di Roberto Bolzan
Questi tempi sboccati sono particolarmente adatti a rivedere questi vecchi film, che hanno il pregio di essere diretti e lineari, di linguaggio libero e aperto.
Bernardo Mambelli (Renato Pozzetto), soprannominato il Gandi, lavora come operaio in una azienda milanese che produce vernici.
Bernardo ha da sempre la passione per il pugilato ed è un sindacalista militante nel PCI. Una sera Bernardo soccorre Claudio (Massimo Ranieri) dal pestaggio di alcuni fascisti e lo porta a casa sua per curarlo. Quando si accorge che Claudio è gay, il Gandi decide di nascondere la cosa alla sua fidanzata Maria (Edwige Fenech) e si preoccupa di non farla scoprire alla portinaia pettegola.
Claudio guarisce e torna alla sua vita di sempre ma i fascisti danno fuoco alla libreria in cui lavora e vive.
Gandi allora riprende Claudio a casa sua, ma Maria lo scopre e ne parla con il migliore amico di Bernardo, Walter. Maria e Walter a questo punto cercano di allontanare il Gandi da Claudia, tuttavia i sospetti che anche Bernardo sia diventato gay si fanno sempre più vivi quando i due vedono in che modo ha rimodernato la sua casa. In realtà è stato Claudio per ricompensare l’amico dell’ospitalità ricevuta. Quando il Gandi scopre che i suoi amici nonché i suoi compagni di partito hanno delle idee ristrette sul tema dell’omosessualità, li provoca invitando a ballare Claudio in un tango e poi tiene un lungo monologo cercando di spiegare quanto possa essere pericoloso il pregiudizio. Claudio, però comprende la situazione e decide di andare via fingendosi un nemico dei comunisti. Questo porta la normalità nella vita del Gandi che si sposa con Maria. Durante le nozze però Bernardo legge la lettera di Claudio che spiegava il motivo del suo allontanamento. Tutti ne rimangono commossi e capiscono i loro limiti. Il Gandi e Maria decidono allora di trascorre la luna di miele nei Paesi Bassi dove ora vive Claudio con suo marito.
Steno, alias Stefano Vanzina, padre dei fratelli ancora attivi nel mondo del cinema, gira una deliziosa commedia che contiene in sé intelligenza senza malizia.
Bravi gli attori, Pozzetto in primo luogo, ma anche la Fenech e Ranieri, un bel ragazzo perfetto per la parte.
E’ inimmaginabile oggi un linguaggio diretto, un parlare si si, no no, come vediamo nel film, sia pure con l’imbarazzo dovuto ad un tema spinoso, ma senza disonestà. Anche se all’epoca un’ideologia potente orientava e soffocava il pensiero, esistevano spazi di libertà che ci si poteva permettere. Tra questi la libertà di narrare storie senza retropensieri e senza metapensieri, senza preoccuparsi di sembrare ingenui.
Come le donne si spogliavano nature, e tutto quello che si vedeva era autentico, così le storie dovevano reggere per virtù loro, senza sofisticatezze gratuite.
Torneremo sul cinema di quegli anni.