Il referendum sull’indipendenza della Scozia, con il quale si è deciso se la Scozia dovesse o meno separarsi dal Regno Unito per divenire uno Stato indipendente, si è svolto il 18 settembre 2014. L’esito del referendum ha visto la vittoria degli unionisti con 2.001.926 voti, pari al 55,3% dei votanti. La consultazione è stata frutto di un accordo tra il governo del Regno Unito e il governo scozzese, noto anche come Accordo di Edimburgo, firmato il 15 ottobre 2012 dal primo ministro britannico David Cameron, dal segretario di Stato per la Scozia Michael Moore, dal primo ministro scozzese Alex Salmond e dalla vice-primo ministro scozzese Nicola SturgeoN. Lo Scottish Independence Referendum Bill, il disegno di legge per stabilire le modalità di svolgimento del referendum, è stato presentato il 21 marzo 2013 e approvato dal Parlamento scozzese il successivo 24 novembre. Il 17 dicembre dello stesso anno ha ricevuto il consenso da parte della casa reale. Yes Scotland è stato il principale gruppo a sostegno dell’indipendenza, mentre Better Together è stato il principale gruppo che sosteneva il No al referendum. Molti altri partiti politici, organizzazioni, imprese, giornali e personalità di spicco sono stati coinvolti nella campagna elettorale. Alcuni dei temi dibattuti in relazione al referendum sono stati: la solidità economica della Scozia, la difesa nazionale, il mantenimento di rapporti con il Regno Unito e l’adesione alle organizzazioni internazionali, in particolare l’Unione europea e la NATO. Secondo il progetto di Salmond, se la maggioranza dei votanti si fosse pronunciata a favore dell’indipendenza, la Scozia sarebbe diventata uno Stato indipendente, ma reame del Commonwealth delle Nazioni, come il Canada e l’Australia. L’eventuale vittoria degli indipendentisti avrebbe sancito la fine, dopo 307 anni, dell’Atto di Unione.