In risposta alla tassa inglese sul sale, che colpisce pesantemente gli strati sociali più poveri dell’India, Gandhi organizza e guida quella che resterà nella storia come “la marcia del sale”, episodio emblematico della crociata nonviolenta portata avanti dal Mahatma. La marcia durata 24 giorni copre a piedi una distanza di 200 miglia e porta la protesta pacifica direttamente nelle saline, presidiate dalla polizia inglese. Partono in 78; arrivano in diverse migliaia. Quando all’esercito giunge l’ordine di sparare sulla folla, gli ufficiali si rifiutano. La “marcia del sale” si concluderà con l’arresto di più di 60.000 persone, tra cui Gandhi, condannato a 6 anni, e moltissimi membri del Congresso L’episodio molto più simbolico che deleterio per il monopolio britannico sul sale fece tuttavia segnare un successo per l’indipendentismo indiano in quanto suscitò molto scalpore. Perfino i giornali britannici ne diedero notizia facendo virare l’opinione pubblica inglese nettamente a favore delle ragioni indiane.La sera prima della partenza della marza, il 12 marzo, Gandhi parlò di fronte a migliaia di persone invitando a continuare a lottare senza mai ricorrere alla violenza. Questo memorabile discorso del Mahatma è un inno alla libertà e alla non violenza contro l’oppressione statalista attuata mediante le tasse e la coercizione. Eccone gli stralci più significativi:
È necessario che non si manifesti neppure una parvenza di violenza anche dopo che noi saremo stati arrestati. Noi abbiamo fermamente deciso di far ricorso a tutte le nostre risorse per portare avanti una lotta esclusivamente nonviolenta. Nessuno deve consentire che l’ira lo faccia deviare da questa via. (…). La disobbedienza civile alle leggi sul sale dovrà essere iniziata dovunque ve ne sarà la possibilità. Tali leggi possono essere violate in tre modi. E’ una violazione delle leggi produrre sale dove vi è la possibilità di farlo. E’ una violazione delle leggi anche il possesso o la vendita di sale di contrabbando (che comprende anche il sale naturale e minerale). Incorrono nei rigori della legge anche i compratori di questo sale. Asportare i depositi di sale naturale che si trovano sulle rive del mare costituisce un’altra violazione delle leggi, come pure la vendita del sale così ottenuto. In breve, per violare il monopolio sul sale, si può scegliere uno qualsiasi di questi modi. (…). Oltre alle cose dette possono esserne fatte molte altre, Si possono picchettare gli spacci di liquori e i negozi di tessuti stranieri. Se si possiede la forza necessaria, ci si può rifiutare di pagare le tasse. Gli avvocati possono sospendere di esercitare la loro professione. La gente può boicottare i tribunali astenendosi dal chiamare chiunque in giudizio per delle controversie private. I dipendenti dello stato possono dimettersi dai loro posti. In mezzo alla disperazione che regna intorno a loro, alcune persone tremano al pensiero di perdere il loro impiego. Ma qual è la causa di questa disperazione? Nel paese il numero dei dipendenti dello stato non supera le poche centinaia di migliaia. Che ne è di quelli che non possono essere assunti? Che devono fare? Anche la libera India non sarà in grado di dar lavoro ad un gran numero di dipendenti dello stato. Un funzionario distrettuale nell’India indipendente non avrà a disposizione il numero di subordinati di cui oggi dispone. Dovrà fare da solo. Come può un paese povero come l’India permettersi di fornire ad un funzionario distrettuale tanti impiegati diversi per ogni singolo compito, come l’ordinamento delle pratiche, i lavori di pulizia o lo sbrigo della corrispondenza? I milioni di indiani che soffrono la fame non possono assolutamente permettersi queste enormi spese. Dunque, se possedessero abbastanza sensibilità, i dipendenti dello stato abbandonerebbero i loro impieghi, fossero essi giudici o semplici uscieri. Forse per un giudice può essere difficile abbandonare il suo posto, ma che difficoltà può esistere per un usciere? Questo può guadagnare dovunque di che vivere con un onesto lavoro manuale. Questa è la soluzione più facile del problema della libertà; è necessario che tutti coloro che in un modo o nell’altro collaborano con il governo, pagando le tasse, detenendo delle cariche, mandando i loro figli alle scuole statali eccetera, rifiutino la loro collaborazione al governo completamente o quanto più è loro possibile. Si possono ideare anche altri metodi per non collaborare con il governo. Inoltre vi sono delle donne che sono in grado di partecipare spalla a spalla con gli uomini a questa lotta. Queste sono le mie volontà. E’ l’unico messaggio che desideravo lasciarvi prima di iniziare la marcia o di essere imprigionato. Mi auguro che non vi sia alcuna interruzione e alcun abbandono della guerra che comincerà domani mattina, o anche prima, se sarò arrestato prima di allora. Attenderò con ansia la notizia che per ognuno dei miei compagni arrestati dieci nuovi volontari hanno preso il loro posto. Io credo fermamente che in India vi siano uomini in grado di portare a termine l’opera che oggi io inizio. Ho fede nella giustezza della nostra causa e nella purezza dei nostri mezzi, E quando i mezzi sono puri, non può mancare la benedizione di Dio. E quando si uniscono questi tre elementi, la sconfitta è impossibile. Un satyagrahi (messaggero della verità, ndr), sia esso libero o imprigionato, riesce sempre vittorioso. Egli viene vinto soltanto quando abbandona la verità e la nonviolenza e cessa di dare ascolto alla voce interiore. La causa della sconfitta di un satyagrahi, dunque, può risiedere soltanto nel satyagrahi stesso. Dio benedica voi tutti e sgomberi la nostra via da ogni ostacolo nella lotta che inizierà domani. Sia questa la nostra preghiera.
Nella foto Ghandi si china a raccogliere il sale in segno di protesta al termine della marcia.