di Roberto Bolzan
Da tanti anni non ci capitava di vedere un film in prima fila angolata e questo ci ha fatto tornare anche spiritualmente all’epoca per noi eroica nella quale è ambientato il film, quando non si poteva prenotare il posto e si frequentavano i cineclub.
Ci siamo perciò goduti fino in fondo la scomodità, omaggio ai bei tempi ahimè andati ed alle atmosfere del tempo che fu. Perché oggi, tempi di identità non binarie e Lgbtqi e chi più ne ha più ne metta, vedere un Freddy Mercury un po’ vergognosetto negli approcci con i maschi ci è apparso come un salutare ritorno ad una tradizione sana e quasi bacchettona.
Che poi, i Queen! a parte le canottiere candide di Freddy non hanno mai trasgredito granché e anche nel film si dichiarano elettricisti mancati, avvocati o comunque carriere ben allineate. Al massimo qualche vestito da donna. Niente a che vedere con i Sex Pistols, con i Van der Graaf, con i Led Zeppelin, con i Deep Purple, con i Doors. Questi si li abbiamo amati torbidamente, con il cuore in subbuglio e con l’anima tesa verso il peccato. I Queen mai.
We are the champions ci è parso sempre un inno da Superbowl. Roba solida, da ragazzi ben nutriti a vitamine che vanno a letto presto e sognano pulito.
Per Freddy Mercury era diverso. La canottiera portava sul palcoscenico una sessualità esplicita e irresistibile, inarrivabile, oltraggiosa, eccessiva ed affascinante. Ma proprio questa manca nel film, o meglio è data in un versione edulcorata e agiografica, dove ci viene fatto sapere che alla fine erano tutti dei bravi ragazzi ed anche innamorati come si deve.
Tanta iconografia, insomma, molta retorica e moltissime semplificiazioni. Con questi ingredienti è stato fatto un film che passa da una scena all’altra senza lasciare tracce, tenuto a galla dalla musica dei Queen e dalle canottiere bianche di Freddy Mercury, nato Farrokh Bulsara a Zanzibar e vissuto da piccolo a Mumbai, di famiglia parsi e zoroastriano di religione.
Che sarebbe Londra oggi senza gli immigrati?
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Maria Missiroli
3 Dic 2018La recensione è bella. L’accenno agli immigrati finale è fuori tema. Suggerisce qualche collegamento con la “crisi di immigrazione” di oggi. L’immigrazione illegale di massa, favorita e voluta da organizzazioni che hanno fini tutt’altro che umanitari, non ha nulla a che vedere con l’immigrazione legale.
Bolzan Roberto
4 Dic 2018Che saremmo noi senza confrontarci con culture diverse ed a volte ostili?
La concorrenza è sempre un bene. Il conflitto lo è spesso.
Il resto lasciamolo a Salvini.
I trafficanti di esseri umani fanno un servizio che nessuna altro vuole fare, servizio che persone che non hanno altro modo usano per venire da noi, dove sperano in una vita migliore. Non ci fossero questi sia pure disdicevoli individui, chi darebbe un passaggio a chi vuole attraversare il Mediterraneo?
O Block va bene solo quando fa comodo?
Maria Missiroli
4 Dic 2018Il problema è che l’immigrazione illegale di oggi (quella delle ONG) è una cosa molto diversa da quello di cui parli tu.
Se è ammesso mescolare cose che non c’ntrano nulla se non per assonanza, allora quello che si dice finisce per non avere asolutamente alcun significato.
Bolzan Roberto
5 Dic 2018Beh si, certo, è illegale.
Maria Missiroli
6 Dic 2018Non è solo illegale – è illegale e finanziata (fatta pagare a noi).
Gli immigrati non arrivano spontaneamente ma perché ci sono ONG che li invitano a mettersi in viaggio.
Fare finta di non vedere (ad esempio il “caravan” che ha attraversato il Messico è lì sotto gli occhi di tutti, basta guardare) non cambia le cose ed è un oltraggio proprio a quella diversità di culture che affermi sia positiva. Lo è, ma quello che sta avvenendo è tutta un’altra cosa. Non dirlo equivale ad ammettere che non si pensa veramente che la diversità di cultura sia una cosa positiva ma si fa solo della polemica.
Bolzan Roberto
6 Dic 2018Quindi se non ci fossero le ONG ciascuno se ne starebbe a casa sua, è questo che dici?
I milioni di veneti e di calabresi che sono partiti per le Americhe, i tedeschi, gli irlandesi, i cinesi ecc, tutti questi sarebbero stati a casa se non ci fossero state le ONG (e Soros, chiaramente).
I marocchini e gli algerini in Francia – ONG. I messicani negli USA – sempre Soros e le ONG.
Io stesso, nato all’estero figlio di emigranti, sono frutto di una ONG e figlio putativo di Soros, senza saperlo.
E’ questo che non capisco? è questa la polemica?
Federico Saggini
3 Dic 2018“Che sarebbe Londra oggi senza gli immigrati?”… Boh? Tu lo sai? sei un indovino? Io so solo una cosa «CERTA», ed è questa: il mondo, senza Farrokh Bulsara sarebbe certamente meno bello. Null’altro.
Bolzan Roberto
4 Dic 2018Molto meno bello.