SANITA’ IN ITALIA. UNA STORIA SECOLARE TRA SALUTE E OPPORTUNISMO. 3° puntata

chirurgia primi 1900
chirurgia primi 1900

 

di Andrea Babini

3) Da Giolitti al Fascismo
La riforma laicista di Crispi, in realtà, non ebbe esiti cosi profondi come il suo fautore si prefiggeva; anche durante i primi due decenni del ‘900, tutta una serie di esigenze pratiche e interessi localistici avevano allentato la rigida applicazione della legge e di fatto gli ordini religiosi (in particolare le suore) non erano mai usciti dalla gestione e dall’operatività degli ospedali. E questa “inversione di tendenza” si accentuò con l’avvento del fascismo.
Con l’andar del tempo anche in campo farmaceutico l’impianto crispino venne abbandonato; come già anticipato esso non prevedeva alcuna “condotta” farmaceutica, cioè non era previsto alcun sostegno pubblico a chi non potesse comprare i medicamenti. La mancanza di una regolamentazione territoriale del servizio provocò nell’arco di un ventennio una elevatissima concentrazione di farmacie nelle grandi città o nei centri altamente popolati ed il parallelo abbandono dei centri a bassa densità di popolazione. D’altro canto la necessità di contenere alcune epidemie molto aggressive con il diffuso uso di farmaci di nuova generazione aprì la strada a forme di rimborso di farmaci da parte delle casse pubbliche a chi non poteva permetterseli. Dopo aver preso atto, con alcune inchieste svolte negli anni Ottanta dell’Ottocento, della terribile situazione igienico-sanitaria della popolazione, vennero promulgati atti orientati a raggiungere i luoghi sprovvisti di farmacie, dove il prefetto «potrà rendere obbligatorio l’impianto di un ‘armadio farmaceutico’ da custodirsi ed esercitarsi dal medico condotto» a spese del comune e a «somministrare ai poveri anche i medicinali, se ed in quanto a tale somministrazione non sia già provveduto o non si debba provvedere da opere pie, o con altri mezzi o in virtù di altre leggi» (l. 21 dic. 1899 nr. 474).

Infermiere radiologia 1918
Infermiere radiologia 1918
insulina 1920
insulina 1920

Parte importante di questo sforzo fu la lotta alla malaria endemica e assai virulenta in Italia, e in particolare grande rilevanza ebbe il chinino, l’alcaloide estratto dalla corteccia di china. Lo Stato diventò fornitore e produttore di chinino a prezzo calmierato: con la legge Celli (23 dic. 1900 nr. 505), il ministero delle Finanze fu autorizzato «a vendere al pubblico l’idroclorato, il solfato e il bisolfato di chinino col mezzo dei farmacisti e delle rivendite di privative; e, a tale scopo, ad acquistare direttamente dai produttori o far acquistare la materia prima e far fabbricare il chinino stesso» La legislazione venne in seguito integrata dalla decisione di distribuire gratuitamente il chinino «ai coloni e agli operai» nelle zone malariche.
Nel 1913, con la riforma Giolitti (Legge del 22 maggio 1913, n. 468), si afferma il principio che l’assistenza farmaceutica alla popolazione, e quindi l’esercizio della farmacia, è un’attività primaria dello Stato, esercitata direttamente dallo stesso attraverso gli Enti locali (comuni), oppure delegata a privati per l’esercizio, in regime di concessione governativa. Si passa, quindi, da un diritto di natura patrimoniale ad un diritto di natura ordinaria: l’esercizio farmaceutico è una concessione governativa “ad personam”, ottenuta attraverso concorso pubblico, per esami, senza possibilità d’acquisto, vendita, o trasferimento per successione. La concessione durava quanto la vita del titolare.
Fu istituita la pianta organica per l’apertura di nuove farmacie, secondo un criterio che si basava sul numero di residenti; l’apertura delle farmacie non era più discrezionale, ma avveniva sulla base della pianta organica delle sedi farmaceutiche. L’impianto di questa riforma resterà invariato fino al 1968.
Il fascismo portò con se il Concordato Stato-Vaticano e con esso la Chiesa riguadagnò parecchio spazio nella gestione degli ospedali; la legge Federzoni del 1926 riammise gli ecclesiastici nei consigli direttivi delle istituzioni assistenziali e pochi anni dopo fu riconosciuta personalità giuridica a congregazioni e ordini religiosi, permettendo agli stessi di avere diritti di possesso sugli ospedali. In questo periodo ordini ospedalieri come i Fatebenefratelli e i Camilliani riprendono un ruolo di primo piano nella clinica e le suore, che ad inizio novecento rappresentavano il 42% del personale infermieristico, tornano ad essere preponderanti (anche in virtù dell’ottimo rapporto qualità prezzo che la loro professionalità offriva in ambito ospedaliero).
Al contempo, mentre riprendono vigore gli istituti religiosi ospedalieri, sotto il fascismo a ricevere il “colpo di grazia” sono gli enti operai dediti al libero mutualismo. Il regime mussoliniano riportò sotto l’egida dello stato tutte le antiche associazioni locali, facendole confluire dentro grandi enti nazionali. Sotto il controllo statale e di regime la gestione viene prima di tutto ideologizzata secondo i dettami del partito fascista, ma soprattutto la contribuzione da volontaria diviene (ma pensa un po’ che strano è arrivato lo Stato) obbligatoria.

Sala operatoria epoca fascista
Sala operatoria epoca fascista

Nascono così gli “Enti Mutualistici”, vera e propria spina dorsale di un welfare corporativo che eroga risarcimenti per infortuni e per malattie ai contribuenti e ai loro familiari a carico. Le quote versate ovviamente variavano molto in base al tipo di lavoro svolto e al tipo di mutua, e, di conseguenza, i livelli qualitativi di assistenza erano assai diversi da categoria a categoria. Si può forse assimilare lo standard offerto dalle mutue delle categorie più abbienti a quello a cui siamo abituati noi, con assistenza specialistica e copertura farmaceutica, ma per gli altri era assai più scadente e comunque un terzo circa della popolazione ne era completamente esclusa.

Fleming scopre la penicillina 1940
Fleming scopre la penicillina 1940

Va detto che il fascismo era una dittatura che aveva in sé alcune componenti di aspirazione alla modernità e tali presupposti qualche effetto positivo lo sortirono anche in ambito sanitario. Sotto di esso si pose una certa attenzione alla prevenzione dalle malattie nella gestione delle maternità e al contempo al contenimento di patologie endemiche e particolarmente aggressive; un esempio su tutti è la tubercolosi. Si deve al regime la creazione e la diffusione dei “Sanatori” che misero sotto controllo tale malattia.

Continua..

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2) La sanità del libro cuore. (Parte seconda)

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