
In questo giorno di festa e di gioia per il nostro paese da 71 anni su ogni media si scatena la retorica di sinistra che nasconde gran parte della verità su quel periodo. I comunisti sono da sempre maestri nell’attribuirsi tutti i meriti di una pagina eroica: quella della resistenza e delle liberazione. La retorica di sinistra tace infatti il ruolo delle formazioni partigiane democratiche, cattoliche e liberali, non meno eroiche di quelle comuniste. Tace persino il ruolo decisivo degli alleati: degli americani, degli inglesi, dei brasiliani, dei neozelandesi, dei polacchi che vennero a morire per restituirci la libertà. Quasi come se qualche decina di migliaia di eroici insorti male armati e inesperti avessero potuto sconfiggere uno degli eserciti più potenti del mondo di quell’epoca. Abbiamo ancora negli occhi le molte immagini di qualche fanatico da centro sociale che durante una manifestazione di commemorazione del 25 aprile dà alla fiamme la bandiera a stelle strisce. La sinistra italiana è artefice dunque di una enorme falsificazione storica alla quale “Il dito nell’occhio” non vuole soggiacere. Pertanto oggi abbiamo deciso di ricordare un eroe dimenticato e perseguitato della Resistenza italiana. Dimenticato e perseguitato perché ebbe la colpa di essere anti-comunista; ebbe dunque la colpa di non combattere per sostituire la dittatura fascista con la dittatura comunista, ma di combattere e rischiare la vita per restituire al nostro paese una libertà vera. Edgardo Sogno fu partigiano liberale, antifascista ed anticomunista al contempo. Nacque a Torino, il 29 dicembre del 1915, e negli anni ’40 iniziò a frequentare i circoli liberali vicini a Benedetto Croce e dell’antifascismo clandestino.
Dopo l’8 settembre, l’allora tenente Edgardo Sogno attraversò il fronte, prendendo contatti con il Regio Esercito che presidiava le regioni del Mezzogiorno e qui, stabilito un contatto con il governo Badoglio, prese parte attiva nell’organizzare una rete spionistica al fine di liberare le regioni settentrionali in mano ai tedeschi. Fece dunque ritorno al Nord grazie all’appoggio dell’esercito britannico, per creare e dirigere l’Organizzazione Franchi, formazione militare liberale legata all’Intelligence Service, attiva dall’inverno del 1944. L’organizzazione Franchi si rese protagonista di imprese eroiche tanto che Sogno a guerra finita fu insignito della medaglia d’oro al valore militare. Tra le imprese più brillanti – anche se sfortunata – si ricorda la tentata liberazione di Ferruccio Parri, allora detenuto nell’albergo di via Santa Margherita, a Milano, dove le SS avevano stabilito il loro quartier generale. Sogno si presentò nell’albergo indossando un’uniforme della milizia tedesca, fingendosi latore di messaggi speciali: ma fu riconosciuto, catturato e mandato in campo di prigionia in provincia di Bolzano, dove sopravvisse fino alla fine del conflitto. Come molti liberali del tempo, fu acceso sostenitore della Monarchia e si spese attivamente nella campagna elettorale del referendum del 1946 che portò comunque alla vittoria della Repubblica.
Negli anni ’50 fu diplomatico a Buenos Aires, Parigi e Londra e negli anni successivi tornò all’impegno politico nel PLI con i Comitati di Resistenza Democratica in funzione anticomunista.
Sarà proprio questo acceso anticomunismo che, nel 1974, lo porterà assieme al repubblicano Randolfo Pacciardi (altro eroe partigiano), all’incriminazione per cospirazione politica da parte del magistrato comunista Luciano Violante. Fu un’accusa totalmente assurda ed infondata che si basava unicamente sulle opinioni politiche dei due partigiani di ispirazione liberaldemocratica, i quali teorizzavano una “Seconda Repubblica” sull’esempio di De Gaulle in Francia: presidenzialista e con un governo forte e capace di arginare una volta per tutte il pericolo sovietico.
Edgardo Sogno venne dunque arrestato nel 1976, ma assolto da ogni accusa due anni dopo.
Nel frattempo aveva già pubblicato il libro “La seconda repubblica”, ove raccolse le sue idee liberali e presidenzialiste e successivamente, nonostante gli fosse precluso l’accesso alle grandi case editrici, “Il Golpe Bianco”, nel quale raccontò che il suo preteso “golpe” non fu che l’ideazione di una rivoluzione liberale condotta con l’arma democratica delle modifiche istituzionali, nel particolare momento di crisi politica che l’Italia stava vivendo (egli fu fra coloro i quali, peraltro, denunciarono il rischio dell’entrata del Pci – legato alla dittatura sovietica – nell’area di governo).
Gli avversari di Sogno, come accadde per Pacciardi, rimarranno da quel momento i catto-comunisti ed i giacobini, che osteggeranno sempre le sue idee liberali e che non sopporteranno che un liberale, per giunta monarchico, potesse aver combattuto con valore durante la Resistenza antifascista. Una Resistenza che si voleva unicamente “comunista” a tutti i costi.
Sogno, da liberista, punterà il dito contro l’economia statalista figlia del compromesso storico Dc-Pci e si avvicinerà persino al nuovo corso socialista di Bettino Craxi, arrivando persino a pubblicare un libro – “La grande utopia” – presso la casa editrice Sugarco, espressione dell’allora Psi, ove riprenderà ed attualizzerà il pensiero del filosofo John Stuart Mill.
Dal 1988 al 1992, Edgardo Sogno, pur rimanendo liberale, inizierà la collaborazione con l’organo del Psi “L’Avanti” e finanche con la rivista socialista “Mondo Operaio”. Successivamente approderà a “L’Indipendente” di Vittorio Feltri e ad “Il Giornale”.
Nel 1996 – da gollista convinto – si candiderà alle elezioni per la Camera dei Deputati come indipendente nelle liste di Alleanza Nazionale.
Non avrà successo, in quanto silenziato dai media e senza mezzi finanziari per far conoscere la propria candidatura. Quella di un liberale storico ed antifascista che accettò comunque di candidarsi in un partito la cui storia era assai diversa dalla sua, ma il cui schieramento ritenne più vicino alla sua prospettiva.
Di Edgardo Sogno, morto tristemente dimenticato da tutti all’età di 85 anni, oggi, ci rimane molto poco. Quasi tutte le sue pubblicazioni sono ormai fuori catalogo. Citiamo qui: ”Testamento di un anticomunista”: libro intervista a cura di Aldo Cazzullo e “La storia, la politica e le istituzioni” della casa editrice Rubbettino.
Fonte: http://www.politicamagazine.info