“The Irishman” di Martin Scorsese (2019)

Film sterminato. Giuro. Fin dall’inizio si preannuncia sconfinato.
E così è: inizia negli anni ’50, attraversa la storia degli Stati Uniti, l’elezione di Kennedy, la Baia dei Porci, l’assassinio di Kennedy, la scomparsa di Hoffa e tante altre vicende minori finché pare che lo zampino delle famiglie italiane si allunghi anche alla Serbia del 1991 e sicuramente oltre.

In una casa di cura, seduto su una sedia a rotelle, Frank Sheeran (Robert De Niro), veterano della seconda guerra mondiale, racconta la sua vita da sicario della mafia.
Tramite l’avvocato Bill Bufalino entra in contatto con Russell, capo della potente famiglia criminale Bufalino (Joe Pesci) e tramite questo con Jimmy Hoffa (Al Pacino), il capo dell’International Brotherhood of Teamsters, sindacato dei camionisti. (altro…)

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“Un uomo tranquillo” di Hans Petter Moland (2019)

Eh no, ci dispiace.
Abbiamo letto le critiche al film, in genere schifiltose e con mignolo alzato; invece dobbiamo dire che l’abbiamo goduto al punto da vederlo due volte di seguito.
E non, come a volte ci capita, perché la prima volta non avevamo colto bene la trama ma proprio per il piacere di rivederlo e di gustarlo di nuovo.

Sarà che ci piacciono le nevi perenni e i climi nordici, sarà che la sequenza di morti ci ha deliziato fino alla fine, fatto sta che qui, niente storie, siamo in presenza di un gran racconto e di uno che sa quel che fa.

Togliamoci il cappello e raccontiamo la storia.

Nels Coxman (Liam Neeson), un autista di spazzaneve che si guadagna la giornata sgombrando le strade attorno alla fittizia cittadina di Kehoe, nel cuore del Colorado, è un cittadino modello, un padre amorevole ma impegnato nel lavoro, e soprattutto un uomo che non farebbe del male a nessuno. Quando però suo figlio viene trovato morto a causa di una overdose di eroina Coxman si trasforma in uno spietato vendicatore.
Scoperto da tale Dante che i responsabili sono i membri della gang del “Vichingo”, boss della droga locale, Coxman comincia dal basso il suo cammino di vendetta, rintracciando prima l’esecutore materiale della morte del suo ragazzo e risalendo poi la catena di comando, scatenando nel mentre un’altra storia parallela di sangue, droga e vendetta con una tribù indiana del posto.

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“American Hustle” di David O. Russell (2013)

Amy Adams, Christian Bale, Jeremy Renner, Jennifer Lawrence sono fantastici. Assieme a Bradley Cooper.

Ambientato nel seducente mondo di uno dei più sbalorditivi scandali che hanno scosso gli Stati Uniti, American Hustle racconta la storia di un brillante impostore, Irving Rosenfeld (Christian Bale), che, insieme alla sua scaltra amante britannica Sydney Prosser (Amy Adams), viene obbligato a lavorare per un agente dell’FBI fuori controllo, Richie DiMaso (Bradley Cooper).
DiMaso li catapulta in un mondo di faccendieri, intermediari del potere e mafiosi, un mondo tanto pericoloso quanto affascinante. Carmine Polito (Jeremy Renner) è un volubile e influenzabile politico del New Jersey, stretto tra la morsa dei truffatori e dei federali, mentre l’imprevedibile moglie di Irving, Rosalyn (Jennifer Lawrence), farà crollare il castello di finzioni”

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“2001 Odissea nello spazio” di Stanley Kubrick (1968)

Nel nostro intimo abbiamo silenziosamente giurato di non parlare mai di quest’opera, in parte per il tremore reverenziale che ci prende quando abbiamo a che fare con Kubrick, ma soprattutto perché cosa si può aggiungere che non sia già stato detto?

Ma ieri si celebrava il primo passo umano sulla Luna e Kubrick veniva tirato dentro per i capelli, quindi osiamo.

Alle origini dell’uomo un misterioso monolito compare sulla Terra tra le scimmie. La sua presenza attiva l’intelligenza dei primati che comprendono l’uso delle ossa degli animali uccisi quali prolungamenti delle loro braccia e iniziano ad usarle per cacciare e per combattersi
2001. Sulla Luna è stato trovato un monolite che improvvisamente lancia un segnale indirizzato verso Giove.
Diciotto mesi dopo l’astronave Discovery si dirige verso il pianeta. A bordo si trovano due astronauti, Frank e David, tre ricercatori ibernati e il computer della nuova generazione, HAL 9000, in grado di controllare il funzionamento di tutta l’astronave, nonché di dialogare con gli astronauti. L’infallibile computer segnala un guasto in uno degli elementi esterni dell’astronave ma il pezzo risulta essere funzionante.
I due astronauti decidono di disattivare HAL che però capisce le loro intenzioni, uccide Frank e tanta di impedire a David di rientrare.
David completa il piano disattivando la memoria di HAL. A quel punto apprende il vero scopo della missione (raggiungere Giove per scoprire il mistero del monolite). Una volte arrivato sul pianeta morirà per rinascere a una nuova vita più avanzata. 

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“Blow Out” di Brian De Palma (1981)

Ieri sera abbiamo appreso che uno dei nostri affezionati lettori non conosce questo film.
L’occasione ci è ghiotta quindi per richiamare questo notevolissimo lavoro di uno regista che amiamo molto.
Notevolissimo è dir poco perché come sempre con De Palma siamo di fronte a opere che agiscono a vari livelli e sempre al massimo.

Fin dalla trama il film è hitchcockiano.
Jack Terry è un tecnico del suono per delle produzioni di serie B ed è alla ricerca di effetti sonori particolari. Mentre è sulle sponde di un torrente in un parco, il suo sensibilissimo microfono capta il rumore di un’auto che sbanda e piomba in acqua.
Riesce a salvare la ragazza rimasta intrappolata fra le lamiere ma non il governatore dello stato, candidato alle elezioni presidenziali.
Riascoltando la registrazione Jack scopre il rumore di uno sparo che precede l’incidente.
La polizia rifiuta la sua scoperta e Jack decide di indagare per conto suo. Scoprirà così che la ragazza che ha salvato era stata mandata ad arte nell’auto del governatore per comprometterlo e scoprirà una vera e propria congiura che sotto il pretesto di moralizzare la vita pubblica, annovera fra i suoi partecipanti un maniaco sessuale, strangolatore di donne.
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“Un mercoledì da leoni” di John Milius (1978)

I temi sono gli stessi, il surf e il Vietnam, ma trattati in maniera completamente diversa.
Mi riferisco ad Apocalypse now e a Un mercoledì da leoni, entrambi sceneggiati da John Milius, forse il più pagato tra gli sceneggiatori americani dell’epoca.

E’ la storia di tre campioni di surf. Il teatro delle loro imprese è il mare californiano con le sue lunghe onde.
I tre hanno problemi sentimentali e di vita, poi arriva il Vietnam e uno è costretto ad andarci.
Dopo alcuni anni si ritrovano insieme su una spiaggia per la loro ultima esibizione, che è trionfale.
Ma il tempo del surf è ormai finito.

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