18 MAGGIO 1976: “GUERRA SUCIA” IN ARGENTINA

Massera

Si accentua il clima di terrore in Argentina dopo il colpo di Stato; vengono ritrovati centoventisei cadaveri crivellati da raffiche di mitra; le persone sequestrate e scomparse (desaparecidos) salgono a diverse centinaia. Questa serie di orribili stragi si inseriscono nella cosiddetta “guerra sucia” (guerra sporca, un programma di repressione violenta attuato in Argentina con lo scopo di distruggere la cosiddetta “sovversione”, rappresentata dai gruppo guerriglieri marxisti o peronisti attivi in Argentina dal 1970, ed eliminare in generale qualunque forma di protesta e di dissidenza nel paese presente nell’ambiente culturale, politico, sociale, sindacale e universitario. La brutale campagna repressiva ebbe il suo momento culminante tra il 1976 e il 1979 e venne condotta in segreto, al di fuori di ogni controllo legale, da una serie di corpi speciali e di unità “antisovversive” costituite dalle forze armate e dalla polizia federale, secondo i programmi pianificati e attuati dalla Giunta militare argentina del cosiddetto Processo di riorganizzazione nazionale, capeggiata dal generale Jorge Rafael Videla e dai suoi successori, generali Roberto Eduardo Viola, Leopoldo Galtieri e Reynaldo Bignone. Essa fu caratterizzata dalla massiccia violazione dei diritti umani e civili nei confronti della popolazione con l’utilizzo di metodi quali la privazione della libertà senza procedimenti giudiziari, la detenzione in luoghi segreti adibiti controllati dalle forze armate, la tortura, gli omicidi e le sparizioni; durante questo periodo, oltre alle migliaia di persone incarcerate, vi furono circa 2.300 omicidi politici e circa 30.000 persone scomparvero (desaparecidos), delle quali circa 9.000 accertate dalla Comisión Nacional sobre la Desaparición de Personas. Nella foto: l’ammiraglio Emilio Eduardo Massera e il generale Jorge Rafael Videla, i capi della giunta militare.

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