Secondo una ricerca del Copenhagen Institute for Futures Studies i prossimi 50 anni vedranno più cambiamenti di quanti l’umanità ne abbia vissuti negli ultimi 5000 anni. Infatti il 90% delle persone pensa che cambiare sia importante…eppure solo il 22% sta cambiando volontariamente qualcosa.
E’ chiaro che decidere di non fare nulla, mantenendo (o cercando di mantenere) lo status quo, è anch’essa una decisione ed ha un impatto su tutti gli ambiti della nostra vita, anche su quello legato alle scelte di natura economica e finanziaria.
Di seguito un passaggio tratto dal primo capitolo del libro “Io ci provo!” (M. Motterlini, P. Martini, A. Fedel, 2009, Azimut e Corriere della Sera), precisamente da pag. 39 a pag. 43.
<< Decidere di fare qualche cosa di nuovo – cambiare strada, ristorante, lavoro – richiede uno sforzo cognitivo: dobbiamo indagare su ciò che davvero preferiamo, valutare la possibilità che abbiamo dinanzi, confrontare i pro e i contro delle conseguenze delle varie alternative. La conseguenza è che spesso, pur di evitare questa “fatica”, si tende a protrarre lo status quo più del dovuto.
Il timore che gli svantaggi che si otterrebbero abbandonando la situazione a cui siamo abituati possano essere maggiori dei vantaggi è così radicato, nella maggior parte delle persone, da indurre troppo spesso a non muoversi, ad aspettare, senza considerare che scegliere di stare fermi, cioè decidere di non decidere, è anch’essa una decisione.
Governi, enti pubblici, compagnie assicurative, banche, esperti di marketing giocano quotidianamente con la nostra propensione allo status quo, rendendo questa trappola particolarmente pervasiva. Ecco alcuni esempi.
Nel 1991, un gruppo di analisti economici ha condotto un controllo “sul campo” intervistando i consumatori di energia elettrica in California. Due erano le categorie di persone considerate: da un lato coloro che usufruivano di un servizio basso costo ma anche a bassa affidabilità; dall’altro coloro che pagavano una tariffa d’abbonamento piuttosto elevata, che garantiva loro però un servizio di alta qualità.
Le differenze di reddito e di consumo di elettricità tra i due gruppi erano insignificanti. Ognuno sono state, quindi, poste delle domande circa le preferenze rispetto ad affidabilità del servizio tariffe. Era poi proposto di scegliere tra sei combinazioni di qualità del servizio tariffe, dove una delle combinazioni era identica all’abbonamento di cui già godevano (lo status quo).
Risultato: La maggioranza degli intervistati, a prescindere dalle condizioni di partenza, ha preferito lasciare le cose immutate, optando per lo status quo.
Questo era percepito come più “confortevole”: ovviamente, non facendo nulla si sarebbe evitato di compromettersi con una decisione rischiosa. Gli intervistati, infatti, tendevano a motivare la propria scelta evidenziando che gli svantaggi che sarebbero risultati abbandonando lo Stato che avevano ereditato, sembravano maggiore dei vantaggi.
Mettiti tu stesso alla prova
Hai ricevuto un’eredità familiare, composta per il 75% di obbligazioni interesse fisso e sicuro, e per il restante 25% di azioni ad alto rischio e ad alto potenziale di rendimento. Vai da un consulente finanziario che ti prospetta due possibilità: puoi mantenere tutto così com’è oppure invertire la composizione (75% di azioni ad alto rischio e 25% di obbligazioni). Cosa preferisci?
Adesso immagina lo stesso scenario, con un’unica sostanziale differenza: le percentuali iniziali sono invertite (75% di azioni ad alto rischio e 25% di obbligazioni). Puoi mantenere tutto così com’è oppure invertire la composizione. Cosa preferisci?
In entrambi casi, se sei come la maggior parte delle persone, preferirai lasciare le cose come le trovi.
Se non ne sei persuaso, ossia questo caso ti sembra ancora troppo astratto perché non ti capita spesso di ricevere un’eredità considera allora un altro esperimento, più vicino alla realtà di tutti giorni, che riguarda la scelta del proprio operatore telefonico. Dopotutto, ti sarà capitato di pagare una bolletta.
A due gruppi di persone divisi a caso viene chiesto di compiere la seguente scelta:
Gruppo 1: sei abbonato a una compagnia telefonica basso costo, che ti garantisce i servizi di base. Devi decidere se trasferire il tuo abbonamento su una compagnia che costa di più che offre servizi migliori e più ricchi. Cosa decidi?
Gruppo 2: sei abbonato a una compagnia telefonica costo piuttosto elevato, che fornisce vari e buoni servizi. Devi decidere se trasferire il tuo abbonamento su una compagnia costo inferiore con servizi di base. Cosa decidi?
La maggioranza dei soggetti, in ciascun gruppo, preferisce lasciare le cose come stanno. Se non interviene qualche nuovo fattore destabilizzante, come il crollo della qualità del servizio cui siamo abbonati, manifestiamo insomma la propensione a privilegiare lo stato in cui ci troviamo.
La propensione allo status quo non rientra nell’economia dei manuali, ma è ben presente sfruttata nella realtà economica che ci circonda.
Lo status quo esercita un pericoloso magnetismo sulla nostra capacità di prendere sul serio le alternative che il mercato ci offre. Ma è proprio la riluttanza a cambiare fornitore che consente a molte banche, assicurazioni, compagnie telefoniche ed elettriche di continuare a fornire servizi pessimi a prezzi elevati.
Alla luce di queste considerazioni prova interrogarti circa il tuo comportamento quando in Italia è stato deregolamentato il mercato degli operatori telefonici.
Forse potrei darti una spiegazione delle strategie sempre più aggressive che vari operatori di telefonia fissa e mobile mettono in atto per riuscire a vincere la propensione lo status quo della maggior parte dei consumatori.
Telefonate gratis, cellulari in omaggio è campagne pubblicitarie martellanti cercano di indurti a riconsiderare ciò che, a prescindere dai vantaggi che pure ne potresti eventualmente ricavare, non avresti alcuna intenzione di mettere in discussione. >>
Chi ha letto i precedenti numeri di questa rubrica sa che mi piace concluderli con un aforisma o una citazione. Parlando di resistenza al cambiamento mi è venuta in mente questa frase, pronunciata nel 1903 dal Presidente della Michigan Savings Bank, rivolgendosi ad un avvocato cui sconsigliava di investire nella nuova azienda del Sig. Ford:
“Il cavallo è qui e lo sarà ancora a lungo.
Quella dell’automobile è una moda passeggera”
Lungimirante.
Fonte: “Io ci provo!” (M. Motterlini, P. Martini, A. Fedel, 2009, Azimut e Corriere della Sera)