4 NOVEMBRE 2011: ALLUVIONATA GENOVA

burlando

I torrenti Fereggiano e Bisagno esondano, si raggiunge la piena dei torrenti Sturla e Scrivia. Avviene con la stessa potenza di quella del 1970, causando 6 morti, tra i quartieri colpiti si segnalano Quezzi, Marassi, Foce, Brignole, San Fruttuoso e Sturla, oltre che alcuni vicini comuni.
Meno di un mese fa i torrenti Fereggiano e Bisagno, assieme ad altri, sono esondati nuovamente mandando Genova e le zone limitrofe sott’acqua per giorni e provocando la morte di un uomo di 57 anni.
Un copione che si ripete uguale da 50 anni. Dal 1966 a oggi sarebbero 131 le alluvioni che hanno coinvolto la Liguria. I cambiamenti climatici non sarebbero quindi responsabili dei disastri più recenti che hanno toccato questa regione, da sempre flagellata da precipitazioni improvvise e violente che ingrossano in breve i fiumi locali.

È quanto si evince dal catalogo storico aggiornato dal Cnr-Irpi (Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica). In particolare, dal 1970 frane e inondazioni hanno causato oltre 100 tra morti e dispersi (96 morti, 9 dispersi), 49 feriti e oltre 10.000 tra sfollati e senzatetto.

A fronte di una ricorrenza così alta di alluvioni e frane, non sono stati mai messi in atto interventi adeguati. Già nel 1974, dopo che Genova fu invasa dal fango, l’onorevole Ciriaco De Mita dichiarava: “Il Bisagno è un’emergenza nazionale”. Per arginarlo però, nei quarant’anni successivi non si è fatto quasi nulla. E le catastrofi hanno continuato a toccare periodicamente Genova e dintorni.

Dopo il disastro abbiamo dovuto sorbirci la solita litania di intollerabili scuse da parte dei politici locali, in particolari modo quelle dell ex-governatore della Liguria Claudio Burlando (nella foto), di fatto “padrone di Genova” da più di trent’anni, che ci ha raccontato che contro la natura non si va, che le precipitazioni sono state eccezionali e che non ci sono soldi per curare i fiumi e i torrenti.

Si tratta delle solite bugie colossali; basti pensare a quanti milioni di Euro di soldi pubblici sono stati gettati al vento due anni fa per salvare la decotta azienda tranviaria locale i cui bilanci versavano in rosso profondo. I soldi utili a mantenere parassiti e clientele in Italia non mancano mai, purtroppo.

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