L’espressione “Corn Laws” definisce una serie di provvedimenti che imponevano dazi sull’importazione di derrate agricole in vigore dal 1815 al 1846 nel Regno Unito.Scopo delle Corn Laws, era quello di proteggere i proprietari terrieri dai prezzi più competitivi dei cereali provenienti da altre colonie britanniche. All’epoca la Gran Bretagna era il paese economicamente più evoluto e gli unici produttori in grado di impensierirla erano quelli delle colonie di oltremare. Le Corn Laws erano in realtà un possente strumento di potere dell’aristocrazia terriera britannica, la loro abolizione segnò il passaggio da un regime economico di tipo feudale ad uno industriale.] Il dibattito intorno alle Corn Laws coinvolgeva su fronti opposti il Partito Conservatore e quello Whig, da un lato quindi la classe sociale che maggiormente beneficiava dal sistema protezionistico che fu dopo le guerre napoleoniche quando si temeva un aumento del prezzo del grano (che non avvenne) e dall’altro lato la classe dei piccoli imprenditori (rappresentata dal partito Whig) che seguendo le teorie di David Ricardo riteneva una diminuzione del prezzo dei cereali la condizione necessaria per una riduzione dei salari e per l’aumento dei profitti. A Manchester personalità come Richard Cobden, John Bright, Sir David Roche e Charles Pelham Villiers fondarono la Manchester Anti-Corn Law League organizzando anche una massiccia campagna extraparlametare per l’abolizione dei dazi protettivi. Lo scopo principale era quello di promuovere il libero commercio, abbassando i dazi sul grano facilitando quindi l’importazione di maggiori quantità di cereali esteri, dando una maggior offerta di cereali con un conseguente abbassamento del prezzo del pane. Questa azione doveva essere attuata sia tramite l’intervento della Camera dei Comuni sia presso l’opinione pubblica. La campagna ha un notevole successo, raccogliendo consensi in tutti i gruppi sociali meno agiati (ovviamente favorevoli a un abbassamento dei prezzi dei beni alimentari di prima necessità); ma viene vista con grande simpatia anche dagli industriali, che capiscono bene la convenienza di una simile mossa perle loro produzioni. Contrari sono, ovviamente, i proprietari terrieri, gli affittuari,i contadini e i lavoranti agricoli; ma non bisogna dimenticare che in questi anni in Gran Bretagna la bilancia demografica tra agricoltura e altri settori sta inclinando rapidamente a favore delle città e dell’industria; conquistarsi il sostegno di industriali, operai e ceti medi urbani significa avvicinare alla propria causa una parte sempre più significativa dell’opinione pubblica. Il dibattito sull’abolizione subì una brusca accelerazione in seguito a due fattori principali:l a carestia irlandese del 1845, e dal tentativo del primo ministro, il conservatore Robert Peel, di assicurare ai conservatori i consensi della maggior parte della maggior parte delle classi medie imprenditoriali. Peel avanzò la proposta di abolire le Corn Laws nella speranza di ridurre il costo del pane al punto da renderlo acquistabile dalla popolazione irlandese. L’abolizione dell “Corn Laws” avvene, non senza difficoltà per Peel, il 31 gennaio 1846. Ecco un ritratto di Richerd Cobden (nella foto), economista liberale, fondatore della scuola economica di Manchester e creatore del movimento per l’abolizione dell’odiosa tassa protezionistica. Si tratta di uno stralcio dell’articolo “ Lezioni dalla storia. Richard Cobden, l’uomo che lottò per abolire il protezionismo inglese”, a firma di Alberto Mingardi, apparso su “il sole 24 ore” il 21 agosto 2010.
Nato in una fattoria del Sussex nel 1804, secondo di undici fratelli, Cobden seppe fare di un principio economico una battaglia politica. Di origini modeste, prima del 1838 era riuscito a farsi da sé come industriale del cotone. Quando la passione politica prese il sopravvento, Cobden finì per rendere più ricchi gli inglesi e impoverire se stesso. Educatosi da sé, Cobden aveva ben chiare le lezioni di Adam Smith sul “sistema della libertà naturale”. In assenza di restrizioni allo scambio, aveva letto nella Ricchezza delle nazioni, «il semplice e chiaro sistema della libertà naturale si stabilisce spontaneamente da solo. Ognuno, nella misura in cui non viola le leggi della giustizia, è lasciato perfettamente libero di perseguire il suo interesse a modo suo. Il sovrano è lasciato completamente libero da un dovere per cui mai la saggezza o la conoscenza umana sarebbero necessarie: il dovere di sovrintendere all’industriosità dei singoli, e di dirigerla verso impieghi che siano i più opportuni per l’interesse della società». Quest’idea di libertà doveva esser però veicolata verso un obiettivo opportuno e raggiungibile, doveva innervarsi in un tessuto di interessi e bisogni, per non restare accademia. L’abolizione delle Corn Laws. Esse erano, almeno in parte, non tanto il risultato di idee economiche erronee quanto il prodotto di un sistema politico sbilanciato, nel quale si riaffermava la preminenza dell’aristocrazia a scapito della borghesia industriale e delle classi medie. Cobden, spiega Hobson, «credeva fortemente che le classi medie fossero il primo degli strumenti del progresso politico e sociale, e perciò più potere avevano e meglio era». Infatti, «la loro prosperità avrebbe avuto immediatamente un riflesso su quella del loro prossimo, si trattasse dei loro impiegati, della loro nazione, oppure – attraverso il libero scambio e le comunicazioni a lunga distanza – del mondo intero». Per Cobden, l’apertura degli scambi era uno strumento per rendere vieppiù interdipendenti l’uno dall’altro tutti i paesi del mondo. Creando relazioni economiche stabili e durature, si sarebbero alzati i “costi della guerra”. Più le nazioni fossero state collegate e dipendenti l’una dall’altra, più avrebbero avuto da perdere sfidandosi in nome di qualche progetto di conquista. Sempre Adam Smith aveva concesso che in Scozia c’erano tutte le condizioni per cominciare a coltivare dell’ottima uva – spendendo trenta volte tanto quanto costava produrre vino in Francia. «Sarebbe ragionevole una legge che proibisse l’importazione di tutti i vini stranieri, solamente per incoraggiare la produzione di Bordeaux e Borgogna a Edimburgo?». Questo era il vento che Richard Cobden si sentiva soffiare nelle vele. Le grandi verità della scienza economica. La loro forza non solo nel dissodare antichi privilegi, ma anche nel mettere in dubbio la legittimità politica dell’imperialismo britannico. Cobden fu davvero un international man, curioso del resto del mondo e per questo convinto che la Gran Bretagna dovesse improntare le proprie relazioni con altri paesi al rifiuto dell’aggressione e alla costruzione di una pace stabile. Ma non era un pacifista velleitario. Credeva che sarebbe stato il libero gioco degli interessi, la partecipazione di tutti alla divisione internazionale del lavoro, a far sì che la guerra non apparisse più “conveniente” a nessuno. Cobden era uomo di molte monogamie. Legatissimo alla moglie Kate, di nove anni più giovane e corteggiata quando già lui aveva 36 anni, ma col garbo e la timidezza di un adolescente, improntò il suo movimento a un principio solo. La missione della Lega era una: liberare lo scambio. In parte fu una scelta tattica: già allora, la Lega doveva competere per l’attenzione del pubblico con movimenti di altro genere, tra cui il Cartismo, che avevano un obiettivo più esplicitamente politico, l’allargamento del suffragio. Ma Cobden non voleva costruire consenso ammassando proposte e opinioni, ambiva a riunire dietro di sé interessi i più differenziati e vari possibili (la Lega tentò perfino un’operazione di radicamento nelle campagne, sfumata per l’opposizione dei proprietari terrieri) che trovassero un unico punto di convergenza. Saltato il tappo del protezionismo, non si sarebbe certo chiuso il percorso delle riforme: ma la strada sarebbe stata in discesa. Anche per la riforma elettorale. È così che il “libero scambio” divenne una bandiera politica, di cui si appropriarono anche le classi popolari. L’azione della Lega univa anziché dividere: e sulla scia nacquero gruppi e gruppuscoli, gli operai per il libero scambio, le donne per il libero scambio… Fu un miracolo: la Lega trasformò i “consumatori”, uniti dall’essere tali, in un soggetto politico. In più, c’era una questione di metodo. Chi crede nella libertà e vuole fare politica deve ricorrere al metodo dell’abrogazione: il suo mestiere è rimuovere ostacoli, abolire leggi, liberare dal presidio pubblico quanti più territori possibile, nell’economia e nella società. Questo signore di Manchester riuscì in quella che in politica è la più titanica delle imprese: vincere, e rimanere fedele a se stesso. Deputato di Stockport dal 1841, Cobden per la Lega fece di tutto. Scrisse pamphlet, s’improvvisò editore, entrò in Parlamento. Ne era uno dei leader, col quacquero John Bright e con George Wilson, che del movimento era l’anima amministrativa. Bright rappresentava una larga fetta del popolo della Lega, composta da “non-conformisti”. Proprio la sofferenza e gli abusi subiti per via della Chiesa d’Inghilterra avevano radicato nei non-conformisti una profonda diffidenza nei confronti dello stato. Cobden era un oratore accorto, e pare sia stato l’unico a mettere a tacere, con un discorso ai comuni nel 1845, il premier Robert Peel. Fu proprio Peel, l’anno successivo, anche sull’onda dell’emozione e della paura per la grande carestia irlandese, ad abolire le Corn Laws. Nel farlo, il primo ministro Tory non ebbe paura di riconoscere l’influenza del rivale. La vittoria politica lasciò Cobden in bancarotta, disinteressato come si era della sua azienda. Negli ultimi anni si dedicò invece a questioni di politica internazionale, fondò il quotidiano pacifista Morning Star, fece lunghi viaggi in Europa. Sopravvisse al dolore della morte di un figlio rimanendone inevitabilmente segnato. Per capire chi era davvero, per capire per che cosa lottava, vale la pena citare un suo discorso del gennaio 1846. Quando sapeva di essere sul punto di raggiungere il successo della vita. In un’assemblea a Manchester, chiese che tutti i membri della Lega, sul punto di vincere la loro battaglia sui dazi sul grano, si impegnassero «come commercianti e come industriali, a non chiedere mai qualsiasi genere di protezione per i prodotti manifatturieri di questo paese, e per abolire qualsiasi dazio protettivo contro tali importazioni». Ecco chi era Richard Cobden.