Giorgio Castriota, detto Scanderbeg è tra le figure europee più rappresentative del XV secolo, fondatore del prodromo dell’Albania, la Lega di Lezha, unì i principati d’Albania e dell’Epiro e resistette 25 anni ai tentativi di conquista dell’Impero ottomano. Difese l’Albania, nonché l’Europa dall’invasione turca; per tale motivo ottenne da Papa Callisto III gli appellativi di Atleta di Cristo e Difensore della Fede ed è da sempre considerato l’eroe nazionale dell’Albania e degli albanesi nel mondo. Nel 1467 Scanderbeg sconfisse Maometto II per l’ennesima volta. L’anno dopo morì di malaria; il figlio Giovanni, ancora fanciullo, si rifugiò assieme alla madre a Napoli, dove venne ospitato da re Ferdinando I. Nel 1481 egli radunò alcuni fedelissimi e sbarcò a Durazzo; osannato dal popolo, non riuscì a portare a termine alcuna impresa militare significativa. L’Albania dovette lentamente ma definitivamente cedere al dominio turco. Molti principi, per sfuggire a stermini e deportazioni, l’abbandonarono e con loro, nel corso del 1503, anche quei Veneziani che avevano ancora dei possedimenti albanesi. Tuttavia, il sogno dei Sultani di estendere il dominio islamico fino a Roma svanì: l’Occidente doveva in primo luogo a Scanderbeg questo merito. La resistenza albanese contro i Turchi continuò per più di un decennio dopo la morte di Scanderbeg, ma mai più organizzata come nei suoi venticinque anni di battaglie. A seguito della morte di Scanderberg e della progressiva conquista turca dell’Albania, molti albanesi si rifugiarono sulle coste italiane costituendo in Molise, Calabria e Sicilia, le comunità arbëreshë che contano tuttora circa 100 000 persone. Molti arbëreshë (ribattezzati albanesi d’Italia) parlano tuttora l’arbërisht, un’antica variante del tosco, dialetto parlato nell’Albania meridionale, facente parte del gruppo delle lingue indoeuropee. Alcuni hanno addirittura mantenuto il rito-greco-bizantino (seguito nell’Albania del XV secolo), altri (le comunità molisane) si sono convertite al cattolicesimo.