7 SETTEMBRE 1940: HITLER BOMBARDA LONDRA

300 bombardieri tedeschi, scortati da 600 caccia, sganciano sulla capitale britannica 337 tonnellate di bombe: obiettivo preferito l’arsenale di Woolwich e i moli sul Tamigi. Si scatenano paurosi incendi; le stazioni della metropolitana londinese si trasformano in rifugi antiaerei; un milione di edifici nella sola capitale britannica risulteranno danneggiati alla fine della campagna nazista. La Luftwaffe, l’aviazione del regime nazista, avviò una campagna militare di inaudita violenza. I tedeschi avevano avviato in estate i bombardamenti aerei Oltremanica per colpire l’avversario britannico. La recrudescenza dell’azione militare portò all’attacco sulla capitale, condotto nelle ore diurne e durato per quasi un mese. Le operazioni furono comandate direttamente da Göring, uno dei leader del regime. I nazisti volevano colpire prima di tutto psicologicamente gli avversari che avevano dimostrato una grande capacità di reazione, abbattendo centinaia di caccia della Luftwaffe e continuando la produzione industriale. Gli ordigni furono sganciati anche verso Buckingham Palace, sulla cattedrale di Westminster e sul Parlamento. Secondo quanto riportano gli storici, tra il 7 settembre e il 5 ottobre su Londra furono lanciati di giorno 50 milioni di libbre di esplosivo. Il bilancio fu drammatico con 7mila morti e oltre 10mila feriti. La battaglia, nel contesto della Guerra Mondiale, non fu una delle peggiori, ma segnò un momento fondamentale sulla “tenuta” degli Inglesi alla furia conquistatrice di Hitler. Il dittatore tedesco aveva organizzato il Blitz con l’intento di danneggiare l’economia della Gran Bretagna e abbattere il morale dei cittadini britannici, inducendoli ad arrendersi più rapidamente alle forze naziste. L’operazione non fiaccò la capacità produttiva di arsenali bellici da parte del Regno Unito, che anzi riuscì a espandersi e a preparare le risorse per l’importante attacco sul fronte occidentale qualche anno dopo. La Germania nazista aveva anche l’intenzione di invadere la Gran Bretagna, ma davanti al fallimento del Blitz nel 1941, rinunciò all’iniziativa militare, concentrandosi a oriente per la gestione dell’Operazione Barbarossa ai danni della Russia sovietica. Già il 19 settembre infatti il dittatore tedesco dovette a malincuore accertare l’impossibilità di neutralizzare la Royal Air Force inglese che in un solo giorno aveva abbattuto ben 60 bombardieri tedeschi, mostrando così le evidenti lacune nella strategia d’attacco posta in essere dai nazisti. Tuttavia la battaglia d’Inghilterra proseguì: dal settembre al dicembre 1940 i tedeschi lanciarono ancora 40.000 sortite e più di 38.000 tonnellate di bombe ad alto esplosivo e 3.500 tonnellate di bombe incendiarie che uccisero in totale 40 000 cittadini britannici. Nel complesso la battaglia d’Inghilterra fu una significativa vittoria britannica. Si trattò certamente di una battaglia piccola sia in termini di numero di combattenti impiegati che di perdite subite, ma, se fosse stata vinta dai tedeschi, la storia si sarebbe svolta in maniera profondamente diversa. La vittoria britannica segnò il primo fallimento della macchina da guerra di Hitler e generò un netto cambiamento di orientamento dell’opinione pubblica americana, sino ad allora dubbiosa circa la capacità britannica di resistere ancora a lungo contro la Germania.

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