di Roberto Bolzan
Billy Wilder conduce un incredibile James Cagney con tempismo perfetto e un ritmo strepitoso in una storia per molti versi sorprendente. Il film ci riporta ai tempi cupi della guerra fredda, al checkpoint Charlie in una Berlino che proprio nei giorni delle riprese, per un bizzarro scherzo del destino, viene divisa in due dal muro.
Questi due brani danno l’idea di che cosa stiamo presentando:
James Cagney, come ti trasformo un comunista!
Il capitalismo è come un pesce morto al chiaro di luna…
Anno 1961. Il direttore McNamara della filiale della Coca Cola a Berlino Ovest vorrebbe vendere la bibita anche nei paesi comunisti, ma deve occuparsi di Rossella, 17enne figlia del suo boss che, affidatagli per qualche settimana, scappa a Berlino Est e sposa in segreto un giovane comunista. McNamara cerca dapprima di sbarazzarsi del giovanotto, ma poi la scoperta che Rossella aspetta un bambino complica le cose e lo obbliga ad un viaggetto a Berlino Est, dove recupera il ragazzo. McNamara cerca poi di renderlo presentabile per la famiglia del capo che arriva poche ore dopo.
“Il capitalismo è come un pesce morto al chiaro di luna: luccica ma puzza” dichiara il giovane Piffl ma ben presto, e saranno sufficienti appunto quelle poche ore, avverrà la straordinaria metamorfosi che lo trasformerà in un dirigente modello dell’azienda del suocero e nel genero ideale per il padre di Rossella.
Il ritmo incalzante del film deriva dall’origine teatrale (si tratta di una pièce di Ferenc Molnár – l’autore de I ragazzi della via Pál, per intenderci) mentre il palcoscenico ridottissimo, con pochissime riprese in esterni, è dovuto al fatto che appena terminate le riprese dei passaggi al checkpoint è stato impossibile proseguire in esterni a causa della costruzione del muro e la lavorazione si è dovuta spostare in studio.
“Forse i nostri figli potranno fare qualcosa per migliorare questo mondo, un mondo dove tutti gli uomini siano creati uguali e dove esista libertà e giustizia per tutti” “Congratulazioni! hai appena citato Thomas Jefferson, Abraham Lincoln ed il giuramento di fedeltà alla bandiera americana”.
Il periodo è scottante, il tema attuale quanto non mai e Billy Wilder non ha alcuna riserva ad esprimere le proprie idee politiche, e nel 1961 era ben chiaro da che parte fosse il capitalismo e da quale stesse il comunismo. Così oggi noi godiamo a vedere con quanta vivezza sono stati rappresentati i campioni della società comunista, i funzionari di partito mandati in missione commerciale, i soldati corrotti al controllo della Porta di Brandeburgo, la polizia russa, i giovani e gli operai occupati nelle marce quotidiane con lo slogan “yankee go home”. Non manca uno scalcinato Hotel Potemkin, dove Ingeborg (la segretaria) si esibisce ballando sul tavolo la Sabre dance di Khachaturian. Per le vibrazioni, da sotto i grandi ritratti di Brežnev compare il volto di Stalin a ricordare che il comunismo è sempre quello. Non mancano le Trabant puzzolenti ed immalinconiti giocatori di scacchi ai tavoli dell’hotel. Sono iniziati i primi voli spaziali. “Andrete pure sulla Luna ma se volete bere una Coca Cola dovete comperarla da noi” dichiara McMamara.
” Non permetterò a mio figlio di diventare un capitalista!” “Quando avrà diciott’anni deciderà lui se vuole essere capitalista o un ricco comunista”.
I quadretti sono gustosi e ci riportano vivido il tempo che fu. Le battute rapide ed affilate non lasciano scampo. Il film, come avete intuito, è un capolavoro assoluto di scrittura e di precisione cronometrica. Un orologio a cucù (si apre e ne esce lo Zio Sam con l’immancabile marcetta) scandisce i tempi del film e non lascia un istante di respiro. Da non perdere.