“Un uomo tranquillo” di Hans Petter Moland (2019)

Eh no, ci dispiace.
Abbiamo letto le critiche al film, in genere schifiltose e con mignolo alzato; invece dobbiamo dire che l’abbiamo goduto al punto da vederlo due volte di seguito.
E non, come a volte ci capita, perché la prima volta non avevamo colto bene la trama ma proprio per il piacere di rivederlo e di gustarlo di nuovo.

Sarà che ci piacciono le nevi perenni e i climi nordici, sarà che la sequenza di morti ci ha deliziato fino alla fine, fatto sta che qui, niente storie, siamo in presenza di un gran racconto e di uno che sa quel che fa.

Togliamoci il cappello e raccontiamo la storia.

Nels Coxman (Liam Neeson), un autista di spazzaneve che si guadagna la giornata sgombrando le strade attorno alla fittizia cittadina di Kehoe, nel cuore del Colorado, è un cittadino modello, un padre amorevole ma impegnato nel lavoro, e soprattutto un uomo che non farebbe del male a nessuno. Quando però suo figlio viene trovato morto a causa di una overdose di eroina Coxman si trasforma in uno spietato vendicatore.
Scoperto da tale Dante che i responsabili sono i membri della gang del “Vichingo”, boss della droga locale, Coxman comincia dal basso il suo cammino di vendetta, rintracciando prima l’esecutore materiale della morte del suo ragazzo e risalendo poi la catena di comando, scatenando nel mentre un’altra storia parallela di sangue, droga e vendetta con una tribù indiana del posto.

Questa la storia.  Di momenti che rendono il racconto godibile, brani di humor nerissimo, ce ne sono fin da subito, da quando per esempio il montacarichi dell’obitorio cigola e cigola per un interminabile minuto prima di portare la lettiga a livello; o quando la poliziotta si fa mandare le informazioni per email promettendo un incontro galante e finge un terremoto per chiudere la conversazione una volta ottenuto il suo scopo.
O i corpi gettati dalla cascata avvolti nella rete da pollaio, in modo che i pesci possano cibarsene.
O i cartelli che segnalano le morti, suddividendo il film in capitoli, in cui una croce latina o una stella di David o altri simboli accompagnano un nome come un necrologio.

I critici paragonano quest’opera di Moland a un Tarantino minore e non si rendono conto che invece è ben superiore. Perché è uno humour freddo, cinico, tagliente, da risata a denti stretti. Perché le battute non sono telefonate ma devono essere estratte dal racconto a partire da nulla o quasi, per il massimo godimento intellettuale. La massima economia per la massima soddisfazione.
E se in un film di Tarantino abbiamo personaggi più che persone e le storie sembrano vivere in un mondo di generi, qui storie e personaggi sono reali, vivono e soffrono e sono veri.

Altro accostamento, immediato, ai fratelli Cohen. Le immense vastità innevate e il freddo eterno richiamano Fargo, senza dubbio, ma anche qui scatta la scintilla e la poliziotta, che è chiarissimamente ispirata alla figura di Marge Gunderson, interpretata da Frances McDormand, non ne è solo la colta e allusiva citazione ma vive di vita propria e il richiamo, esplicito, serve a vestirla con poche battute di una personalità già intera e complessa.

Niente in questo film è regalato. Lo spettatore deve estrarre e completare i suggerimenti, se ne è capace. Lo spettatore dev’essere all’altezza del film e non viceversa. Il tutto al servizio di una storia alla quale il volto intagliato di Liam Neeson fornisce la cifra del dolore e della volontà di vendetta.

Senza voler fare pedantemente del genere Moland fa un meraviglioso film western: niente polizia, niente autorità, la morte di un figlio vuole la morte dell’altro figlio, ci sono gli indiani e il tutto nelle immense distese dove l’uomo fa i conti con sè stesso e il suo onore.

Questo articolo ha 2 commenti.

  1. Roberto ti superi ogni volta che descrivi un film. Io non solo ho goduto questo film dall’ inizio alla fine, ma anche questa tua recensione.
    Questo film decisi con entusiasmo di andare a vederlo perché qualche anno fa ..potrebbe essere uno come quattro non ricordo..avevo gia visto con immenso stupore,e sorpresa, un film eccezionale e che non mi aspettavo tale.
    Era lo stesso film. Probabilmente L’ originale, nel senso che questo dovrebbe essere il rifacimento statunitense o prodotto in America, dato che il primo era Scandinavo
    Non ricordo il titolo ne il regista ma ricordo tutto il film. E vedere questo era come canticchiarsi quella canzone bellissima e emozionante che sai già e non ti annoia pure se la sai a memoria ti sembra nuova
    Il paragone non rende molto ma volevo dire che nonostante lo conoscessi mi divertiva moltissimo e mentre scorreva mi sembrava strabiliante pure se sapevo come andava a finire, perche il vestito nuovo che aveva era elettrizzante.
    In verità la fattura di questo secondo è bellissima come le grandi produzioni possono fare e aggiunge fascino alla storia. Il primi era nudo e crudo. Il protagonista non era avvenente come Liam ne tantomeno la moglie. Tutto era ..non so dire come, ma piu`cupo . Lo humour nero però era alle stelle anche in quello. La parte del capo della Mafia degli spacciatori,il belloccio psicopatico, nel primo film aveva vette di surrealta ` divertentissima. Era fissato con le centrifughe.. va che non ti svelo nulla, anzi spero riuscirai a trovarlo e a vederlo. Merita.

    Ps: in verita io sono di natura impressionabile. Poco tempo fa non riuscivo a vedere film con scene truci di sangue. Pensa che quando vidi Pulp fiction (!) A trent’ anni stavo malissimo, per dirti, e nella scena in cui si alludeva alla tortura dovetti andarmene . Invece adesso mi piacciono molto i films davvero belli a prescindere dalla presenza di violenza o meno. Riesco a vederla innanzitutto come provocazione e la elaboro meglio. Ah, e poi sono d’ accordo..Tarantino sara` pur bravo ma questo film Northern, o rifacimento alla Western come hai detto bene tu, lo supera.
    E tu ti superi sempre perché descrivi le impressioni che ho , ma che non sono capace, come te ,di tradurre in parole
    Grazie

  2. Grazie a te del commento

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