14 OTTOBRE 1980: Marcia dei quarantamila

landini

 A Torino il segretario del PCI Berlinguer e la CGIL vengono sconfessati e umiliati dai lavoratori Fiat che si ribellano alla violenza dei picchetti e al massimalismo sindacale che da 35 giorni impediscono loro di lavorare. Si tratta di un vero e proprio “schiaffo” a Belinguer che pochi giorni prima ha dichiarato che il PCI avrebbe solidarizzato con i lavoratori se questi avessero occupato la fabbrica. Circa quarantamila lavoratori Fiat sfilano dunque per il centro di Torino contro la politica sindacale e comunista ponendo simbolicamente fine all’epoca apertasi con il “sessantottismo” e l’ ”autunno caldo”. La manifestazione, secondo l’analisi di molti storici, segnò un punto di svolta nelle relazioni sindacali: il sindacato a breve capitolò e chiuse la vertenza con un accordo favorevole alla casa torinese, iniziando una progressiva perdita di potere ed influenza che si protrasse per tutti gli anni ottanta non solo in FIAT ma nell’intero Paese. L’estremismo di sinistra risultò emarginato: il marxismo ufficiale comunista si trovò anch’esso in una crisi sempre più profonda. Il PSI, pur con vari ondeggiamenti, cercò un’intesa tra valori sociali e riconoscimento del ruolo positivo dell’innovazione capitalistica, tra liberalismo e socialismo. Significativa di questo clima è altresì la crisi delle organizzazioni sindacali, e in primo luogo delle ideologie classistiche.  Con il governo Forlani, nato nell’ autunno ’80, terminò la stagione politica del consociativismo catto-comunista e i governi successivi sarebbero stati a guida laica, prima repubblicana e poi socialista. Il governo Craxi romperà definitivamente nel 1984 con il PCI e la CGIL sulla riforma della scala mobile.
Sul fronte sindacale, verrà meno ben presto il Patto Unitario tra CGIL, CISL e UIL e si scioglierà, nei metalmeccanici, la FLM (la Federazione Lavoratori Metalmeccanici costituita da FIM, FIOMe UILM). 35 anni fa i lavoratori compresero che l’occupazione delle fabbriche era una follia e umiliarono pesantemente la sinistra e il massimalismo sindacale che purtroppo ha però già da tempo rialzato la testa infliggendo nuovi e pesantissimi danni al paese. Proprio pochi giorni fa Maurizio Landini, leader sindacale con la testa nell’Ottocento, ha rievocato la spauracchio dell’occupazione delle fabbriche. Parole arroganti e scellerate pronunciate da chi nella sua vita ha sempre e solo vissuto alle spalle di chi lavora e produce. Un parassita senza dignità che i lavoratori italiani speriamo vogliano sconfessare come saggiamente fecero i 40 000 di Torino nel 1980.

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