14 Marzo 2008 – Tibet: L’esercito Cinese spara sui monaci manifestanti; decine i morti. Il ricordo di quei tragici fatti.

 

dalai

Lhasa, la capitale tibetana è in fiamme. La polizia militare, intervenuta in forze per mettere a tacere le proteste indipendentiste  spara sui manifestanti, monaci e laici tibetani, ferendone un numero imprecisato. Testimoni hanno detto di aver visto persone in borghese su delle automobili sparare sulla folla, e hanno descritto strade “piene di sangue”. La stessa agenzia Nuova Cina – ma solo nella sua edizione in inglese – ha confermato che “ci sono dei feriti, che sono stati ricoverati in ospedale” dopo che testimoni avevano riferito di aver udito numerosi colpi di arma da fuoco. Le proteste sono iniziate intorno alle dieci locali della mattina, quando centinaia di monaci del piccolo monastero di Ramoche, nel centro di Lhasa e non lontano dal Barkor, la passeggiata sacra che gira intorno al tempio di Jokhang, hanno dato vita ad una manifestazione inneggiando al Dalai Lama, il loro leader spirituale che vive in esilio dal 1959. Testimoni hanno raccontato che erano presenti pochi agenti di polizia, che non sono riusciti ad impedire a numerosi civili di unirsi ai monaci. Il grosso delle forze della polizia militare – il corpo addetto al controllo dell’ordine pubblico – è arrivato intorno alle 11:30, sparando gas lacrimogeni e attaccando i manifestanti con bastoni. Alcuni dei presenti hanno reagito e presto i disordini si sono estesi al vicino mercato di Tromisikhang, dove sono stati attaccati e dati alle fiamme negozi appartenenti ai cinesi. Le fiamme si sono presto estese ad altre parti del mercato. Le violenze sono proseguite almeno fino alle 16:30 locali, secondo testimoni. Anche due automobili della polizia militare sono state rovesciate e date alle fiamme. L’ondata di proteste, la più estesa dal 1989, quando l’allora segretario del Partito Comunista del Tibet e oggi presidente cinese Hu Jintao impose la legge marziale,era iniziata qualche giorno prima con una manifestazione nel monastero di Drepung, pochi chilometri fuori dalla città. Il giorno successivo sono stati i monaci di Sera, un altro monastero poco fuori dalla capitale, a dare vita ad una mafestazione di protesta nel centro di Lhasa, nei pressi del Barkor. Lunedì 10 marzo, anniversario della rivolta anticinese del 1959 che si concluse con la fuga in India del Dalai Lama, proteste si sono verificate anche nelle aree a maggioranza tibetana delle province del Gansu e del Qinghai (la regione che i tibetani chiamano Amdo).

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