di Roberto Bolzan
Harker, un agente immobiliare, viene spedito dalla Germania nei Carpazi per vendere una casa al conte Dracula. Questi si invaghisce della sposa dell’agente, vista solo in un suo ritratto, poi succhia il sangue a Harker e raggiunge la sua città in cui si sta diffondendo un’epidemia di peste.
Alla fine, ingannato dall’amore per la bella sposa, Dracula muore sorpreso dalle luci dell’alba ma, sorpresa!, la maledizione si perpetua tramite Harker che nel frattempo si è trasformato in un vampiro. E così il Male trionfa.
Come tutti abbiamo frequentato i cineforum all’epoca del nuovo cinema tedesco ed abbiamo subito le torture del filmicamente corretto dell’epoca. I film di Alexander Kluge e di Edgar Reiz sono ancora lì a popolare gli incubi delle notti difficili e Wim Wenders non ha mai fatto breccia nel nostro cuore nemmeno nel migliore periodo americano. Anche di Herzog abbiamo ricordi poco piacevoli, “Cuore di vetro” su tutti, ma la passione per il cinema ci ha sempre fatto inghiottire tutto,
Ma questa è una perla che ci ricompensa di tante sofferenze.
Il film è un remake di un’altra perla, il Nosferatu di Murnau, girato nel 1922 con i mezzi dell’epoca e che è ancora in grado di imporsi per la maestria dell’esecuzione e la visionarietà delle immagini. Se possibile, questo è ancora più bello. Klaus Kinski interpreta un Dracula malato e sofferente per l’impossibilità di mettere fine alla sua non vita e nello stesso tempo animato da un amore impossibile per la bella e pallidissima Isabelle Adjani. Il pallore di questi due volti si propaga alla pellicola azzerando il colore ma incendiandolo del fuoco della passione. Così come quando Dracula vien sorpreso dall’alba che colora di rosa la stanza, decretandone la morte; così i cieli malati di blu ed i verdi della Transilvania. Colori che si spengono di fronte al disumano pallore del trucco di Kinski.
Gli incontri tra Dracula e Lucy Harker sono carichi di erotismo. La scena di quando lei gli offre il collo consapevole della morte che egli porta è sconvolgente: dapprima si vede un’ombra che filtra attraverso la porta, poi lui si materializza ma non osa toccarla, poi lei gli offre il collo e lui, spaventato, scompare di nuovo come ombra attraverso la porta. Raramente una scena d’amore è risultata così conturbante.
Così come, alla fine, quando lui finalmente la possiede mordendola nel collo in un abbraccio voluttuoso e mortale, sensuale e amoroso. E’, in fondo, un film d’amore e di passione.
Ombre fortemente impressionistiche e musiche dei Popol Vuh ne fanno un film da godere scena per scena.
Perché dei liberali devono essere interessati ad un film di questo genere? beh, intanto perché il tema tornerà, con molte varianti e quindi è bene essere preparati. Poi perché il vampiro pone il tema del male. La libertà dell’uomo, la principale libertà è di compiere il male e di scegliere tra il bene ed il male. Invece Nosferatu è i male che viene da fuori, la peste alla quale non ci si può opporre. Ma l’amore gli consente di scegliere e di ritrovare la libertà. Noi sappiamo però che il male non è estinto e, questa la grande innovazione narrativa, intuiamo che si ripresenterà nel mondo nel modo più imprevedibile.
E dopo questa didascalia, buona visione.