglia a vivere in un mondo di preconcetti astrusi ed assurdi, rendendoli inadatti alla vita civile ma, soprattutto, alla vita standard di tutti gli altri, nello stesso tempo questa stessa vita separata fornisce loro gli strumenti per essere più preparati e forse più intelligenti degli altri.

La crisi prende loro, che non sanno corteggiare una ragazza (le Variazioni Goldberg suonate da Glenn Gould non sono decisamene cool) e che non hanno mai visto una console da videogioco; non prende gli altri, i normali. Loro, infatti, desiderano provare la Coca Cola e gli hamburger, mentre i loro coetanei integrati non hanno alcuna curiosità nei loro confronti e le ragazze non sanno e non vogliono sapere cosa siano queste dannate Variazioni Goldberg.

In questo confronto, solo chi è fuori dalle regole vince.

“Stay hungry, stay foolish”: quante volte l’abbiamo sentito ripetere da persone la cui principale preoccupazione è e rimane avere dei bei pavimenti puliti e la casa spolverata. Sono solo parole se non si ha vera curiosità, se non si è folli dentro.

Allora, amici che siete tanto gentili da leggere queste note settimanali, questo è il nostro augurio per l’anno che inizia, per i quale abbiamo scelto proprio questa pellicola e non altre: siate curiosi, siate imprevedibili, siate fuori dal mondo, se volete essere liberi in questo mondo.

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