SCIACK! IL DITO NELL’OCCHIO AL CINEMA. “Race – Il colore della vittoria” di Stephen Hopkins

jesse-owens

di Roberto Bolzan

Jesse Owens vinse quattro medaglie d’oro alle Olimpiadi di Berlino del 1936. Il Fürer si rifiutò di stingergli la mano perché era nero. Questa è la storia che tutti conoscono.

L’inizio è interessante, con un grande uso di primi piani ravvicinati che  promettono bene.

Siamo alle soglie della Seconda Guerra Mondiale.  La federazione olimpica americana discute sulla partecipazione alle olimpiadi a causa delle restrizioni che la Germania di Hitler vuole imporre sulla partecipazione di atleti ebrei e di colore. Avery Brundage (Jeremy Irons) ha il ruolo di mediatore ed ottiene il benestare da Göbbels in cambio della partecipazione degli Stati Uniti ai giochi. Questa è favorita da una tangente mascherata da consulenza che permetterà in seguito il ricatto nei confronti della federazione stessa, che obbligherà gli atleti ebrei a non correre la staffetta. Owens la correrà e con questa otterrà la quarta medaglia d’oro ed il record mondiale di medaglie vinte in un olimpiade, che rimarrà suo per decenni.

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