SCIACK! IL DITO NELL’OCCHIO AL CINEMA. “La pretora” di Lucio Fulci (1976)

Sentiamo, con sollievo, il tramonto del boldrinismo e degli inutili appunti sul genere grammaticale e ne approfittiamo per notare come oggi pure c’infastidisce dire la presidenta e l’assessora ma non ci dà nessun disturbo pronunciare con reverenza il titolo de La pretora, geniale e straordinario film di un maestro del cinema italiano. Lucio Fulci.

Veneto, nel paese di fantasia di Belignano. Raffaele Esposito viene chiamato per un processo dove è accusato di aver spacciato cibo per cani come carne in scatola. Il pretore di Belignano è la severissima Viola Orlando. Per quanto amante del conte Renato Antelmo, in attesa di divorzio, la signorina magistrato è implacabile.
L’avvocato Bortolon, difensore di Raffaele, riesce a rimandare il processo per far compiere analisi sulla carne in scatola.
Per distruggere la reputazione di Viola i suoi perseguitati fanno arrivare in paese la sorella gemella del magistrato, attrice di film hard-core. Le fotografie di Rosa, protagonista di una Biancaneve-porno, demoliscono la rispettabilità della sorelle che viene costretta alle dimissioni dal Procuratore della Repubblica
Alla fine, dopo molti traffici e ricatti, Viola si accorge di un piccolo dettaglio delle immagini che la scagiona completamente.
Arriva il giorno del processo. Raffaele e Bortolon credono che ormai Viola abbia dato le dimissioni e rimangono stupiti nel vederla comparire in aula. Raffaele viene condannato al carcere, infine Viola e Renato fanno pace e decidono di sposarsi.

Il genio di Fulci, che conosciamo bene come regista del genere horror, irrompe nella commedia e lo scardina, come sua abitudine, inserendo temi esterni e situazioni improbabili. Basti pensare alla scena della doccia (già politematico della doccia, che altro?) interrotta da una telefonata.

Oltre alle forme di Edwige Fenech, per la prima volta e generosamente mostrate al grande pubblico, il film ha delle macchiette particolarmente riuscite ed usa un linguaggio triviale (fellatio, sodomia) ed audace e allusioni linguistiche particolarmente spinte («L’affare si è ingrossato da quando l’ho preso io in mano») che anche oggi farebbero infastidire qualche benpensante.

Che gli alti ’70 fossero anni di libertà, su questo non avevamo dubbi. basta rivedere i film di quell’epoca per ricordarcelo.

 

 

Al momento stai visualizzando SCIACK! IL DITO NELL’OCCHIO AL CINEMA. “La pretora” di Lucio Fulci (1976)

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.