Solo qualche mese prima che le tre caravelle di Cristoforo Colombo veleggiassero verso le Americhe ed approdassero fortunosamente a San Salvador, in Spagna si consumava una delle più grandi deportazioni della storia.
Il 1492 infatti non fu solo l’anno della scoperta dell’America e della conquista di Granada (che metteva fine ad una presenza musulmana durata sette secoli) ma anche quello della cacciata degli ebrei sefarditi dalla Spagna dei Reyes Catolicos Ferdinando I d’Aragona e Isabella di Castiglia i quali con il famigerato “decreto dell’Ahlambra” (nella foto) decretano l’espulsione delle comunità ebraiche dai regni spagnoli e dai loro possedimenti a partire dal 31 luglio di quello stesso anno. L’editto rendeva obbligatoria la conversione degli ebrei alla religione cattolica, mentre disponeva l’espulsione per coloro che non si fossero convertiti. Il decreto andò ad incrementare le comunità ebraiche del Maghreb (soprattutto Marocco ed Algeria e in misura minore anche quelle della Tunisia), dell’impero ottomano e delle regioni meridionali dell’Europa. “Tutti gli esuli di Gerusalemme in Spagna lasciarono questa contrada maledetta il quinto mese dell’anno 5252, ovvero il 1492, e furono dispersi verso i quattri angoli della terra”. A raccontarlo, nel 1560, è il grande storico ebreo Joseph Ha-Cohen che nel suo libro ‘Emeq ha-bakha, ‘La Valle di Lacrime’, riporta i terribili avvenimenti di quegli anni. “Gli ebrei – racconta Joseph Ha-Cohen – fuggirono lì dove il vento li portava, ovvero in Africa, in Asia, in Grecia e in Turchia. Patirono sofferenze inaudite e dolori acuti, i marinai genovesi li maltrattarono. Creature sfortunate morivano di disperazione lungo la strada: i musulmani le sventrarono per estrarre dalle loro interiora l’oro che esse avevano ingoiato per nasconderlo. Ce ne furono alcuni che morirono consumati dalla peste e dalla fame. Altri furono abbandonati nudi dai capitani dei vascelli in isole deserte. Altri ancora venduti come schiavi nel porto di Genova o in altre città che le dovevano obbedienza”. Secondo alcuni storici tra gli 80mila e i 120 mila ebrei furono espulsi dalla Spagna dopo la conquista del Sultanato di Granada nel Gennaio 1492 e la conseguente proclamazione del Decreto dell’Alhambra firmato il 31 Marzo successivo. Altri studiosi parlano addirittura di 300 mila espulsioni nel periodo che va tra il Maggio ed il Luglio del 1492. Coloro che restarono sul suolo iberico (circa 80 mila) furono costretti ad abbracciare la religione cristiana (i cosiddetti conversos) e i loro discendenti passarono alla storia come ‘Nuovi Cristiani’. Inzialmente gli ebrei sefarditi fuggirono in Navarra e in Portogallo ma anche qui, a seguito della proclamazione di un editto il 5 Dicembre del 1496, furono cacciati o costretti a convertirsi di forza al cristianesimo. Molti ebrei sefarditi, salpando da Valencia e Barcellona e facendo scalo a Genova, trovarono rifugio presso i possedimenti dell’Impero Ottomano dove il sultano Bayezid II li accolse e li protesse con un decreto ad hoc (si puniva con la pena di morte chiunque facesse violenza o uccidesse membri delle comunità ebraiche). Grazie alla tolleranza dei sultani ottomani, fiorenti comunità di ebrei sefarditi cacciati dalla Spagna proliferarono a Patrasso, Tebe, Costantinopoli, Nicopoli, Tokat, Smirne, Salonicco dove sorsero diverse sinagoghe e yeshivot che saranno chiamate di volta in volta ‘Aragona’, ‘Catalogna’, ‘Navarra’ in ricordo delle regioni da cui provenivano gli esuli. La fiorente comunità di Salonicco prenderà addirittura il nome di Guerouch Sefarad ovvero “Espulsione di Spagna”, un nome emblematico e carico del dolore dell’espulsione dalla terra in cui avevano vissuto per secoli. Altri gruppi di ebrei sefarditi fuggirono in Terra Santa, a Gerusalemme e Safed in Galilea, altri ancora in Algeria (Algeri, Costantine, Mostaganem, Ténès, Tlemcen) o in Marocco (Fez, Meknès, Tangeri, Tétouan, Rabat). Qui le comunità sefardite si mescolarono con le comunità ebraiche più antiche dando vita alla Hakitia, una variante della lingua castigliana mescolata con termini ebraici ed arabi. In Italia molti ebrei sefarditi fuggirono verso Roma e Venezia dove esistevano già fiorenti comunità ma anche verso Napoli, Ferrara, Genova, Ancona ed in particolar modo Livorno e Pisa. Qui nel 1593 il Granduca di Toscana Ferdinando I de’ Medici promulgò la famosa Costituzione Livornina che garantiva libertà di culto, annullamento dei debiti per almeno 25 anni ed un regime doganale vantaggioso per le esportazioni, assicurando anche libertà di esercitare un qualsiasi mestiere per tutti coloro che sceglievano di vivere a Pisa o a Livorno.
Sarebbe bello se imparassimo qualcosa dalla storia…