15 MAGGIO 1116: NASCE IL COMUNE DI BOLOGNA

copertina Bologna

Il 15 Maggio 1116, l’imperatore del Sacro Romano Impero Enrico V, in seguito a una lunga trattativa tra il suo cancelliere Burcardo e una delegazione della città di Bologna, firmò in quel di Governolo un diploma con cui prendeva “sotto la nostra speciale protezione e difesa le persone e le cose mobili e immobili acquisite e da acquisirsi di tutti i cittadini bolognesi, dovunque si trovino o si trasferiscano, così che nessuno presuma di poterli molestare e di poter recare ingiuria alle loro persone o alle loro cose”.
 Era di fatto la nascita del Comune di Bologna, la città dove è nata la nostra associazione. Con tale provvedimento Enrico sanciva il diritto dei bolognesi di transitare lungo il Po e verso la Lombardia senza essere disturbati e sotto la sua diretta protezione, li affrancava dalle pretese dei feudatari del contado e dalle loro gabelle sulle produzioni agricole, garantiva la navigabilità del Reno e vietava espressamente ai mercanti toscani di venire a commerciare nell’area di Bologna, con la sola eccezione di due fiere annuali. 
La pena era severissima “Se qualcuno contravverrà a questo privilegio che abbiamo concesso, soggiaccia alla multa di 100 libbre di oro purissimo, da pagarsi metà alle nostre casse e metà ai sopraddetti concittadini.”
Come era stato possibile che i bolognesi arrivassero a strappare all’imperatore simili garanzie di autonomia?
L’anno precedente era deceduta a Bondeno, vicino a Ferrara, la Contessa Matilda, signora di tutte le terre emiliane e romagnole nonché vicaria in nome dell’imperatore per i territori italiani. Alla notizia della scomparsa della grande contessa i bolognesi si ribellarono, assaltarono la rocca cittadina, simbolo di odiosa tirannide, ammazzarono i soldati della guarnigione e rasero al suolo l’edificio; per radere al suolo intendiamo proprio al suolo. 
Questa divenne una simpatica consuetudine bolognese, con una certa regolarità essi assaltavano la rocca simbolo del potere costituito e in un impeto di ribellione la radevano al suolo. Ristabilito l’ordine la rocca veniva ricostruita con ostinazione dall’autocrate di turno (in genere in Galliera, nei pressi della “Montagnola”) per poi essere abbattuta nuovamente. Per la precisione si sa di sei volte in cui il castello cittadino fu raso al suolo: appunto nel 1115, 1334, 1411, 1416, 1443 e 1511.
Abbattevano e poi ricostruivano, keynesiani nell’anima già allora. 
Comunque dopo la sommossa del 1115, la città, che stava iniziando la sua espansione economica grazie al prestigio del neonato Studium dell’Alma Mater Studiorum, ottenne la sua autonomia. 
Quella del Comune della nostra città è un storia gloriosa. Dalle prime forme di governo consolare e aristocratico nel corso di un lungo processo si arrivò a una gestione del potere molto più aperta e condivisa. Cosi, quasi 150 anni dopo la nascita ufficiale del comune, Bologna entrò nell’olimpo della libertà a metà del tredicesimo secolo, comprando al prezzo di mercato e senza coercizione con denari delle casse municipali e poi liberando 6000 servi della gleba con il meraviglioso atto pubblico del Liber Paradisus, prima istituzione della storia occidentale a prendere questa decisione, molti secoli prima di Lincoln.
Ecco un brano del Liber Paradisus:
“..assai bene si opera quando, col beneficio della affrancazione, si restituiscono alla libertà originaria quegli uomini, che da principio la natura generò facendoli liberi, e il diritto delle genti sottopose poi al giogo della servitù. 
Considerando tutto ciò, la nobile città di Bologna, che sempre si è battuta per la libertà, memore del passato e preparando il futuro, in onore del Signore nostro, Gesù Cristo Redentore, riscattò per denaro tutti coloro che, nella città e nella diocesi di Bologna, trovò oppressi dalla condizione servile e dopo attenta indagine decretò che fossero liberi, stabilendo che in futuro nessuno che sia oppresso da una qualche forma di servitù osi stabilirsi nella città o nella diocesi di Bologna, affinché la comunità degli uomini, liberi per natura o dopo il riscatto, non possa essere nuovamente corrotta dal germe di una qualche servitù..”
Tante e gloriose sono state le lotte di questa nobile città per la libertà e grande il suo apporto al sapere; si pensi solo che le tombe monumentali a Bologna non sono di condottieri, principi, prelati o dittatori, ma di professori di diritto. Per tutti questi motivi dispiace che oggi sia (non a torto) considerata un luogo popolato da gente che fu fascista prima e stalinista poi. Quindi, per restituirle la dignità che merita, Il Dito Nell’Occhio, che a Bologna è nato, ma oramai è associazione nazionale, ha deciso di raccontarvi quella gloria, quelle lotte e quel momento dorato, pubblicando a ottobre 2016 il volume “Bologna e la Libertà” di cui vedete qui a fianco una bozza della copertina. 
Un ultimo abbraccio commosso prima di smettere di considerarla la “casa” del dito.

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