Nel giorno in cui la Birmania vive le sue prime elezioni democratiche e sta per archiviare, dopo un ventennio, la dittatura militare con la vittoria della dissidente Aung San Suu Kyi, forse per noi liberali che pensiamo sempre di non contare nulla è ora di omaggiare uno dei “nostri”. La leader democratica birmana non sarebbe diventata il simbolo della resistenza se non avesse vinto il Nobel, e il Nobel lo vinse perchè Vaclav Havel vi rinunciò per lasciarlelo; egli reputava, appunto, che sarebbe stato più utile alla causa della libertà in Birmania.
Oggi la terra è un po’ più lieve sulla tomba del grande boemo.