Voluto con forza da Mussolini, l’attacco all’Etiopia e la successiva occupazione furono tra le peggiori nefandezze commesse dal regime fascista. La guerra si concluse, dopo sette mesi di combattimenti caratterizzati anche dall’impiego massiccio di armi chimiche da parte italiana, con l’invasione totale del territorio etiope e con l’assunzione della corona imperiale da parte di Vittorio Emanuele III, il 9 maggio 1936. Peraltro le ostilità non cessarono con la fine delle operazioni di guerra convenzionali ma si prolungarono con la crescente attività della guerriglia etiope dei cosiddetti arbegnuoc (“patrioti”) e con le dure misure repressive attuate dall’Italia. Oltre all’uso dei gas tossici, la lista dei crimini commessi dagli Italiani nel corno d’Africa appare interminabile. Il 19 febbraio del 1937 ad Addis Abeba, alcuni patrioti locali tentarono di uccidere il generale Rodolfo Graziani, comandante in capo delle operazioni militari italiane. L’attentato fallì ma la reazione degli occupanti italiani fu draconiana e sanguinaria. Mentre Graziani, ferito, veniva portato all’ospedale, i carabinieri scatenarono il finimondo per le strade di Addis Abeba sparando a raffica contro i mendicanti e la folla uccidendo centinaia di persone innocenti. Subito dopo le autorità fasciste italiane in loco ordinarono alla comunità italiana di Addis Abeba di vendicare Graziani alla maniera squadrista: alcune migliaia di abitanti furono uccisi per strada senza distinguere vecchi e ragazzi. Migliaia di tucùl (capanne di argilla e paglia) vennero bruciati e gli abitanti sterminati quando uscivano. Lo scempio durò tre giorni con l’avallo di Graziani (che nel frattempo si era risvegliato in ospadale) e Mussolini da Roma. In Italia naturalmente non si seppe nulla.
I massacri non finirono qui:
– 4000 etiopi furono portati in improvvisati campi di concentramento in Etiopia
– furono ammazzati un migliaio di cantastorie che nei mesi precedenti avevano predetto la fine del dominio italiano
– furono deportati in Italia circa 200 notabili della comunità etiope della capitale / distruzione al fine di distruggere l’intellighenzia etiope
– furono uccisi in massa i religiosi cristiano-copti del monastero di Debra Libànos ritenuto a torto il cuore dell’attentato a Graziani. Nel maggio dello stesso anno furono fucilati i monaci ma anche i giovani diaconi del monastero (in tutto 450). Altre ricerche fanno salire il numero di fucilati tra 1423 a 2033 con l’uccisione di religiosi di altri monasteri.