Mein Kampf (La mia battaglia) è il saggio pubblicato nel 1925 attraverso il quale Adolf Hitler espose il suo folle pensiero politico e delineò il programma del partito nazista anticipando le immani tragedie che avrebbe provocato una volta raggiunto il potere. Il libro fu scritto durante il periodo di detenzione che Hitler scontò in Baviera, dopo aver invano tentato un colpo di stato nel 1923. Nel volume Hitler rivela il suo odio per ciò che riteneva fossero i due mali gemelli del mondo: comunismo ed ebraismo. Inoltre espone i concetti di “destino storico” e “spazio vitale” del popolo tedesco annunciando la volontà di estendere la Germania ad est e, in particolar modo, invadere la Cecoslovacchia e la Polonia, prima ancora di lanciare il suo attacco contro la Russia. Nel libro Hitler sostiene apertamente che in futuro la Germania “dovrà dipendere dalla conquista dei territori ad est a spese della Russia”. Nel corso dell’opera, Hitler inveisce contro gli ebrei, i socialdemocratici e i marxisti. Annuncia di voler distruggere completamente il sistema parlamentare ritenendolo per lo più corrotto, sulla base del principio secondo cui i detentori del potere sono opportunisti per natura. Altri punti salienti del libro sono: la creazione di un socialismo nazionale, la lotta al bolscevismo, l’antisemitismo, la caratterizzazione della razza ariana come pura e superiore, l’alleanza con il Regno Unito al fine d’evitare un’eventuale guerra su due fronti.
Hitler si rappresenta come “Übermensch”, con riferimento all’opera Così parlò Zarathustra di Friedrich Nietzsche, intendendo con “superuomo” un uomo capace di essere superiore a se stesso e ai propri impulsi e che, quindi, in questa accezione, andrebbe tradotto con un più esplicativo “oltreuomo”. Nel Mein Kampf è presente una diffusa enfasi sul cristianesimo quale base ideologica della dottrina di Hitler che paragona l’ascesa del nazismo a quella del cristianesimo originale ed equipara se stesso a Gesù nella sua opposizione alle istituzioni ebraiche.