Una versione a pastello della più celebre opera dell’artista norvegese, viene battuta a un’asta a New York per 120 milioni di dollari. Si tratta del record assoluto per una vendita all’incanto. Realizzato nel 1893 su cartone con olio, tempera e pastello, come per altre opere di Munch è stato dipinto in più versioni, quattro in totale; le altre tre versioni sono attualmente alla Galleria Nazionale di Oslo. Sono state oggetto di numerosi furti, ma sono sempre state recuperate. Questo è senz’altro il quadro più celebre di Munch ed, in assoluto, uno dei più famosi dell’espressionismo nordico. In esso è condensato tutto il rapporto angoscioso che l’artista avverte nei confronti della vita. Lo spunto del quadro lo troviamo descritto nel suo diario:
Camminavo lungo la strada con due amici
quando il sole tramontò
il cielo si tinse all’improvviso di rosso sangue
mi fermai, mi appoggiai stanco morto a un recinto
sul fiordo nerazzurro e sulla città c’erano sangue e lingue di fuoco
i miei amici continuavano a camminare e io tremavo ancora di paura
e sentivo che un grande urlo infinito pervadeva la natura.
Lo spunto ispiratore dell’Urlo è dichiaratamente autobiografico: nell’uomo in primo piano è ritratto l’artista stesso. La potenza della scena conferisce tuttavia all’opera un significato universale, sempre attuale. È l’essere umano, lo Spirito dell’Uomo che grida la sua angoscia di vivere, un grido sordo, doloroso, disperato. L’uomo è rappresentato in maniera visionaria, è un fantasma, indefinito, molle: la testa è completamente calva come un teschio; gli occhi hanno uno sguardo allucinato e terrorizzato, il naso è quasi assente, la bocca si apre in un vuoto nero, è dilatata in modo innaturale. Le onde sonore del grido mettono in movimento tutto il quadro: vibrano dal corpo dell’uomo al paesaggio e al cielo. La composizione è impostata lungo la diagonale tracciata dalla linea del ponte, in apparente e voluto disequilibrio, a voler sottolineare la mancanza di un punto di appoggio fermo, sicuro, stabile. Restano diritti solo il ponte e le sagome dei due uomini sullo sfondo: elementi sordi e impassibili all’urlo, indifferenti, espressione della falsità dei rapporti umani.Sono gli amici del pittore, incuranti della sua angoscia, a testimonianza della falsità dei rapporti umani. L’urlo di questo quadro è una intesa esplosione di energia psichica. È tutta l’angoscia che si racchiude in uno spirito tormentato che vuole esplodere in un grido liberatorio. Ma nel quadro non c’è alcun elemento che induca a credere alla liberazione consolatoria. L’urlo rimane solo un grido sordo che non può essere avvertito dagli altri ma rappresenta tutto il dolore che vorrebbe uscire da noi, senza mai riuscirci. E così l’urlo diviene solo un modo per guardare dentro di sé, ritrovandovi angoscia e disperazione.
Tratto da: http://www.francescomorante.it/pag_3/305fa.htm