Un incendio di dimensioni modeste scoppiato all’alba nei laboratori di panificazione reali si trasformò in una delle più grandi tragedie della storia della capitale britannica. Spinto dalla “Gale” un fortissimo vento che spirava da est, il fuoco si sparse a macchia d’olio e nel volgere di tre tragici giorni distrusse 13.200 abitazioni, 89 chiese parrocchiali, 6 cappelle, 44 Company Hall, la Royal Exchange, la dogana, la Cattedrale di Saint Paul, la Guildhall, il Bridewell Palace e altre prigioni cittadine, la Session House, quattro ponti sul Tamigi e sul Fleet, e tre porte della città. Il numero di vite perse nell’incendio non è conosciuto, anche se tradizionalmente viene ritenuto abbastanza piccolo.Molti degli edifici di Londra all’epoca erano costruiti con materiali combustibili, ma ben resistenti al fuoco, come il legno strutturale, a cui però venivano accostati altri materiali altamente combustibili, come la paglia. Le scintille che partivano dal negozio del fornaio ricaddero sulle costruzioni adiacenti. Spinto da un fortissimo vento, una volta innescato, l’incendio cominciò a diffondersi. Ma la diffusione del fuoco fu aiutata fondamentalmente dal fatto che gli edifici erano costruiti troppo vicini l’uno all’altro, con solo stretti vicoli tra loro. Inoltre, in quell’epoca, nel 1666 Londra andava appena riprendendosi dalla peggiore pestilenza della sua storia. Anche questo influì in maniera negativa sul propagarsi dell’incendio. Molte case erano sfitte, o perché i suoi abitanti erano morti o perché si erano trasferiti altrove per cercare riparo dall’epidemia. È facile capire che pochi erano gli abitanti che si preoccuparono immediatamente di spegnere le fiamme in quelle case vuote e sfitte. In secondo luogo la peste, riducendo il numero degli abitanti, aveva ridotto anche quello delle persone in grado di combattere contro le fiamme, diminuendo il numero di volontari che, dai quartieri non coinvolti nell’incendio, puntavano ai quartieri in fiamme. L’incendio mise in evidenza anche la drammatica inadeguatezza delle autorità cittadine nel fronteggiare l’evento. La ricostruzione fu tuttavia piuttosto rapida ed efficace e cambiò per sempre il volto di Londra. Due commissioni, di tre membri ciascuna, vennero incaricate della ricostruzione della città. Una, nominata dal Re, aveva a capo l’architetto Christopher Wren, l’altra, nominata dalle autorità cittadine, includeva Robert Hooke. Vennero costruite 51 nuove chiese, compresa la nuova Cattedrale di St. Paul, per cui occorsero ben 35 anni. 9000 nuove case presero il posto di quelle bruciate. Fu creata una nuova forza lavoro, composta da emigranti provenienti dai territori oltre la Manica, che si stabilirono nelle zone di Spitalfields e Tower Hamlets, e nuove attività fiorirono, grazie all’impiego di nuovi materiali nelle costruzioni. Venne progettato e costruito da Christopher Wren e Robert Hooke un Monumento al grande incendio di Londra, chiamato semplicemente “The Monument”, che fu posto accanto al luogo dove iniziò l’incendio, in prossimità dell’estremità nord del London Bridge.