21 GENNAIO 2000: FUNERALI DI BETTINO CRAXI A TUNISI

Dopo le esequie, i familiari diffondono un memoriale scritto di suo pugno dall’ex-leader socialista pochi giorni prima di morire. In quel documento, Craxi ribadisce che tutti i partiti erano coinvolti nel finanziamento illecito della politica e si chiede polemicamente come sia possibile che le cariche istituzionali italiane fossero all’oscuro di un sistema di corruttele così ramificato. Craxi Nomina apertamente: Oscar Luigi Scalfaro, Giovanni Spadolini, Nicola Mancino e Giorgio Napolitano. Con la sospetta eccezione dei politici comunisti, l’inchiesta della magistratura milanese, ricordata come “tangentopoli”, spazzò via un’intera classe politica; tuttavia, nonostante una (parzialmente) nuova classe politica, i modi di governare questo paese non sono cambiati: la corruzione è infatti all’ordine del giorno.

“Mafia Capitale” è solo l’ultimo sconcertante esempio di un’infinita sequela. Nonostante ciò, molti continuano a illudersi che un giorno arriverà un onesto, un puro a salvarci e continuano così ad affidare il proprio voto all’uomo della provvidenza di turno. Costoro non si rendono conto che quella del “puro” che un giorno ci salverà è la foglia di fico dietro la quale questa disgraziata classe politica continua a compiere malefatte. Di fronte a un sistema di questo genere non v’è infatti “onesto” che tenga. Con buona pace dei pasdaran del “tutto pubblico”, “tutto pubblico” significa “tutto nelle mani dei politici” i quali intercettano un mare di soldi, buona parte dei quali finiscono nello loro tasche. “È l’occasione che fa l’uomo ladro”, recita il proverbio. E lo Stato è la più ghiotta delle occasioni: fino a quando i politici continueranno a controllare aziende, banche, trasporti e lavori pubblici continueranno a rubare e a usare ciò che controllano come mezzo per garantirsi il consenso politico scaricando i loro disastri sulla fiscalità generale e cioè sul tartassato contribuente italiano che fa le spese di questo sistema criminale. Non abbiamo dunque bisogno di un “onesto” ma di un’ondata di privatizzazioni che spazzi via lo Stato dall’economia italiana che sta morendo asfissiata a causa di questo sistema. I privati normalmente tengono molto ad avere i bilanci in attivo. Non perché siano pignoli, perché altrimenti falliscono e vanno in rovina. Ai politici che controllano le aziende pubbliche invece di avere i bilanci in attivo, non frega nulla, perché tanto poi “paga Pantalone”, che nel caso specifico sono gli Italiani che lavorano davvero. Non è difficile da capire. Eppure il Movimento 5 Stelle che, con giusta ragione, accusa politici di essere “ladri” quando c’è stato da votare per la privatizzazione dell’acqua, si è schierato contro battendosi attivamente perché l’acqua rimanesse in mano ai “ladri” i quali infatti l’hanno aumentata dell’80% negli ultimi 10 anni. Fino a quando l’opposizione (o presunta tale) a questa classe politica scellerata sarà fatta da una massa di ignoranti, questo paese non avrà speranza e continuerà a marciare a grandi passi verso la bancarotta. Quando il default arriverà, perché arriverà se non si inverte drasticamente la marcia, sarà triste avere avuto ragione.

Riportiamo qui alcuni stralci del memoriale di Craxi; vi consigliamo di leggerli perché sembrano scritti ieri.

“Di finanziamenti non dichiarati ha certamente beneficiato gran parte della classe politica, ivi compresi quindi buona parte di coloro che in questi anni si sono messi le maschere e i panni del moralizzatore. Ce n’è in circolazione un numero notevole a rendere ancor più falsa e paradossale l’attuale situazione. Vi sono alcuni tra questi che lo hanno fatto sino a quando non sono stati smascherati. Altri lo continuano a fare, sino a quando, nonostante tutte le protezioni, non finiranno con il subire la stessa sorte di altri, com’è possibile e naturalmente auspicabile che avvenga, anche se ormai tanto materiale è finito in cavalleria e per riesumarlo occorrerebbero ricerche molto impegnate. men Il Psi partecipava a questa forma di finanziamento ricevendone vantaggi ma con caratteri e con un ruolo tuttavia assolutamente minore. Il complesso del sistema economico, a partire dalle sue entità maggiori e significative partecipava con l’erogazione diretta di mezzi finanziari e attraverso altre forme indirette di appoggi, ed anche nel campo dell’informazione, della pubblicità e dei servizi, al sostegno e anche allo sviluppo del sistema politico democratico e delle sue attività politiche, associative, culturali, formative, propagandistiche, elettorali. Parimenti il sistema economico esercitava sul sistema politico e sulle sue decisioni una azione di condizionamento che era maggiore o minore in relazione alla capacita’ ed alla forza di autorità e di autonomia dei diversi soggetti politici. Quando si trattava di decisioni che potevano avere effetto sull’attività produttiva o riguardavano programmi di enti sociali, veniva ricercata e spesso ottenuta anche l’influenza e l’accordo di interlocutori del mondo sindacale e sociale anche con contributi finanziari volti ed effettuati in questa direzione. In taluni casi, rappresentanze sindacali anche di livello nazionale ricevevano perciò, in forma diretta o indiretta, contribuzioni in forma periodica ed anche continuativa. Quindi l’ex segretario socialista esprime il suo giudizio sulle leggi per il finanziamento pubblico dei partiti che, dice: in realtà non riuscirono affatto a modificare di molto la situazione” poiché i partiti si trovavano sempre di fronte ad un aumento crescente dei fabbisogni e delle spese, mentre “i contributi dello Stato erano d’altra parte già in partenza del tutto inadeguati e per di più non indicizzati. La ricerca di mezzi finanziari per sostenere e alimentare le attività’ politiche in tutte le loro diverse espressioni, invece di ridursi era sollecitata ad allargarsi, sia ripercorrendo le vie consuete che individuandone di nuove. In questo modo finivano con l’ampliarsi anche aree contigue ed oscure entro le quali questa ricerca di mezzi finanziari, fatta in nome e per conto dei partiti, spesso si trovava ad agire in modo incontrollato e difficilmente controllabile. E, all’interno di aree oscure, diventava molto difficile impedire il diffondersi, in livelli diversi, di degenerazioni e di corruttele di molteplice natura”. Paradossalmente mentre da un lato si riduce e si isterilisce il ruolo associativo dei partiti, e quindi l’attività dei suoi membri, dall’altro tende ad aumentare il numero degli iscritti e si affaccia cosi’ il “mercato delle tessere”. Per anni, i partiti hanno dato mostra di aver regolato la materia del proprio finanziamento attraverso le leggi sul finanziamento pubblico dei partiti. Ma la realtà delle cose era ben diversa. Il finanziamento dei partiti ha sempre continuato a mantenere caratteri di irregolarità’ e di illegalità. Il finanziamento pubblico si riassumeva in una cifra complessiva che non aveva nessun rapporto con le dimensioni reali del problema che si proponeva di risolvere. Queste violazioni di legge, su cui in buona parte si e’ fondato poi il processo di criminalizzazione della democrazia repubblicana, definita come Prima Repubblica, avvenivano sulla base di una complicità’ e di un consenso pressoché unanime. Ne erano consapevoli certamente le maggiori cariche istituzionali dello Stato nelle quali si alternavano del resto personalità che a loro volta avevano ricoperto impegnative responsabilità politiche e partitiche”. Faccio solo l’esempio dell’ultimo presidente della Camera Napolitano, divenuto poi anche ministro degli Interni, che, avendo ricoperto per anni l’incarico di ministro degli Esteri del Pci, non poteva di certo non essere a conoscenza del fatto che le entrate del suo partito si componevano anche di flussi finanziari, provenienti dall’Urss e dai Paesi dell’impero comunista e che questi non figuravano certo nei bilanci di partito presentati al Parlamento. Faccio l’esempio del presidente del Senato, il defunto Spadolini, che avendo per anni diretto il Partito Repubblicano, non poteva non sapere che il suo partito non viveva solo delle quote degli iscritti e delle sottoscrizioni, e che ciò che si aggiungeva di straordinario non figurava puntualmente nei bilanci presentati al Parlamento. Faccio l’esempio dell’attuale presidente del Senato Nicola Mancino, tempo addietro presidente alla Camera e al Senato dei gruppi parlamentari della Dc, che in materia di conoscenza del sistema di finanziamento alla Dc, dei suoi gruppi e dei suoi parlamentari non era certo a digiuno. Sarebbe far torto alla sua intelligenza ed alla sua onestà. Faccio l’esempio dell’ex presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, eletto per tredici volte deputato della Democrazia Cristiana. Tredici campagne elettorali bastano e avanzano per capire come funzionavano le cose”. Nessuno, salvo forse, in qualche caso, qualche voce isolata in Parlamento e nel dibattito politico pubblico ha per anni, anzi per decenni aperto porte e finestre su di una questione tanto delicata. La questione era d’altra parte anche scottante e nessuno si e’ mai voluto scottare. Non e’ stata cosi’ denunciata con la forza necessaria l’anomalia, l’irregolarità, la illegalità complessiva della situazione. Sta di fatto che i partiti, pur presentando in Parlamento per decenni, bilanci che non corrispondevano al vero, e cioè bilanci falsi, non sono mai stati fatti oggetto da parte di nessuno di denunce per le loro gravi irregolarità. I partiti di opposizione di regola non denunciavano i partiti di governo ed i partiti di governo non denunciavano i partiti di opposizione. La complicità in questo senso era totale o quasi”. La democrazia repubblicana approvava il proprio modo di vivere, almeno in questo campo si assolveva per le violazioni sulla legge del finanziamento e pur essendo consapevole delle irregolarità del sistema preferiva andare avanti per quella strada piuttosto che por mano ad una legislazione più consona tanto eventualmente nel senso di contributi pubblici più adeguati, che nel senso di una maggiore libertà nella raccolta di fondi volontari che in direzione di un più efficace ed effettivo sistema di controlli. Su questo stato di cose è stato avviato, organizzato, sviluppato ed esteso a tutto il Paese un progetto di criminalizzazione strumentale, che ha manipolato e mistificato la realtà dei fatti. Allora a questo punto mi chiedo come sia possibile credere o far credere che la magistratura ed altri apparati dello Stato ignorassero ciò che avveniva anche sotto i loro occhi, non nel caso di una particolare stagione, ma addirittura nel corso di decenni. C’è da chiedersi come sia stato possibile che mentre per bocca della stessa magistratura questa pratica veniva definita ‘notoria e costante’, contemporaneamente non veniva promossa l’azione penale per le violazioni della legge sul finanziamento dei partiti. Ciò che e’ singolare invece e’ che improvvisamente, in forme violente e anche e soprattutto discriminatorie, si siano scoperchiate parti significative del sistema di finanziamento illegale dei partiti e delle attività politiche, e si sia dato vita ad un processo di criminalizzazione con ritmi crescenti, seguendo sovente cadenze proprie di una orologeria politica, con particolare accanimento diretto soprattutto in alcune direzioni, mentre ad altre veniva riservato un trattamento ben diverso e molte venivano sottaciute, ignorate o addirittura sfacciatamente oscurate e protette. Il trionfo della regola dell’ingiustizia consistente nell’uso di due pesi e due misure”. Nel 1989 il Parlamento varò un’amnistia, nella quale fu fatto comprendere il finanziamento illegale alla politica. Dice in proposito Craxi: L’amnistia non incontro’ di certo forti ostacoli. Passò diritta filata, alla chetichella e sembra neppure con un voto di aula ma addirittura con un voto in Commissione. Una amnistia lampo. Parliamo di qualcosa che e’ diventata invece, dopo d’allora, solo a nominarla, una specie di peccato mortale, di offesa alla civiltà del diritto, di scandalosa distorsione della giustizia. Non ci furono allora alti lai di eguale natura. La piazza non si scompose, i palazzi non si scomposero, i grandi moralizzatori di professione non entrarono in campagna. Il colpo di spugna invece ci fu. Fu rapido, efficace, risolutivo. Il grande crimine riguarda invece allora gli anni ’89-’92. Incredibile ma vero. Spesso e’ dalla categoria degli amnistiati dell’89 che vengono poi i censori più spietati e i demagoghi più sfacciati”.

21 GENNAIO 2000: FUNERALI DI BETTINO CRAXI A TUNISI

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