Equivoci sulla scuola dell’obbligo

Perché esiste una scuola pubblica?

Esiste perché quando un individuo viene al mondo, non è ancora capace di sopravvivere. Non solo dal punto di vista materiale, ma anche da quello relazionale. Anziché vivere esclusivamente con la sua famiglia raccogliendo bacche, capita che nasca in una società composta magari da milioni di individui. Organizzati in una società con regole, convenzioni, e un linguaggio complesso costituito non solo da termini, ma anche da citazioni, analogie ed esempi (i modi migliori per esprimere concetti complicati) nonché metalinguaggi e nozioni specifiche.

Tutto qui.

Quali scopi le vengono attribuiti invece [1]?

  1. “Babysitting”
    • Sinonimi: la scuola tiene i ragazzi lontani dalla strada; sarebbe ipocrita negare che questa sia una delle utilità principali della scuola moderna.
    • Come: introdurre l’obbligo scolastico; rendere la scuola più attraente (con materie divertenti e attività pomeridiane attraenti).
    • Fallimento: abbandono scolastico, delinquenza minorile (entrambi i fenomeni non sconosciuti in Italia); in alternativa: impossibilità di lavorare per almeno uno dei genitori.
  2. “Aiutare a crescere”
    • Sinonimi: Forgiare il carattere, accompagnare nell’età adulta; insegnare a rapportarsi con la società, con l’altro sesso; a difendersi, a superare le prove della vita, a essere competitivi.
    • Come: dall’educazione fisica (mens sana in corpore sano) allo psicologo scolastico (mens sana prima di tutto); dal bullismo, chiamato “spirito di squadra” (perché educa al rispetto del gruppo e a resistere nelle situazioni di stress), alla prevenzione del medesimo (perché produce traumi e infelicità, se non peggio).
    • Fallimento: se si esagera in un senso si ottiene una società violenta, repressa, maschilista, patriarcale, nevrotica (l’Italia ne è un esempio); se si esagera nell’altro, si ottiene una società di snow flakes.
  3. “Sviluppare le capacità di base del cervello”
    • Sinonimi: problem solving; ragionamento logico; dobbiamo dare a tutti gli strumenti di base e poi imparano le tecniche specifiche al momento del bisogno.
    • Come: insegnamento della matematica, fisica, logica, grammatica; secondo alcuni, il latino insegna la logica (vedi Appendice); coltivare la competitività.
    • Fallimento: società di creduloni e analfabeti di ritorno; bassa produttività del lavoro (l’Italia ne è un esempio).
  4. Selezionare”
    • Sinonimi: Beruf (direbbero i calvinisti), individuare il talento personale. Siamo tutti diversi. Indirizzare la vocazione individuale.
    • Come: con un sistema di valutazione che supera il programma e l’obiettivo dell’istruzione, a discrezione dell’insegnante, il quale valuta le qualità individuali.
    • Fallimento: favoritismi, frustrazione dell’impegno, privilegio ed ingiustizia, barriere alla scelta del futuro individuale, disinteresse e rifiuto dell’istruzione.
  5. “Insegnare la nostra tradizione culturale”
    • Sinonimi: insegnare l’erudizione, la cultura patria, il buon gusto.
    • Come: lingue antiche, letteratura, storia, storia dell’arte, storia della filosofia, storia della musica.
    • Fallimento: imbarbarimento, abbrutimento, danni al paesaggio, abusivismo edilizio, perdità del senso della storia con conseguenti pericoli politici (l’Italia ne è un esempio: il liceo classico di fatto non funziona; si veda l’Appendice).
  6. “Insegnare tecnologie moderne”
    • Sinonimi: invece di fargli perdere tempo con inutili materie astratte, insegnamogli un mestiere.
    • Come: chimica, biologia, informatica, altre scienze applicate e tecniche moderne; lingue straniere.
    • Fallimento: perdiamo il treno della modernità; arretratezza tecnologica (l’Italia è un esempio).
  7. “Garantire la carriera futura”
    • Sinonimi: se non vai a scuola farai lavori umili e sottopagati.
    • Come: una volta il fatto stesso di andare a scuola garantiva un futuro migliore; oggi, spesso, bisogna andare nella scuola giusta, dove acquisire amicizie utili e stringere rapporti da far fruttare nell’età adulta; nell’ipotesi migliore ci sono dei meccanismi di collegamento tra scuola e il mondo del lavoro.
    • Fallimento: perdità dell’attrattiva della scuola oppure, in alternativa, il proliferare dei comportamenti “mafiosi”: copiare e far copiare, tanto è così che va il mondo (l’Italia offre abbondanti esempi di entrambi gli sviluppi).
  8. “Ascensore sociale”
    • Sinonimi: fornire a tutti le stesse condizioni di partenza; abbattere le barriere sociali e di censo.
    • Come: gratuità, abbattimento della selettività, degli esami di ammissione o altri sbarramenti all’ingresso; ma anche: rendere il livello di insegnamento meno oneroso, sì da includere anche i più deboli.
    • Fallimento: scarsa mobilità sociale (qui l’Italia forse si salva abbastanza, alcuni paesi sono messi peggio; però comuhnque c’è la self-selection: i figli dei ricchi vanno nei licei, i figli dei poveri negli istituti tecnici); l’altro estremo: una semplificazione dell’insegnamento a livelli tali da rendere la scuola inutile (vero in alcune zone d’Italia).
  9. “Formare il cittadino modello”
    • Sinonimi: formare cittadini ligi ai doveri verso lo stato; far sapere ai ragazzi i loro diritti di cittadini.
    • Come: lezioni di educazione civica o di religione cattolica; esperimenti di autogestione; attivismo politico degli studenti.
    • Fallimento: evasione fiscale, pericoli politici, tendenze autoritarie o estremiste e rivoluzionarie (l’Italia sarebbe un esempio, se non fossero tutti così poco seri).

Nota esplicativa: Cos’è la cultura?
Semplice. E’ la capacità di comunicare. E’ quel bagaglio di conoscenze, magari anche artistiche se non tecniche o storiche o altro, che ci permette di interagire al meglio (esempio: storicamente, la materia più importante dell’istruzione del giovane era la retorica. Retorica e dibattito pubblico sono ancora materia obbligatoria nei paesi di lingua inglese. Aiuterebbero, se non altro, a difendersi dalla demagogia…).

CONCLUSIONE

Quindi, no. La scuola non dovrebbe servire a nessuna delle cose che sono state elencate sopra. Dovrebbe servire solo ad insegnare agli aspiranti cittadini a convivere, a conoscere la società ed i suoi pericoli (plagio, propaganda, truffe etc.), ed a comunicare con un “linguaggio” – in senso lato – comune.

Ed ecco perché modificare i programmi scolastici per renderli “al passo coi tempi” è pericoloso. Perché può causare uno iato comunicativo tra le generazioni. Ciò che si voleva evitare…

Ma per questo, non può essere necessario andare a scuola per 13 anni (obbligo). E’ esagerato. Se la scuola fosse veramente focalizzata al suo scopo, dieci sarebbero più che sufficienti. Per lasciare al giovane individuo gli strumenti educativi che necessita per muoversi liberamente nella società. E varrebbero venti degli attuali anni di scuola. Inutili perché, ora, sono privi di un senso.

E ricordarsi: la vita è a tempo. Chi ce lo fa perdere, ci uccide un po’.
In questo senso, la scuola italiana è stragista

Al contrario, l’opinione diffusa (e realtà attuale) che la scuola dell’obbligo debba “selezionare” i cittadini, è amorale, è un sopruso. Come l’assegnazione di borse di Studio assegnate secondo votazioni completamente falsate tra una scuola e l’altra. Un 6 al Nord equivale ad un 10 al Sud, dove sanno sfruttare le perversità dello Stato. Altre assegnate ai soli dipendenti pubblici con i soldi di tutti. Lo Stato del sopruso…

Follia. La scuola dell’obbligo deve solo insegnare il necessario. Alla propria vita ci pensa l’individuo stesso.

 

[1] Questo elenco di “scopi attribuiti” è di Artemij Keidan, ed è presente in un suo articolo pubblicato sul blog “Noise from Amerika” dell’Agosto 2019 “Il perché della scuola: il classico e oltre “

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