Diritto alla Salute e “Stato Dottore”

Parliamo qui di diritto naturale di ogni individuo a curarsi nel modo migliore, e di quel ramo della solidarietà pubblica che si occuperebbe di aiutare i cittadini in difficoltà.

1) IL DIRITTO DI OGNI INDIVIDUO A CURARSI

Analisi

Questo parte dell’articolo vuole essere una sintesi del successivo post intitolato Vita, Salute e Malasanità, a cui comunque si rimanda per approfondimenti.

Il post suddetto si dilunga infatti a dimostrare i difetti del sistema sanitario nazionale che per brevità releghiamo in nota ([1]):

È però vero che nessuno dei sei modelli di organizzazione sanitaria esistenti nel mondo (il Beveridge di origine britannica, la sua variante canadese detta NHI, il Bismark, i sistemi basati sull’obbligo assicurativo –tipo USA, il sistema svizzero, misto per prestito assistenziale ed assicurazione, né il monopolio nazionale – detto familiarmente Malasanità – è esente da critiche, anche se quello svizzero e quello canadese si staccano fortemente dagli altri. Ciò che li differenzia sono le varianti e combinazioni di:

– modalità di erogazione (diretta o mediata da assicurazione)

– modalità di pagamento (diretto o mediata dallo Stato)

– forma giuridica dell’erogatore (pubblico o privato)

I difetti oscillano fondamentalmente tra l’inefficienza e lo svantaggio delle categorie più deboli (e non solo economicamente). Quando invece chiunque dovrebbe avere il diritto a curarsi, e chi non ce la facesse, dovrebbe aver accesso alla solidarietà sociale.

Nel caso monopolio nazionale, i due difetti sembrano sovrapporsi.

Conclusione: per proteggere la libertà del cittadino di cura a fronte di malattie ed infortuni, sarebbe sufficiente che l’autorità pubblica facesse il proprio dovere. Se invece si mette a “fare il dottore”, oltre a disporre di cifre enormi la cui destinazione diventa difficile da controllare, non potrà più fare il suo mestiere. In quanto dovrebbe sorvegliare se stesso. Il ché è un controsenso. Non funziona, non ha mai funzionato, non funzionerà mai. E viola il contratto sociale naturale.

Cosa dovrebbe fare l’autorità pubblica, per difendere la libertà di un cittadino a curarsi?

Soluzione:

1) sorvegliare il funzionamento del mercato (privato, altrimenti non è un mercato, e non sarebbe neanche sorvegliabile) delle attività e dei prodotti sanitari,

2) aiutare finanziariamente (non economicamente) chi lo necessita (Assistenza pubblica).

2) LA SOLIDARIETÀ‘ PUBBLICA

In altre parole: il finanziamento dei servizi sanitari ai cittadini.

La proposta ricalca l’approccio già proposto nel post sull’assistenza sociale, ovvero l’accesso al prestito d’onore.

Ogni altro sistema non funziona. Infatti:

1) Primo problema: se io Stato (Regioni etc.) mi metto a pagare le prestazioni sanitarie private, queste automaticamente aumenteranno le tariffe a valori stellari.

2) Secondo problema: se le pago a tutti, finisco in bolletta. Se lo pago solo ad alcuni, sono soggetto all’arbitrarietà dei parametri di scelta, e perciò destinato all’iniquità.

Devo quindi trovare un modo per:

aiutare chi ha insufficienti disponibilità economiche – senza alterare il mercato – senza scegliere arbitrariamente chi è povero e chi no.

L’unica soluzione è prestare, anziché dare. L’esempio migliore è quello elvetico (anche se quest’ultimo è integrato da un sistema di assicurazioni un po’ arbitrario per certe prestazioni).

In questo modo, chi può pagare non si mette dei debiti (ad interesse) con lo Stato. Chi ritiene invece conveniente un pagamento dilazionato, oppure un “pagherò”, potrà rifarsi al temporaneo supporto pubblico. Restituendolo obbligatoriamente nel tempo con una piccola percentuale del suo reddito imponibile (quando ce l’avrà, se ce l’avrà). E tutti avranno interesse a cercare la prestazione meno costosa e comunque ottimale.

Ovviamente, un sistema del genere funziona bene solo con un sistema tributario basato sulle deduzioni, non sulle detrazioni come purtroppo è l’attuale. Come spiegato nel post Tributi buoni e Tributi cattivi.

Né si può attendere che il prestito sarà sempre onorato. Ma questo è avvio, altrimenti non costerebbe nulla, anzi sarebbe una indebita fonte di reddito pubblico. La solidarietà continuerebbe a costare alla società, ma infinitamente meno che ora.

Ma il vantaggio non sarebbe solo nel costo per la comunità, bensì:

– nell’efficienza di un mercato concorrenziale

– nell’affidabilità garantita da un’Autorità Pubblica che finalmente farebbe il mestiere per cui dovrebbe esistere, ovvero vigilare per difendere vita e salute del cittadino.

– nell’accessibilità a chiunque.

E tanti altri, ma per approfondimenti anche sui dettagli rimando al post Vita, Salute e Malasanità.

 3) EMERGENZA PEDIATRIA EPIDEMIA

Si rimanda all’articolo relativo.

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NOTE

[1] – il sistema sanitario nazionale è costosissimo, sprecone, lentissimo, di qualità solo in casi rari e specializzati, pericoloso, illude di cure che vengono poi concesse troppo tardi e male, non fornisce tanti servizi accessori ed ausiliari alle terapie;

– essendo un monopolio, fatte salve poche strutture privilegiate, non permette lo sviluppo di un mercato concorrenziale delle prestazioni sanitarie;

– ostacola il compito naturale di sorveglianza dell’Autorità Pubblica nei confronti dei servizi sanitari, in quanto dovrebbe sorvegliare se stessa;

– è burocratizzato, lento, inaffidabile, iniquo, insufficiente, fonte di corruzione, soprusi, privilegi.

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