Il salario minimo: fonte di miseria e sopruso
L’ILLUSIONE
L’idea di un salario minimo per legge suona inizialmente come corretta e giusta. Ma solo a chi non è abituato a riflettere sulle conseguenze nefaste che la limitazione di libertà individuale porta fatalmente. Sia sulla vita degli individui a cui è imposta, sia sulla collettività in generale.
PRIMA CONSEGUENZA NEFASTA: LA LIMITAZIONE DELLA LIBERTA’ INDIVIDUALE
Partiamo dall’individuo, e partiamo con un esempio.
E’ stato recentemente proposto di vietare un tipo di contratto che aveva molto successo tra i giovani, quello della consegna delle pizze “a cottimo”. Cioè a due euro a pizza. Tale compenso era considerato dal ministro Di Maio lesivo della “dignità umana”. Aggiungeva, sperando di comunicare qualcosa di razionale, che tale accordo costituiva uno “sfruttamento” del lavoratore.
Uno studente di mia conoscenza, lavorando mediamente due ore al giorno con la bicicletta (sarebbero state tre, ma ogni tanto saltava), si manteneva agli studi in questo modo, e ne era entusiasta. Tanto quanto la sua rabbia nei confronti del legislatore che gli avrebbe impedito di lasciarsi “sfruttare”. Non aveva mai guadagnato tanto in così poco tempo, nelle ore serali a lui più convenienti, e riteneva anche di tenersi in forma.
Ecco quindi il primo errore in cui incorre il legislatore liberticida: pensare di sapere ciò che è vantaggioso per un individuo meglio dell’individuo stesso. E di ogni individuo, ritenendoli tutti uguali.
SECONDA CONSEGUENZA: AUMENTO DELLA DISOCCUPAZIONE
Ma non solo la disoccupazione dell’individuo a cui il lavoro è precluso dal salario minimo. Anche a tutta la catena di attività a cui questo lavoro viene a mancare. Un altro esempio può chiarire: appena il governo italiano (Di Maio, allora ministro dello Sviluppo) ha promesso un contratto nazionale per le consegne a domicilio, una nota multinazionale del food delivery (Deliveroo) ha chiuso i battenti in Italia, annullando investimenti ed assunzioni. E non solo per i “riders”, ovviamente.
La prima conseguenza inattesa del provvedimento è quindi la disoccupazione, e ben più generalizzata di quanto potrebbe sembrare.
Questo disegnino spiega meglio l’illusione e la conseguenza inattesa:
In realtà, l’esempio proposto prima dimostra che è peggio di così. Perché anche i lavori più pagati (color lilla) si appoggiano ad un sistema di cui fanno parte i salari minimi (giallo). Quindi, anche loro scivoleranno nel mare della disoccupazione.
TERZA CONSEGUENZA: DECRESCITA ECONOMICA GENERALE
Ricapitolando, il reddito minimo impedisce nuova occupazione, causa nuova disoccupazione, ma soprattutto limita la libertà degli individui di fare quello che gli pare. Particolare sempre ignorato del legislatore che immagina i cittadini come pecore da pascolare anziché esseri umani ognuno col suo particolare obiettivo, nella sua particolare condizione, etc.
In realtà, i suoi effetti sono molo peggiori. Perché l’economia si fonda sui redditi minimi. Se glieli togli, togli il basamento sui cui si regge la crescita di tutti i redditi. Specialmente quelli più bassi, tipicamente volti all’apprendimento ed all’avvicinamento a professioni, mestieri ed ambienti aziendali.
Un esempio facile: In Italia, in agricoltura il reddito minimo è 8 Euro l’ora. In Spagna, 4. Risultato: l’agricoltura in Italia sta andando a rotoli, ed in Spagna alle stelle. Insomma, quando si elimina un settore, non si eliminano solo i redditi minimi. Ma anche tutti gli altri a loro legati.
Insomma, il solito errore di considerare l’economia come una torta di dimensione sempre uguale, in cui il legislatore spetta il compito di decidere come dividerla. Ma la torta NON è sempre uguale. È diversa ogni giorno. Cambia. E maggiori ostacoli si danno all’economia, meno torta si produce. Un povero, in un paese ricco, se la cava sempre. In uno povero, no.
QUARTA CONSEGUENZA: CONGELAMENTO DEI SALARI RESIDUI
La carriera naturale di ogni salariato sarebbe una crescita continua nel tempo, in funzione dell’esperienza e dell’affidabilità. Ma se l’impresa non può crescere perché non può assumere altri redditi bassi, non potrà aumentare nemmeno il suo salario.
QUINTA CONSEGUENZA: CRIMINALITÀ, LAVORO NERO E CAPORALATO MAFIOSO
Non c’è neanche bisogno di commentare. Lo vediamo tutti ogni giorno. Immigrati che aspirerebbero a lavorare per sopravvivere, per qualificarsi professionalmente, per imparare la lingua, per dimostrarsi affidabili e di valore, per un futuro miglioramento e di autorealizzazione, semplicemente non possono. E cosa fanno allora, anche solo per sopravvivere? Vedere sopra.
SESTA CONSEGUENZA: restrizione all’accesso alla migliore università esistente, peraltro gratuita: quella del lavoro. È stata l’immediata conseguenza dell’obbligo di pagamento praticanti della legge Fornero. Trovare da far pratica è diventato difficilissimo, e solo per conoscenza. Tutti sanno che si può avere qualunque titolo di istruzione, ma quando si entra nel mondo del lavoro, bisogna solo imparare.
Altri sono in grado di spiegare ed esemplificare tutto questo in modo migliore. Ecco un paio di video: