ANCHE IN SVIZZERA LA LIBERTA’ NON E MAI A PIU’ DI UNA GENERAZIONE DALL’ESTINZIONE

svizzera

di Luca Schenato

L’UDC, ossia Unione Democratica di Centro, è, in realtà, un partito di destra ed è il primo partito in Svizzera. La sua connotazione cambia significativamente da Cantone a Cantone. Alcuni esponenti in certi Cantoni potrebbero passare addirittura per anarcocapitalisti, altri in altri Cantoni per fascisti puri. In Ticino l’UDC è un partito di destra poco liberale e molto sociale.
L’UDC ticinese ha promosso l’iniziativa costituzionale “Prima i nostri!” e il popolo ticinese sarà chiamato a votare per aggiungere alla costituzione ticinese vari enunciati protezionisti, tra i quali:
“Sul mercato del lavoro venga privilegiato a pari qualifiche professionali chi vive sul suo territorio per rapporto a chi proviene dall’estero (attuazione del principio di preferenza agli Svizzeri).”
“Nessun cittadino del suo territorio venga licenziato a seguito di una decisione discriminatoria di sostituzione della manodopera indigena con quella straniera (effetto di sostituzione) oppure debba accettare sensibili riduzioni di salario a causa dell’afflusso indiscriminato della manodopera estera (dumping salariale).”
“Qualora lo Stato estero limiti con regolamenti interni o sistemi di attuazione disincentivanti l’esecuzione al suo interno dei trattati internazionali conclusi con la Confederazione, il Cantone applicherà i medesimi standard minima nel rispetto del criterio di reciprocità nell’attuazione.”
Se questa iniziativa dovesse passare, lasciando da parte la difficoltà pratiche/giuridiche dell’attuazione, il Cantone si dovrebbe intromettere in modo dirigistico e fortemente “poco svizzero” nelle scelte dei datori di lavoro. Questa iniziativa è l’onda lunga di un sentimento di esasperazione, pompata dai politici e dai giornali, verso i cosiddetti “frontalieri”, ossia gli italiani che lavorano in Ticino e vivono in Italia (circa 65’000 su una popolazione ticinese di circa 350’000 persone).
L’uomo comune ticinese ha paura del frontaliere. La disoccupazione è al 4% circa ma l’uomo comune ticinese vede nel frontaliere un competitor che costa meno e che spesso ha maggiori qualifiche. L’uomo comune ticinese però non vede l’altra faccia della medaglia: grazie ai frontalieri molte aziende ticinesi sono competitive e possono assumere anche ticinesi, per non parlare delle tasse di queste aziende.
Ma anche se così non fosse, anche se i frontalieri servissero “solo” alle aziende, perché i datori di lavoro dovrebbero preferire i residenti? Perché il Cantone dovrebbe costringere i datori di lavoro a restringere la loro possibilità di scelta? Per il “bene comune” superiore? Perché imbrigliare i datori di lavoro e non invece dire ai residenti “specializzatevi di più”?
Stendiamo poi un velo pietoso sul principio di reciprocità (verso l’Italia, ovviamente). Hong Kong con la sua apertura unilaterale (tu Stato X mi metti dazi? non mi importa, qui puoi commerciare liberamente) al libero scambio non ha insegnato niente.
La Svizzera è terra di libertà ma non è il paradiso liberale, pulsioni dirigiste ci sono sempre e acquistano sempre più forza. Il pensiero protezionista nella storia si è dimostrato sempre fallace e sempre portatore di miseria. Nonostante queste evidenze storiche, i politici, ovunque, godono nel proporre soluzioni che portano povertà ma voti.

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