Il termine “rivoluzione di velluto” si riferisce alla rivoluzione non violenta che rovesciò il regime comunista cecoslovacco.
Cominciò il 16 novembre 1989 con una manifestazione pacifica a Praga organizzata alla vigilia della Giornata Internazionale degli Studenti da parte di studenti di scuole superiori e università slovacchi, che presentarono le proprie richieste per una riforma del sistema educativo.
Il giorno dopo, sempre a Praga, la manifestazione per la Giornata Internazionale degli Studenti organizzata dall’Unione Socialista della Gioventù (l’ala giovanile del Partito Comunista) giunse a radunare 50.000 persone. Questo gruppo raccoglieva molte persone privatamente contrarie al progetto comunista, ma che avevano fino ad allora avuto il timore di far sentire la loro voce per paura di ritorsioni. Questa manifestazione fu l’opportunità per questi studenti di unirsi ed esprimere la loro opinione. I manifestanti, che reggevano striscioni e cantavano cori anti-comunisti, vennero caricati violentemente dalla polizia. Tale evento scatenò una serie di dimostrazioni popolari dal 19 novembre fino alla fine di dicembre, contro il regime del Partito Comunista della Cecoslovacchia, che controllava il paese dal 1946. Nuovi movimenti guidati da Václav Havel vennero alla superficie, invocando l’idea di una società più unita con una ristrutturazione dello stato. Entro il 20 novembre i dimostranti pacifici riunitisi a Praga passarono da 200.000 a quasi mezzo milione. Il segretario del Partito Comunista della Cecoslovacchia, Miloš Jakeš, si vide costretto a dimettersi.
Le manifestazioni portarono al crollo definitivo del partito e portarono il paese verso una repubblica parlamentare. Il 29 dicembre 1989 venne nominato Václav Havel come presidente della Cecoslovacchia. Le prime elezioni democratiche si svolsero nel 1990.
Mentre tutti gli altri regimi “dell’Est europeo” stavano cadendo e la protesta saliva nelle strade, il Partito Comunista Cecoslovacco annunciò che avrebbe rinunciato al proprio monopolio sul potere politico. Il 5 dicembre fu rimosso il filo spinato al confine con la Germania Ovest e l’Austria.
Il 10 dicembre il presidente comunista Gustáv Husák nominò un governo in buona parte non comunista e si dimise. Lo slovacco Alexander Dubček fu eletto presidente della Camera mentre il ceco Václav Havel fu nominato presidente della Repubblica cecoslovacca.
Nel giugno 1990 si tennero le prime elezioni democratiche dal 1946, che diedero alla Cecoslovacchia il primo governo non comunista dopo 44 anni.
Il termine Rivoluzione di Velluto è stato coniato da Rita Klímová traduttrice inglese dei dissidenti, che in seguito divenne l’ambasciatore del nuovo governo ceco negli Stati Uniti.
Dopo lo scioglimento della Cecoslovacchia come nazione unitaria nel 1993, la Slovacchia ha adottato il termine di Rivoluzione Gentile. La Repubblica Ceca continua a fare riferimento alla manifestazione col nome di Rivoluzione di Velluto.