Il “matrimonio riparatore” era un istituto di legge che permetteva all’uomo che aveva violentato una donna di evitare la prigione impegnandosi a sposare la vittima e assumendosi tutti gli oneri del matrimonio, senza poter pretendere alcuna dote. La violenza sessuale, infatti, era considerata oltraggio alla morale e non reato contro la persona. Di fatto le donne vittime di violenza sessuale si trovavano di fronte alla prospettiva di un matrimonio ‘non rifiutabile’ con il proprio aguzzino se non a costo di andare controcorrente e subire il disprezzo sociale. La prima donna in Italia a ribellarsi a questa orribile pratica fu la siciliana Franca Viola, che nel 1966 denunciò lo stupro subito e si rifiutò di convolare a nozze con il suo violentatore.
5 AGOSTO 1981: ABOLITO IL “MATRIMONIO RIPARATORE”
- Autore dell'articolo:Galli Gabriele
- Articolo pubblicato:5 Agosto 2016
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