Il Liberalismo condivide con il Cristianesimo l’approccio giusnaturalista. Non è un caso che il riferimento bibliografico più utilizzato nel trattato di Locke sia la Bibbia.
Ma i testi cristiani che più chiaramente ne esprimo le basi giusnaturalistiche sono proprio quelli dei suoi massimi teologi: Agostino d’Ippona nel periodo Patristico, e Tommaso d’Aquino in quello Scolastico. A cui aggiungiamo l’olandese Ugo Grozio durante la Controriforma.
Diversamente dall’opinione comune, tale somiglianza è massima proprio col Cattolicesimo (da Katos = Universalismo), con cui è chiaramente condivisa la pretesa di universalità della tensione morale e dei principi etici.
Più controverso è invece il rapporto del cristianesimo con il secondo pilastro del liberalismo, ovvero l’approccio contrattualista, a cui è collegato lo scetticismo nei confronti della classe politica e la necessità di sorvegliarne e limitarne l’azione.
Questo perché proprio all’interno del cristianesimo è controversa l’interpretazione della relazione tra religione e politica. Dal “Dare a Cesare ciò che è di Cesare”, che esprime chiaramente il disinteresse del pensiero Cristiano sulla politica, al suo contrario applicativo, ovvero il potere temporale del papato.
Insomma: il cristianesimo si astiene dalla speculazione sull’origine del potere politico e sulla sua gestione, o al contrario, come l’ebraismo e l’islamismo, ne sosterrebbe l’origine divina ed il conseguente assolutismo politico? La risposta è multipla, a seconda della epoche storiche e delle diverse sette e correnti.
Tra le diverse diramazioni del pensiero cristiano collegate a questa interpretazione, quella più simile al contrattualismo liberalista è probabilmente quella “quacker”. Non per nulla, la citta fondata dai quackers, Philadelphia (=Città degli amici), fu la culla ideologica della rivoluzione americana, quella in cui fu scritta la famosa “Dichiarazione d’Indipendenza”, in cui sia i principi giusnaturalisti che quelli contrattualisti del liberalismo illuminista furono chiaramente esposti.
Per quanto riguarda il Cattolicesimo, sarebbe sbagliato confondere il pensiero teologico con le azioni dei Papi, i quali furono per lungo tempo dei re, dei generali e dei politici più che dei teologi. Esattamente come sarebbe sbagliato confondere il pensiero liberalista con l’azione dei partiti liberali e dei suoi leader ([1]) ([2]).
Note a pié di pagina
[1] Infatti, tra il non expedit di Pio IX e la Pascendi Dominici gregis di Pio X, cresceva e s’imponeva nel pensiero cattolico il modernismo teologico.
[2] In realtà, troviamo nell’amministrazione dello Stato Pontificio alcune manifestazioni tipiche del pensiero liberalista, come l’intensa autonomia amministrativa di cui godevano le su province e città. Interessante è l’istituzione delle partecipanza agrarie, ovvero la concessione gratuita di terreni a famiglie la cui unica prerogativa per mantenerla era (ed è tutt’ora) di abitarvi. In completa coerenza con il pensiero lockiano di giustificazione dell’occupazione dei fondi solo col lavoro diretto dell’occupante. Ed in completa antitesi con l’esempio fallimentare della gestione del latifondo nel regno delle due Sicilie, in cui i proprietari di immense distese coltivabili le lasciavano andare in malora mentre questi vivevano nella mondana Napoli.