Jonas Edward Salk è stato un medico e scienziato statunitense, batteriologo e virologo, realizzatore del primo vaccino contro la poliomielite. Fino al 1955, anno dell’introduzione del suo vaccino, la poliomielite era considerata il problema più spaventoso in materia di salute pubblica negli Stati Uniti del dopoguerra. Le epidemie annuali erano sempre più devastanti: quella del 1952 fu la peggiore nella storia della nazione. Dei quasi 58.000 casi riportati quell’anno, 3.145 persone morirono e 21.269 restarono paralizzate in modo lieve o invalidante. La maggior parte delle vittime erano bambini. Gli scienziati si affannavano a trovare un modo per prevenire o curare la malattia. Nel 1947 Salk accettò un incarico alla Scuola di Medicina dell’Università di Pittsburgh e l’anno dopo intraprese un progetto finanziato dalla National Foundation for Infantile Paralysis per determinare il numero di tipi diversi del virus della poliomielite. Salk vide in tale obiettivo anche un’opportunità di dedicarsi allo sviluppo di un vaccino contro la polio e, insieme al qualificato team di ricerca da lui scelto per affiancarlo, si dedicò al progetto per i sette anni successivi. Il banco di prova predisposto per testare il vaccino di Salk fu, come riportato dallo storico William O’Neill, “il più elaborato programma del genere nella storia, che coinvolse 20.000 medici e ufficiali della salute pubblica, 64.000 impiegati scolastici e 220.000 volontari”. Oltre 1.800.000 bambini in età scolare presero parte all’esperimento. Quando la notizia del successo del vaccino fu resa pubblica, il 12 aprile 1955, Salk fu salutato come “l’uomo dei miracoli”, e la giornata “divenne quasi un giorno di festa nazionale”. Il suo unico obiettivo era stato sviluppare un vaccino sicuro ed efficace il più rapidamente possibile. `Quando in una intervista televisiva gli fu chiesto chi possedesse il brevetto del vaccino, lui rispose: “Il popolo americano, suppongo. Non c’è brevetto. Si potrebbe brevettare il sole?”
Nelle foto Salk a una conferenza e un manifesto per sensibilizzare l’opinione pubblica americana al problema della poliomielite.