Barbara Di
Guardate che spettacolo la Fontana di Trevi. Una delle opere d’arte più famose al mondo è tornata al suo splendore e tutto per merito del mancato intervento pubblico.
Ci hanno messo 17 mesi anziché i 20 previsti ed il restauro è costato solo poco più di due milioni di euro. Se lo Stato ed il Comune di Roma ci avessero messo le loro zampacce tutto questo non sarebbe stato possibile e per questo li dobbiamo ringraziare per esserne stati fuori.
Se non fossero stati così bravi a non intromettersi, un pessimo restauro ci sarebbe costato miliardi, avremmo atteso anni per rivederla senza impalcature, avrebbero fatto appalti al massimo ribasso che avrebbero vinto i soliti incompetenti e/o delinquenti che si accaparrano gli appalti per lucrare sulle riserve, l’assegnazione sarebbe stata bloccata dal TAR per il ricorso di un concorrente escluso, saremmo finiti al Consiglio di Stato che avrebbe ribaltato la sentenza, nel frattempo l’appaltatore iniziale sarebbe fallito, poi avremmo fatto un’altra gara aumentando i prezzi a dismisura, poi forse dopo qualche anno sarebbero cominciati i lavori, ma sarebbero stati interrotti subito perché l’appaltatore avrebbe scoperto che qualcosa del progetto non andava, avrebbe iscritto riserva per avere più soldi, poi avremmo fatto un arbitrato per capire se aveva ragione, poi avrebbe vinto, poi gli avrebbero così aumentato il compenso, ma a quel punto sarebbe fallito pure lui perché aveva atteso troppo, e allora avremmo fatto un altro appalto e avanti così all’infinito, e ovviamente in ogni singolo passaggio ci sarebbe stato qualche solerte funzionario pubblico che avrebbe bloccato le pratiche, che avrebbe chiesto ed ottenuto tangenti, e sarebbero arrivati i PM che avrebbero fatto una retata arrestando tutti sulla base di intercettazioni a strascico da cui veniva fuori che il solerte funzionario non solo prendeva mazzette, ma andava pure a trans, e naturalmente avremmo letto tutte le sue conversazioni su tutti i giornali, e poi sarebbe arrivato un giudice di primo grado che li avrebbe condannati senza prove, ma solo perché l’opinione pubblica voleva un colpevole, ma poi saremmo arrivati in appello ed in cassazione e la sentenza sarebbe stata riformata salvo poi far cadere tutto in prescrizione, e nel frattempo la Fontana di Trevi sarebbe andata irrimediabilmente in pezzi sotto le impalcature.
E, invece, per una volta hanno fatto il loro unico dovere: hanno lasciato fare ai privati, a chi se ne intende, a chi aveva tutto l’interesse a fare presto e bene.
Fendi si è fatta carico di tutto, ha predisposto il progetto grazie ai migliori esperti, ha affidato i lavori alle più competenti ditte specializzate in restauri, senza gare d’appalto e senza massimo ribasso, ma pagando il giusto, il prezzo di mercato con il miglior rapporto prezzo-qualità.
La Sovrintendenza si è limitata a controllare e lasciar fare a chi sapeva il fatto proprio.
Ed ecco quello che dovrebbe essere la normalità è diventato un miracolo in Italia.
E sapete perché lo ha fatto Fendi? Per quella meraviglia del mercato che è la sana e buona pubblicità.
Con una spesa di soli 2 milioni di euro è finita su tutti i media mondiali, il nome della casa di moda rimarrà per decenni a ricordo di questa meraviglia e sarà sempre associato ad un’opera d’arte unica.
E non si tratta di una stravagante idea pubblicitaria moderna, ma di qualcosa che esiste da quando esiste l’arte e senza la quale l’arte non potrebbe neppure esistere: il mecenatismo.
All’inizio nasceva dall’egoismo esteriore psicologico (per questo vi rimando al mio libro), dal desiderio di lasciare il proprio nome ai posteri per garantirsi l’immortalità, vivendo della luce riflessa dell’artista sovvenzionato. Non a caso la Cappella fatta da Michelangelo si chiama Sistina per Sisto IV che l’ha pagata e non Michelangiolesca.
Ed è lo stesso motivo per cui ancora oggi benefattori privati donano miliardi per fondazioni che li rendano eterni anche solo con una targhetta sul padiglione donato all’ospedale di turno e sotto la collezione d’arte regalata ad un museo.
Oggi, a questo egoismo, si aggiunge l’egoismo interiore psicologico di chi ci vuole pure guadagnare in vita con la pubblicità che ne deriva.
E non storcete il naso miei cari ipocriti, come quelli di Skytg24, una televisione che vive grazie alla pubblicità ed al mercato, che nel servizio sulla Fontana parlavano genericamente di “una casa di moda”, come se dire il nome Fendi significasse fare pubblicità e pareva brutto, non abbastanza radical chic.
Il mondo si è evoluto, tutto ciò che vi circonda, il benessere che vivete, persino le opere d’arte sono state create e restaurate solo ed esclusivamente grazie ai privati, al mercato, alla pubblicità, all’egoismo.
L’alternativa è Pompei. E non serve aggiungere altro.